«Rock Arena»
05.07.2008
Nome dell'Evento:
Rock Arena
Band:
Strana Officina
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Luogo dell'Evento:
Campo Sportivo
Città:
Mercatale di Cortona (AR)
Autore:
Cynicalsphere»
Visualizzazioni:
4255
Live Report
Vedere il nome dei leggendari Strana Officina insieme a quello del ridente paesino di Mercatale di Cortona, oltre ad essere un po’ insolito, è anche cosa che non capita tutti i giorni. Non succede spesso che piccole frazioni di provincia dell’umbro/toscano, note più per sagre o eventi popolari, diventino all’improvviso centro delle convention dei metal kids italici. Perciò, perché lasciarsi sfuggire l’occasione e non passare un caldo pomeriggio d’estate nello splendido e rinfrescante scenario della Val di Pierle? E’ proprio qui che Sabato 5 Luglio ha preso il via la prima edizione del RockArena, festival messo in piedi dall’associazione “Quelli tra Palco e Realtà”, insieme al supporto di vari enti ed organizzazioni locali. Fra le band in programma, oltre al già citato combo capitanato da “Bud” Ancillotti, spiccavano anche due fra le compagini tricolore più apprezzate negli ultimi anni, ovvero quei DGM ed Elvenking che, nel corso della loro decennale carriera, si sono guadagnati un po’ dappertutto consensi pressochè unanimi da parte dei fans. Il tutto era poi contornato da una folta rappresentanza di gruppi locali (F.A.S., Malencolie, Atemno ed Exawatt), nonché dai consueti stands bar (voto 8 ai cocktails), gastronomia (voto 10 alla porchetta) e vendita cd. Insomma, c’erano tutti i presupposti per una bella serata a base di metal. Eppure in queste occasioni c’è sempre qualche imprevisto a rovinare la festa.
Causa ritardi vari e problemi di natura tecnica, il RockArena comincia con 2 ore e 30’ di ritardo rispetto alla prevista tabella di marcia. Di conseguenza, tutte le band, ad eccezione degli headliner, sono costrette a ridimensionare la loro scaletta. Ad aprire le danze ci pensano i F.A.S., giovane quintetto cortonese dedito ad un metal-crossover melodico con testi in italiano. Seppur condizionati dal poco tempo a disposizione e da un’acustica non proprio eccelsa, i nostri riescono comunque a farsi apprezzare dalla sparuta folla presente, proponendo cinque pezzi estratti dal loro recente demo-cd “Fas With Us”. Prestazione più che dignitosa, anche se sono sicuro che in condizioni migliori la band avrebbe potuto esprimere in ben altro modo il proprio potenziale. Tocca poi agli umbri Malencolie continuare la kermesse con il loro black/death di chiara matrice scandinava. Anche per la formazione capitanata dai fratelli Lepri il tempo è veramente pochissimo, così come i pezzi presentati, ovvero tre brani contenuti sul loro recente lavoro “Holycaust”. L’esibizione è tutto sommato buona, la band denota sicurezza nell’esecuzione e riesce a destare buone impressioni ad una folla che pian piano cominciava a riempire l’area del concerto.
Con i tifernati Atemno si passa a lidi decisamente meno estremi dei precedenti. La power-prog band di Città di Castello, che in zona ha sempre avuto un vasto seguito, non delude le aspettative dei propri sostenitori e fornisce la sua consueta buona prova dal vivo, eseguendo estratti dall’album di prossima uscita “Wasted Lands” e la mai dimenticata “Edge Of Thorns” dei Savatage, sulla quale il coinvolgimento del pubblico è stato pressochè totale. Se non fosse stato per i soliti problemi di acustica e per qualche piccola sbavatura vocale, avremmo parlato di un concerto da 8 in pagella. Ma il 7+ è quantomeno meritato. A seguire, una delle band più longeve della zona, gli umbertidesi Exawatt, a terminare la parata della rappresentanza umbro-toscana del RockArena. Come per gli altri, neppure per Luca Benni e soci c’è stato tanto tempo per farsi apprezzare. Giusto il tempo per una medley di “Power Of Fate” e “On The Wings” (due dei loro pezzi storici), due nuove tracce che saranno contenute nel loro prossimo full-lenght, “Garden Of Lord” e “Wounds”, ed una riproposizione di “Gimme Gimme Gimme” degli Abba, in cui il nuovo innesto al microfono Cecilia Menghi ha fatto bella mostra delle sue doti. Pochi minuti comunque ben sfruttati, in cui gli Exawatt hanno dato sfoggio della loro ormai risaputa eccellenza strumentale e di un rinnovato reparto voci che ora, con l’innesto in pianta stabile di una voce femminile, sembra più affiatato e compatto che mai. Aspettiamo fiduciosi ulteriori miglioramenti.
Arriva quindi il turno dei primi co-headliner della serata, i veneti Elvenking, che in questi giorni sono in studio per ultimare i lavori del loro quinto album. In attesa della nuova fatica, Damnagoras e compagnia deliziano i tanti fans accorsi a Mercatale con alcuni estratti del loro vecchio materiale, spaziando per lo più su brani del recente “The Scythe”. Supportati dalla presenza di un secondo chitarrista e con Eleonora Steffan a fare le veci del temporaneamente assente Elyghen nel ruolo di violinista, i nostri si dimostrano autentici mattatori del palco, con Damnagoras in gran spolvero ed una sezione strumentale in discreta forma, anche se per buona parte del concerto del violino pareva non esserci praticamente traccia. Il pubblico però apprezza ed i cori in onore dei folk-metallers veneti si levano praticamente spontanei fra un pezzo e l’altro. In effetti, a trovarsi fra le prime file, non si poteva non notare l’estremo coinvolgimento della gente. Tanto che a metà show anche per gli Elvenking è stato difficile rimanere indifferenti a così tanto calore: Damnagoras s’è così lasciato andare ad una quantomai insolita ma sentita dichiarazione d’amore verso il pubblico umbro/toscano, sulla quale vi lasciamo soltanto immaginare la reazione dei presenti. Peccato solo per i soliti tagli di scaletta, anche se parte del ritardo iniziale era comunque stato recuperato. Nonostante questo, c’è stato di che esser contenti: fra la title-track dell’ultimo disco, una magnifica “The Divided Heart” e la smash-hit “Infection” hanno trovato spazio anche le più vetuste “Jigsaw Puzzle” e “Pagan Purity”, insieme ad un’applauditissima “The Wanderer” e alla trascinante cover di “We’re Not Gonna Take It” dei Twisted Sister, che ha poi lasciato l’onore della conclusione alla celeberrima “The Winter Wake”. In definitiva, una prova da elogiare, che avrà sicuramente fatto assoldare nuovi fans sotto l’egida della compagine veneta, oltre che accontentato quelli di vecchia data. Visto tanto successo, non mancherà senz’altro occasione di rivederli all’opera da queste parti, ne siamo certi.
Rapido cambio palco ed è la volta dei secondi co-headliner di giornata, i romani DGM, da qualche tempo orfani del loro storico e carismatico singer Titta Tani. In effetti, c’era parecchia curiosità su come si sarebbe comportato il nuovo acquisto Mark Basile, vuoi perché negli ultimi tempi le uscite live del combo capitolino non sono state poi così frequenti, vuoi perché dal confronto con i tuoi predecessori non ci scappi nemmeno se sei un ciclista in volata. Bisogna però constatare che il nostro non se l’è cavata poi così male, denotando anzi una buona personalità e assoluta padronanza dei suoi mezzi, dimostrandosi perciò a proprio agio in mezzo al palco e coinvolgendo da autentico folletto il pubblico sotto di lui. Dietro al signor Basile, i quattro strumentisti si dimostravano la solita macchina precisa come un orologio svizzero e potente come un carroarmato. A dir poco sontuosa la prova di Simone Mularoni, chitarrista dalla classe sopraffina, capace di assoli da capogiro e di ritmiche serratissime. Non che i suoi compagni d’avventura siano stati da meno, anzi: se dobbiamo trovare un’esibizione senza sbavature dall’inizio alla fine, quella dei progsters romani è stata pressochè la migliore, soprattutto quella di Fabio Costantino dietro le pelli, autentica mitraglia del gruppo. Insomma, che sapessero suonare lo sapeva anche mio nonno, ma così bene da rimanere inebetiti chi se l’aspettava? A guardarsi intorno infatti, sembrava che stessero scendendo gli alieni da Marte, tanto era lo stupore del pubblico. Ma per chi li conosceva già, non c’era niente di cui sorprendersi: se i DGM sono una realtà che tanti paesi c’invidiano, ci sarà pure un buon motivo sotto. Quindi, non restava altro che rimanere lì, a fissare il palco, mentre i nostri proponevano una dietro l’altra tracce come la bellissima “Some Day One Day”, la trascinante “New Life”, “A Day Without The Sun”, una “Unkept Promises” cantata a squarciagola dai presenti, “Alliance”, fino alle conclusive “Livin’ On The Edge”, “Sign Of Time” e “Is Hell Without Me”. Concerto tanto bello, quanto troppo breve per finire così presto. Non fa niente: quarantacinque minuti sono stati più che sufficienti ai DGM per far breccia sulle orecchie della gente. Ed i continui incitamenti finali ne sono stata l’eloquente dimostrazione.
E’ ormai mezzanotte inoltrata quando arriva il momento degli attesi headliner. Attorno allo stage si radunano metallari di tutte le età, dai ventenni di oggi a quelli che, con i loro capelli brizzolati e giubbotti di pelle, erano i ventenni di ieri. Vecchi e giovani aspettano insieme, impazienti, l’avvento della Strana Officina, accolta a gran voce al suo ingresso. Il micidiale attacco di “The Ritual” scatena gli headbanging delle prime file e per un’ora abbondante si torna indietro nel tempo, direttamente agli anni ’80, quando il combo livornese scolpiva il suo nome nella storia del metal italiano. Come da consuetudine, anche nella tappa di Mercatale va in scena il voluto omaggio alla memoria delle gesta compiute dai fratelli Cappanera vent’anni prima. I loro eredi, capeggiati dal carismatico “Bud” Ancillotti, riportano alla luce brani storici come “King Troll”, “Metal Brigade” o “Sole, Mare, Cuore”, dando loro nuova linfa e soprattutto l’opportunità di essere conosciuti anche ad un pubblico più giovane. Del resto, un capitolo di storia del rock italiano porta marchiato a fuoco il loro nome e prima di Rhapsody, Lacuna Coil e compagnia dovremmo sapere tutti chi sono stati e sono ancora i quattro livornesi. Perciò, si assiste coinvolti e partecipi ad una lezione di storia dell’heavy tricolore, con un Dario Cappanera assolutamente scatenato fra riff al fulmicotone e vertiginosi assoli e suo cugino Rolando intento a macinare pelli dietro di lui. Fa quasi impressione vedere Enzo Mascolo al basso pressochè statuario per tutta l’esibizione, ma in fondo è anche questa una parte dello spettacolo e quasi non ci si fa caso. L’energia profusa è indecifrabile, la grinta è quella di un gruppo agli esordi. Insomma, è spettacolo puro e non si può che esserne soddisfatti.
Set-list
The Ritual
King Troll
Profumo di Puttana
Sole, Mare, Cuore
Falling Star
Kiss Of Death
Don’t Cry (Vai Vai)
Non Sei Normale
Black Moon (Luna Nera)
Burning Wings (Piccolo Uccello Bianco)
Metal Brigade
Autostrada dei Sogni
Viaggio in Inghilterra
Officina
Alla fine arrivano ovazioni per tutti ed i nostri professori di storia fanno calare il sipario su una prima edizione del RockArena sicuramente da migliorare sotto il profilo organizzativo (specie su service ed orari), ma già partita col piede giusto sotto il profilo artistico. Se anche piccoli dettagli verranno curati con più attenzione, possiamo star sicuri di continuare a vedere il RockArena nell’agenda dei futuri festival estivi, sperando che questi iniziali sforzi non vadano a finire nell’indifferenza generale.
Immagini della Serata
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