Omit «Repose» (2011)

Omit ĞReposeğ | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
982

 

Band:
Omit
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Titolo:
Repose

 

Nazione:
Norvegia

 

Formazione:
Cecilie Langlie – vocals
Tom Simonsen – guitars, bass and programming
Kjetil Ottersen – guitars, keys and programming
Bert Nummelin – drums

 

Genere:

 

Durata:
1h 25' 47"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

In una foto sul sito degli Omit si vede ritratta la band in un tetro e decadente salotto barocco, tutti depressi, la cantante stravolta, distesa sul divano versa sangue dalle vene di un braccio in una tinozza posta a terra di fronte al sofà. Non me ne stupisco nemmeno un po'! Devono aver avuto diverse crisi di nervi durante l'incisione di questo “Repose” (pure il titolo, comunica un'oscura immobilità...), un mastodonte funeral doom dalle aperture psichedeliche e gotiche con brani della durata di addirittura ventisei minuti (infatti si tratta di un doppio cd)! Arrivare fino alla fine del lavoro è croce e delizia: tortura fisica spossante a causa dei minuti che scorrono lentissimi e gaudio nell'immergersi ed annegare nelle profonde melodie, ondeggiando lentamente verso il fondo dell'abisso. Sembra la descrizione di una morte lenta, attraverso momenti di barocca esaltazione e limacciosi passaggi depressivi guidati dalla lontana voce eterea e malinconica di Cecilie Langlie.
“Scars”, traccia di apertura ci introduce alle prime sensazioni di smarrimento, con le prime angosce, molta cupezza evocata dalle malinconiche tastiere, una versione minimale e ancor più tetra di quelle dei My Dying Bride e inasprita dall'incedere lento e pachidermico della sezione ritmica.
“Dissolve” è il brano più duro, sempre monolitico e flemmatico, ma più crudo (se riuscirete ad accorgervene), adornato di fascinosi suoni di sintetizzatore che inseguono scale dal sapore orientale.
I Ventisei minuti di “Insolence”, posti in chiusura forniscono la mazzata finale, l'ultimo battito prima di cadere nel deliquio, nell'oblio e nella dimenticanza. Momenti solenni ed enfatici cullano il cervello, rallentamenti gotici profondissimi, degradi industrial e momenti di (quasi) nulla l'annichiliscono.
Non sono certo il primo gruppo dedito a questo genere, però hanno un indubbia classe; la scelta (se tale è stata...) di una voce femminile stilisticamente vicina a certa darkwave (ad esempio ai Black Tape For A Blue Girl) caratterizza singolarmente il gruppo in un genere nel quale solitamente domina l'uso di growl spesso decisamente artefatti. La ricerca di melodie stratificate di tastiera, contrapposte alla brutalità della chitarra accordata bassa e di una batteria rigida e marziale, contribuisce ad un ascolto appassionante. Un album efficace per le atmosfere proposte che ha come unico evidente difetto il fatto di essere molto prolisso (e monotono, ovviamente), connotato questo, tipico del genere.

Track by Track
  1. Scars 70
  2. Fatigue 70
  3. Dissolve 70
  4. Constriction 70
  5. Insolence 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
71

 

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