S.R.L. «Hic Sunt Leones» (2019)

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Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
16.02.2019

 

Visualizzazioni:
2305

 

Band:
S.R.L.
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Titolo:
Hic Sunt Leones

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
- Jerico Biagiotti :: Bass;
- Cristiano "Alcio" Alcini :: Guitar;
- Stefano Clementini :: Guitar;
- Rodolfo "RawDeath" Ridolfi :: Drum;
- Francesco "Khaynn" Bacaro :: Scream/Growls;

 

Genere:
Heavy / Death / Thrash Metal

 

Durata:
47' 41"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
08.02.2019

 

Etichetta:
Rockshots Music
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Distribuzione:
The Orchard
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Agenzia di Promozione:
Asher Media Relations
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Recensione

“Hic Sunt Leones”, è la locuzione latina de “Qui Ci Sono I Leoni” utilizzata dai ternani S.R.L. per coronare il quarto full lenght dell’oramai venticinquennale carriera all’interno della quale non sono mancati né demo né tanto meno Ep. Ciò che l’album mette sin da subito in evidenza è la cattivissima potenza strutturale dei brani, quasi inedita per la band, che con il proprio death thrash metal si è sempre mantenuta su discreti livelli ma che invece questa volta ha fatto centro pieno. Le novità del disco cominciano dall’entrata nel roster della RockShots Records per poi convogliare al ritorno in line up dello storico batterista "Rawdeath" R. Ridolfi (Hyades, Subliminal Crusher) e del chitarrista S. Clementini (Bloodtruth) lasciando respirare una propensione ritmica con un attrito tecnico e dinamico sparato all’ennesima potenza. Che dire poi dell’ottimo scream growl, uno dei più ambiti del panorama italiano nel genere, capace di passare da totalità basse per poi raggiungere apici in scream dalla più innata ed inimmaginabile cattiveria; i due chitarristi fanno un eccelso lavoro ritmico, al pari della disciplina dettata dal basso che parallelamente viaggia con la sovrumana velocità della batteria. Il lavoro, sin dall’inizio, ti mette addosso un grinta euforica, che nota dopo nota ti sale al cervello fino a spingerti a compiere le azioni più incontrollate. Il quintetto si dispone in maniera splendida tra una ritmica e l’altra offrendo dei piacevoli spunti melodici in alternanza con l’incessabile mattanza proposta per poi offrire una splendida quanto perfetta sincronia da cui è praticamente impossibile distogliere l’attenzione. La carica adrenalinica ti invade sin dai primi secondi con l’apertura de “Il Culto” pronta poi a sparare a martello le cannonate di rullante e doppia cassa su un riff da manuale; l’ottima “Il Museo delle Cere” non lascia spazi e tira dritta senza mezzi termini con la propria vena più thrash al pari delle cattivissime “Rimarremo da Soli” e “Tenebre”, due brani di inaudita cattiveria; tra i migliori “Un Sasso Nel Vuoto” dove una splendida ritmica in controtempo, con l’annesso motivo centrale, decretano la scesa nell’olimpo della band sul piano compositivo; “Vertigine Qui Ci Sono I Leoni” altro splendido componimento, sincronizzato, unico nei riff e intenso per l’ottima combinazione scream e growl, tutto da ascoltare e assaporare; altra singolare resa appartiene a “Mezzanotte”, brano che ricorda stilisticamente in alcuni passaggi Slaughter Of The Soul degli At The Gates, un brano che conduce all’outro conclusivo di “Omne Ignotum Pro Magnifico”.
Un disco di elevato spessore sia artistico che compositivo, probabilmente il picco più alto mai raggiunto dalla band.

Track by Track
  1. Il Culto 85
  2. Il Museo Delle Cere 80
  3. Tenebre 85
  4. Rimarremo Da Soli 85
  5. Demoni 85
  6. Un Sasso Nel Vuoto 90
  7. Di Luna E Deserto 80
  8. Vertigine Qui Ci Sono I Leoni 85
  9. L'Uomo Senza Volto 80
  10. Mezzanotte 90
  11. Omne Ignotum Pro Magnifico S.V.
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 85
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
84

 

Recensione di Wolverine » pubblicata il 16.02.2019. Articolo letto 2305 volte.

 

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