Chthonic «Relentless Recurrence» (2002)

Chthonic «Relentless Recurrence» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Ryosaku »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1484

 

Band:
Chthonic
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Titolo:
Relentless Recurrence

 

Nazione:
Taiwan

 

Formazione:
Freddy (Left Face of Maradou) :: voce
Jesse (The Infernal) :: chitarra
Doris (Thunder Tears) :: basso, voce
CJ (Dispersed Fingers) :: sintetizzatore, pianoforte
Dani (Azathothian Hands) :: batteria
Su-Nung (The Bloody String) :: erhu

 

Genere:

 

Durata:
56' 53"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2002

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

I Chthonic sono una formazione proveniente da Taiwan, attualmente di sei elementi, ma che nel corso del tempo ha subito notevoli cambi di line up. Il gruppo nato nel 1995 hanno ormai assorbito nel loro bagaglio una notevole esperienza già decennale nel campo del black metal in particolare a sfumatura melodico sinfonica. Si ripropongono in questo caso con una lussuosa ristampa dell’album “Relentless Recurrence” pubblicato nel 2002 e coincidente al loro terzo album della serie. Dopo i primi successi ottenuti con il primo datato 1999 “Where the Ancestors' Souls Gathered” e col successivo immediato nel 2000 intitolato “9th Empyrean” ora ci proiettiamo nel 2002 “Relentless Recurrence” senza dimenticare però che frattanto passati alcuni anni dalla realizzazione di quest’opera ne ha visto la luce un'altra anno 2005, “Seediq Bale”.
Con un passo indietro rivisitiamo quella che era la formazione dell'epoca che vedeva Freddy alla voce e al violino, Jesse alla chitarra, Doris al basso, Viven al sintetizzatore e A-Jay alla batteria. Nello spazio di poco tempo alcune cambi di line up si sono susseguiti, attualmente il violino è passato a Su-Nung, Dani è il batterista e C-Jay è il tastierista.
Sotto ogni aspetto l’artwork è stato curato, all'interno, ci sono i classici libretti comprese le copertine molto ben fatte. I Chthonic non hanno lasciato nulla al caso per la ristampa di questo capolavoro e infatti troviamo materiale di vario genere, che già prima d’ascoltare incuriosisce. Da una parte traduzioni in inglese delle canzoni che altrimenti difficilmente sarebbero comprensibili. Dall’altra una pagina per ogni canzone, che risaltano immagini evocative, naturali e astratte di un mondo parallelo e oscuro nel quale si staglia la sagoma d’una giovane donna dai capelli lunghi. Ambientazione inquieta e spettrale. Il tutto accompagnato da scritte rosse e dorate in cinese. Foto di band, pergamene, dragoni stilizzati e quant’altro. Una riedizione insomma che nella forma suggestiona, aggiornando tutte le sue componenti. Ma non si ferma alla forma, perché anche la sostanza è di notevole fattura. Sostanzialmente spaziano nel campo del Black Metal, con forte propensione alla sinfonia e alle melodie, e influenze Ambient. Ce tutto per annoverarlo come una tra le opere più interessanti e originali di un genere non di facile ascolto. Sonorità Black Metal sempre influenzate dall’intersezione di tastiere, violini orientali e parti ambient. In presenza di ciò poi passano ad affermazione di attimi di violenza, come trash o death cantato sempre in lingua madre.
La storia di questo disco nasce dalla scarsa reperibilità nella quale la prima versione fu pubblicata e diffusa, purtroppo solo in quelle zone. Ecco spiegato il perché nel panorama italiano siano ancora probabilmente molto poco conosciuti e questo è sicuramente un ottimo biglietto da visita per presentarsi. Va dato merito per questo alla Deathlight Records per averlo condotto in questo 2007 alla nostra attenzione e sarà sicuramente una bella sorpresa per tanti.
La suggestione della loro musica passa per esempi quali i vecchi Cradle of Filth o i primi Dimmu Borgir, un Black Metal sinfonico come detto, procreato con sapiente uso di tastiere demoniache ma soffuse, come sussurri che in lontananza si propagano al nostro ascolto, in aggiunta ad un suono granitico di chitarre sferzanti e molto tecniche; l'assalto di una batteria precisa e ben assestata, unita allo stridio del canto che riconduce la mente al “vecchio” Dani Filth.
Notevole l’attitudine e le sembianze a gruppi come quelli più rinomati dapprima citati. Trattasi di epopee ancestrali, che sicuramente passano per un altro mondo culminante la cultura e storia Orientale, l’esempio più limpido è dato da liriche che parlano di antichi miti e leggende popolari delle loro terre, e atmosfere che ricalcano questo spirito primitivo. La sinfonia non è solo frutto di tutto questo sinora dispiegato, ma anche di un particolare strumento meglio definito "Er-Hu", difficilmente immaginabile per noi occidentali essendo a corde orientale, simil a violino ma con manico più lungo e più stretto, produce suono antico e arcaico, celando quell’animo avvolto nel mistero che queste terre portano da sempre con se.
L’album “Relentless Recurrence” si compone di 9 tracce, anche se in verità sarebbero praticamente 10 (questo dovuto al fatto che la 9° traccia prevede nella stessa, due canzoni la seconda adattata che prende il nome dell’omonimo album). E’ ben da sottolineare il fatto che i titoli originali delle canzoni siano tutti in cinese, ma per ovvi motivi teniamo a citare le tracce con nomi dello stesso significato anche se adattati all’occidentale.
L’esordio è affidato dunque a "Nemesis", senza dubbio introduzione misteriosa e crepuscolare, contorniata dai vocalizzi di un soprano, e dalla voce di un coro femminile orientale, passando ad una distesa melodia ambient, carica di malinconia. Questa introduzione, calma ma inquieta, prepara il passaggio alla seconda "Onset Of Tragedy". Una canzone essenzialmente melodica, con un arrangiamento intelligente e sofisticato, di matrice ovviamente europea e ben suonata. Come pecca tipica i Chthonic, come molte altre band che fanno della melodia il loro credo, dissentono un po’ da quell'elemento inquietante che può distinguere un ottimo gruppo di black melodico da un altro. Eh sì, perchè la melodia può essere un'arma a doppio taglio, smussando i lati più malefici del black. Se volessimo tralasciare però questa pecca, quella di escludere la negatività come elemento fondamentale del black, e volessimo invece considerare il black melodico solo come genere a sè, i Chthonic sono molto preparati, e la qualità di registrazione si distingue per pulizia e grinta.
La terza traccia, "Obituary Runing", si dipana come intermezzo spettrale, evocando immagini tanto distanti quanto notturne. In questi passaggi si incarna di nuovo quell’inquietudine capace di intrigare gli spiriti, gli amanti delle sensazioni più funeree.
La quarta successiva è "Grievance, Acheron Poem". Si mantiene ancorata allo stile del gruppo, mettendo in prima persona la melodia delle tastiere, accompagnata dalla chitarra ritmica. La sei corde si supera quando i passaggi si fanno più brutali, sempre ben sostenuti da buone sezione ritmiche. Da sottolineare le vocals estemporanee di Doris veramente brava, una delle due ragazze del gruppo. Freddy il vocalist principale è invece in grado di esprimere sia un gutturale aggressivo, che urla sguaiate e potenti. Gli Chthonic reggono bene il confronto con i concorrenti europei, grazie anche ad una qualità esecutiva sicura e precisa. Essendo molto bravi appare un vero peccato limitarsi a scelte scontate denotando limiti di inventiva. Specie per la tastiera: in fase ambient espressa al meglio, mentre nel suono d'assieme, piuttosto limitativa. Calza a pennello la bella e spettrale voce femminile. Ah, riguardo al testo, fa un po' sorridere questo riferimento all'Acheronte ed all'Inferno, quando in genere il gruppo si dedica ai miti del suo paese!
La quinta traccia prende il nome di "Revert To Mortal Territory" distinguendosi come canzone violenta, che non scende a compromessi. Quando esprimono la potenza del loro sound al massimo, sanno incutere paura. Ma talvolta però passano per momenti più delicati, per le solite melodie scontate.
La sesta traccia è rappresentata da un altro intermezzo denominato, "Funest Demon Born" che vede Freddy alle prese con il violino tradizionale cinese, quello a due corde e suonato in verticale, accompagnato dal pianoforte. Un pezzo originale e suggestivo.
La settima casa, passa per "Vengeance Arise", che rappresenta uno dei pezzi più veloci. Descrivendo ancora una volta pregi e difetti del gruppo proseguendo sulla scia dei brani precedenti. Oltre a sonorità subito spaccaossa almeno inizialmente, a favore di questa traccia, va annoverato l'uso del violino cinese, che garantisce ritmo e sensazione di "orientale" che non guasta.
L’ottava casa per cui si procede è "Slaughter In Tri-Territory" un mix gestito con buona cura tra melodia e violenza. Grande sezione sezione ritmica, abile nel sostenere la band lungo il percorso.
La nona casa, "Grab The Soul To Hell", spacca di nuovo mostrando un volto non ancora definito per quanto si è potuto apprezzare sino a questo punto, ed in questo caso anche il thrash ed il death hanno il loro spazio. Questo miscuglio di stili è innestato ormai da tempo nel black melodico del 2000, ormai evolutosi per una sua strada. La canzone in generale resta violenta e apprezzabile per la sua durata, anche se i momenti migliori si hanno nei momenti di pausa, dove tornano a generarsi quei passaggi ambient capaci d’impressionare.
Infine come detto, dopo qualche minuto di silenzio, nella stessa nona traccia è presente in seguito la ghost-track che propriamente assume il titolo dell’album. La canzone omonima, “Relentless Recurrence” appare davvero riuscita, bella e malvagia mantenendosi fedele a quei canoni ed elementi, che hanno contraddistinto il sound del gruppo.
Senza dubbio, “Relentless Recurrence” è un ottimo disco. I Chthonic fautori di musiche nere ed avvolgenti come un nero drappo, creano atmosfere dense di malinconia. Le musiche sono come tratte da una suggestione, nascondono segreti e celano incubi nel quale la perversione imperversa. Atmosfere nere, sulfuree al limite del sadomaso musicale con ritmi ossessivi specie della batteria, tastiere e violini immersi nella tristezza, chitarre malvagie e voce sofferta e lacrimale. Un disco dal grande contenuto emozionale per chi ama il black metal e la sinfonia materializzata da violini e tastiere, ma anche per chi si avvicina solo alla scoperta di questo genere.
L’ampio uso melodico e i vari arrangiamenti oltre che tutta la struttura dell’opera può renderlo piacevole anche a chi tende a storcere il naso nei confronti di un genere non sempre di facile ascolto. Alcune pecche come detto e anche il fatto di operare talvolta scelte scontate sono i difetti da risolvere. Non sarà un capolavoro d’inventiva o originalità, ma senza dubbio per tutti gli elementi raccolti sin qui a beneficio di questo gruppo, restano pur sempre una scoperta per il nostro mondo abituato da sempre a gruppi e sonorità euro-americane e che deve ora far i conti col nascere di realtà importanti, anche se ancora poco conosciute, nell’estremo Oriente. Se volete un consiglio spassionato dunque, non lasciatevi sfuggire questa occasione.

Track by Track
  1. Nemesis 80
  2. Onset Of Tragedy 80
  3. Obituary Tuning 85
  4. Grievance, Acheron Poem 80
  5. Revert To Mortal Territory 90
  6. Funest Demon Born 80
  7. Vengeance Arise 85
  8. Slaughter In Tri-Territory 90
  9. Grab The Soul To Hell 90
  10. Relentless Recurrence 90
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 85
  • Qualità Artwork: 90
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 85
Giudizio Finale
85

 

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