Deadend In Venice «See You On The Ground» (2011)

Deadend In Venice «See You On The Ground» | MetalWave.it Recensioni Autore:
carnival creation »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
610

 

Band:
Deadend In Venice
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Titolo:
See You On The Ground

 

Nazione:
Germania

 

Formazione:
Annabell Klein - vocals
Christian Litzba - growls
Tim Schmidtke - guitars
Kevin Klein - guitars
Andreas Ackermann - bass
Frank Koppe - drums

 

Genere:

 

Durata:
32' 12"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

La forza e la formula della proposta musicale dei teutonici Deadend In Venice è tutto sommato semplice, poiché gioca sul cantato e sui contrasti vocali tra l'eterea voce di Annabell Klein e i sussulti ruspanti e sporchi di Christian Litzba. Tutto il resto appare fin da subito un tentativo di creazione del connubio tra un prevedibile melodic death di stampo più che mai nordico e inserti massicci di gothic anni '90. Apprezzo l'idea, ma per quanto riguarda il risultare originali di strada i nostri ne devono fare ancora molta, benchè siano aiutati inesorabilmente da una produzione ottima, moderna e valorizzante per i singoli strumenti.
Si evince molta passione nelle canzoni dei nostri ma parlare di “See You On The Ground” è come dire che l'uccellino vorrebbe spiccare il volo dal nido, ma non ha ancora la forza e la maturità necessari per poterlo fare, pena una dolorosa ed irrecuperabilmente triste morte. Chiaramente i Deadend In Venice tutto sembrano tranne che uccellini, mi sta bene, ma ancora ci sono da aggiustare e livellare molti elementi, primo tra tutti quella odiosa e stucchevole prevedibilità che rovina i singoli pezzi, è il caso della penultima e commercialissima “Dirty Little Princess” che cozza con l'intero lavoro e rende il tutto non dissimile da tutto il baraccone insulso e melodico del gothic metal di questi ultimi anni.
“See You On The Ground” è interamente permeato da una costante insicurezza su quale direzione prendere e si presenta senza ombra di entusiasmo come una sorta di side-project più che il debutto su larga scala di una band che potrebbe saperla lunga e che invece si perde in un bicchier d'acqua, utilizzando tutta una serie di clichè assolutamente fuori luogo. Sì, tecnicamente ci siamo e la produzione aiuta, ma, tranne un paio di picchi qualitativi (“Personal Decay” e la buona “Brain Execution”), la sufficienza posso darla solo per questo. I DIV potrebbero fare molto di più, ma per ora ignoro se la loro volontà sia proprio questa.

Track by Track
  1. Hate Sweet Hate 50
  2. Personal Decay 70
  3. Brain Execution 70
  4. War 50
  5. Long Way Home 55
  6. Last Chances 60
  7. The Monkey In My Closet 55
  8. Dirty Little Princess 60
  9. Tomorrow Never Comes 55
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 55
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
59

 

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