«Gods Of Metal 2007»

Data dell'Evento:
03.06.2007

 

Nome dell'Evento:
Gods Of Metal 2007

 

Band:


 

Luogo dell'Evento:
Idroscalo

 

Città:
Milano (MI)

 

Promoter:
Live [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Live

 

Autore:
Haunted»

 

Visualizzazioni:
2239

 

Live Report

E dopo aver dato forfait l'anno scorso, quest'anno sono tornato al Gods Of Metal per vedere come era realizzato nella nuova location all' Idroscalo di Milano (utilizzata già l'anno scorso) e devo dire che il posto è molto adatto a un concerto perchè abbastanza lontano dal centro abitato e c'è posto per parecchia gente e ampio parcheggio, e inoltre non è molto difficile da raggiungere. Arrivati durante il primo giorno di concerto sotto l'incessante pioggia milanese, rassegnati montiamo nel campeggio le tende, e ci prepariamo per il giorno dopo mentre di sottofondo c'erano gli Scorpions che se la suonavano di gusto. Dopo aver fatto un giro di perlustrazione, verso sera decidiamo di dormire per stare in forze per il concerto (e sperando che non piova). Durante la notte l'acqua ha continuato a rendere ancora piu fangoso il terreno, ma per fortuna verso el 6 del mattino ha smesso ed è uscito il sole (sole che non ci ha mai abbandonato per tutto il giorno), asciugando cosi in buoan parte il mega pantano creatosi al'linterno dell'area concerti. I cancelli aprono verso le 10.40 dopo essersi trovati con amici vari si entra e dopo una ventina di minuti inizia il primo gruppo della giornata i Sinestesia, gruppo progressive tutto italiano capitanati dal singer Riccardo de Vito , attivi nella scena dda ormai 10 anni hanno dato il via a questa seconda giornata del Gods Of Metal 2007, riscaldando a dovere il pubblico. Rimanendo in tema a seguire un altro gruppo italiano, sicuramente più conosciuti e grintosi, i ragazzi di Roma, fresci del nuovo lavoro "Different Shapes", hanno solcato il palco del GoM fino a mezzogiorno sotto il sole rovente di Milano, sotto numerosi fans ad acclamarli.
Dopo la prima parentesi prog e il sole sempre più minaccioso arriva l'ora degli inglesi Anathema, ormai storica band doom-death-rock e quant'altro abbiano fatto nella loro carriera. Devo dire sinceramente che non sono uno dei gruppi più coinvolgenti che abbia mai ascoltato, suppongo che agli amanti del genere piacciano abbastanza, ma mi sembravano abbastanza fuori luogo visti i restanti gruppi (non che si possa dire che complessivamente questo secondo giorno del gods sia stato ben assortito..), comunque di questo gruppo a gestione quasi familiare (i tre fratelli Cavanagh e i fratelli Douglas lasciano fuori solo l'ex tastierista dei Cradle of Filth Les Smith che non è fratello di nessun membro del gruppo) che si è tuttosommato comportato bene posso dire che ha riscontrato parecchi consensi tra il pubblico.
Essendo questo un Gods decisamente progressive non potevano mancare pietre miliari del genre come gli americani Symphony X freschi del nuovo lavoro "Paradise Lost" spaziano per 45 minuti in un suseguirsi di vecchi e nuovi pezzi eseguiti come sempre dal prestigioso chitarrista Micheal Romeo. Detentori dello scettro insieme ai Dream Theater su chi ha lanciato di più il prog metal alle nuove leve i Symphony X hanno dato gran prova di bravura e di modestia, riscuotendo un gran numero di applausi dalla folla dell'idroscalo.
Mentre il sole a Milano comincia a essere veramente cocente, dopo aver fatto un po di shopping e aver mangiato una pizza e bevuto l'ennesima birra ci prepariamo a quella che è stata una delle migliori band della giornata... gli svedesi Dark Tranquillity! Folla in delirio all'ingresso di Stanne e soci che partono subito con "Terminus", tratto dal nuovo lavoro "Fiction" di cui eseguono altri brani , penalizzati dal poco tempo a disposizione, la band non ci va tanto piano e si scatenano con "The Threason Wall", "My Negation", "Final Resistance", "The Wonders At Your Feet", "Punish My Heaven" e cosi fino alla fine con una esplosiva "The New Build" . Decisamente molto coinvolgenti, dimostrano una grande scioltezza sul palco e sanno sicuramente come fare spettacolo, veramente grandiosi. Speriamo possano tornare al più presto con più tempo e una scaletta più fornita...
Mentre il sole è concente e mia vvio a bere qualcosa sento delle chitarre potentissime e una voce di una violenza assurda che penso di conoscere... vado di corsa e nel palco del Myspace ci sono i Coram Lethe! Capitanati dall'energetica Erica che lasciano tutti sneza fiato e in preda a un mosh violentissimo sottopalco per una mezz'ora di intenso chaos! veramente un ottiam performance che ha attirato piu gente che altri big bravi davvero!
Il cielo si oscura e la gente comicnia a temere il peggio... per fortuna sono solo nuvole passegere, che annunciano l'entrata in scena della macchia nera su questo cosi GoM tanto all'insegna del metal più classico. Entrano cosi in scena i norvegesi Dimmu Borgir, band di stampo black metal sinfonico e come sempre molto spettacolari dal vivo! Sfoggiando dei vestiti e il trucco sempre a tono con la loro musica, contornati da una buona scenografia, iniziano le danze con "Progeny Of The Great Apocalypse", poca roba da dal nuovo lavoro "In Sorte Diaboli", infatti eseguono solo al title track e "The Serpetine Offering" poi si va a vanti i ordine sparso co "Indoctrination", "A Succubus In Rapture", la bellissima "Spellbound" e infine una gloriosa " Mourning Palace" niente da dire Shagrath, Hellhammer e soci dal vivo valgono sicuramente la pena, nonostante si dica che sono una band commerciale e tirano acqua al proprio mulino... ma senza dubbio gente che sa quello che fa...
Sembra quasi una beffa, ma pochi istanti dopo che i blackers norvegesi lasciano il palco, il sole decide che deve tornare a picchiare forte, come se richiamato dalle urla del pubblico... Cominciano a vedersi i big della serata e a brevi istanti salirà la band che ha richiamato una grande quantità di pubblico e che come sempre ha avuto una risposta eccezionale... direttamente dalla Germania.. i Blind Guardian! Paladini del metal teutonico, e con un ottimo lavoro svolto negli ultimi quasi 20 anni di carriera, fanno il loro ingresso in scena mentre i Dark Traqnuillity firmavano autografi al meet & greet di Metal Hammer. La band capitanata da Hansi Kursch da inizio allo show con "Into The Storm", e il buon Hansi da segni di nn essere informissima ma si riprenderà dopo qualche canzone... si prosegue con "Nightfall", "Fly", "Valhalla", e il gruppo si comporta decisamente bene, vista anche la grande foga del pubblico che impazzisce alle note di "Immaginations From The Other Side" e canta come da tradizione "The Bard's Song", il concerto si chiude con "Mirror, Mirror" ed è un seguirsi di aplausi e ovazioni, senza dubbio i loro fan e non nn saranno certo stati delusi!
Per continuare l'ondata progressive di questo GoM non potevano certo mancare... loro! i Dream Theater, la band metal progressive piu blasonata degli ultimi 10 anni e con milioni di fan in tutto il mondo! grande aspettativa per il nuovo lavoro della band da poco uscitoe i fan impazienti di sentire qualcosa live... Grande applauso dal vasto publico che accoglie a dovere i propri idoli, e da li in poi a parte qualche sporadico battito di mani la folals embrava in catalessi, sguardo fissosul palco e senza fiatare. Gli uomini di Labrie intanto sul palco danno come al solito grande prova di bravura, e iniziano con "Pull Me Under", "Another Day", la gente pensa sia un caso... e invece si sbaglia di grosso, perchè i Dream Theater sono decisamente intenzionati a eseguire per completo il loro lavoro del 1992 "Images & Words" e dunque si passa a "Take The Time", "Surrounded", "Metropolis part 1: The Miracle and The Sleeper", e la gente sembra ipnotizzata fino ad arrivare a "Learning To Live"... e per finire due canzoni come "Home e "As I Am", decisamente una bella sorpresa per i fan che alla fine del concerto hanno fatto un ovazione alla band di Portnoy, Petrucci, Myung, Labrie e Rudess. Nota negativa per i fan che alla fine del concerto dei Dream Theater sono usciti tutti in massa come se non suonasse piu nessuno, e non si può certo dire che gli headliner della serata fossero dei "nessuno" perchè altri non erano che gli Heaven & Hell!
Avete mai sentito parlare di Tony Iommi? Geezer Butler? Vinnie Appice? Ronnie James Dio? no? e allora me sa che dovere studia parecchio... perchè altrimenti noti come Black Sabbath solo che al posto del buon vecchio Ozzy alla voce c'è il mitico elfo Ronnie James con cui la band ha registrato un paio di dischi prima di continuare la propria carriera solista. Tra i dischi incisi col nome di Black Sabbath, Dio e gli altri incisero un disco... si intitola Mob Rules... e l'inizio dello spettacolo con una scenografia da film horror con tanto di cancelli di cimitero... inizia proprio con "E5150" che anticipa "The Mob Rules", il pubblico è in delirio se considerate che l'età media dei musicisti è probabilemte più alta di quella dei vostri genitori... fate voi... è un susseguirsi di emozioni continuado con "Children Of The Sea" e "I" con una magnifica interpretazione di Iommi. La band prosegue con l'appoggio del pubblico che nn crede alle proprie orecchie e si sente echeggiare per milano le note di "The Sign Of The Southern Cross", "Voodoo" co tanto de assolo alla fine de Appice, "Computer God", Falling Off The Edge Of The World", Shadow Of The Wind", "Die Young", "Heaven and Hell" e per finire una serata inziata bene e finita meglio "Neon Knights", traccia di apertura del meraviglioso disco "Heaven And Hell" ci sta ancora tanto che el nuove generazioni devono sentire e quei criminali che se ene sono andati via prima dell'inizio di queste leggende viventi rimpiangeranno a vita questo momento! al prossimo report! che non so quale è! probabilmente ci sentiamo dopo il Wacken se sopravvivo! alla prossima!

HAUNTED

Il mio GOM inizia allâ™una più o meno, causa un biglietto maldestramente scordato, e riesco quindi a sentire al mio ingresso giusto le ultime note degli Anathema che, esattamente come tre anni fa a Bologna, chiudono la loro performance con il classicone dei Pink Floyd, âœComfortably Numbâ.
Lâ™area concerti è già discretamente popolata e mi rendo conto da subito di quanto questa location per me nuova sia decisamente superiore allo sciagurato Parco Nord. Il caro Idroscalo riserva infatti grazie ai propri alberi molte aree ombrose dove il corpo di metallo arroventato dei presenti può trovare il giusto ristoro. Forti sono ancora i segni dellâ™acquazzone che ha flagellato la prima sfortunata giornata della manifestazione, ma oggi si deve lottare (fortunatamente) con il solleone e al massimo con il fango che il gran caldo però farà pian piano almeno parzialmente asciugare.

La prima band della mia giornata sono i progster americani Simphony X che partono subito allâ™assalto con lâ™opener del loro disco più fortunato (secondo me anche il migliore), âœThe Divine Wings of Tragedyâ, ossia la splendida âœOf Sins and Shadowsâ. I suoni sono buoni e la band è in gran forma a partire da Allen che, anche se pare aver messo su i chili che a perso Romeo, sfodera una voce sempre incredibile. Lo stesso singer si rende durante il primo pezzo protagonista di un involontario quanto comico siparietto ruzzolando letteralmente a terra, fortunatamente il ragazzone non si fa nulla e si rialza prontamente, tra le risate sue e dei suoi compagni di battaglia che intanto vanno avanti a snocciolare tempi dispari e progressioni a velocità folli come se fosse la cosa più naturale del mondo.
La band presenta nella cinquantina di minuti concessigli ben tre brani dal disco in prossima uscita, âœParadise Lostâ, che mi hanno ben impressionato: il trademark della band è ben riconoscibile anche se si avverte nitido un notevole indurimento dello stile, vedremo, per intanto le speranze sono buone.
Non mancano poi i classici della band tra cui âœSmoke and Mirrorsâ, lâ™atmosferica âœCommunion and the Oracleâ (ancora grande Sir Allen) e la conclusiva âœSea Of Liesâ.
Ottima prova la loro, precisi, potenti e con una scaletta ben bilanciata. Magari solo un piccolo appunto sulla staticità dei musicisti sul palco, ma con il genere che fanno sarebbe in effetti troppo pretendere anche una presenza da âœrockstarâ.

Una ventina di minuti di cambio palco ed arrivano dalla prolifica Goteborg i Dark Tranquillity che dopo aver inventato lo Swedish Death si sono lanciati in una strada più quieta, crepuscolare e malinconica. Non sono un amante delle loro sonorità ma mi guardo tutto lo show in buona posizione e devo dire che i suoni sono decisamente peggiori di quelli di cui avevano goduto Romeo e i suoi. Anche questa band mi pare un poâ™ statica, a parte Stanne che salta su e giù come un pazzo mostrando di saperci fare con pubblico, oltre che di avere una buona tenuta vocale per tutta la durata della performance. La platea gradisce molto e tra pezzi del nuovo âœFictionâ e qualche perla del passato come âœThe wonders at your Feetâ e âœPunish my heavenâ per gli svedesi arriva un consenso unanime.

Alle quattro è il momento della calata del gruppo che è riuscito a far uscire il black dalla sua nicchia di pubblico senza attirarsi le ire dei blackster stessi (come ha fatto invece qualche altro dalla patria di Albione): i Dimmu Borgir. Io qui sono proprio fuori contesto quindi evito qualsiasi giudizio, non sarei in grado di darne di seri. Quello che ho visto però è stato un pubblico entusiasta e una band professionale dedita totalmente al proprio pubblico, non credo proprio che qualcuno tra coloro che erano venuti per loro sia rimasto deluso.

Poco dopo le 17 e 30â¦il boato di un drago che si fracassa su una torre di pietra, un ponte levatoio, i passi degli stivali di Sauron che secchi suonano nelle aule di Angbandâ¦poi il dialogo tra il Luogotenente e lâ™Oscuro Signore Morgoth inizia, recitato a memoria da molti presenti. È War of Wrath, lâ™intro che da tempo (troppo??) accompagna i concerti dei Blind Guardian. Lâ™attesa è palpabile a dimostrazione di quanto i metal heads italiani siano devoti ai bardi di Krefeld e poi ecco che annunciata arriva la tempesta: âœInto the Stormâ irrompe sui presenti, i suoni sono buoni, ecco che arriva Hansi attacca la strofa tutto è perfetto maâ¦arrivati al bridge chi conosce i Guardian e il loro singer capisce che câ™Ã¨ qualcosa che non va e che oggi è una di quelle giornate no... Il buon Kursch non ha voce, ed è costretto a modificare quasi tutte le linee vocali oltre che a farsi aiutare massicciamente dal pubblico, il quale non si tira certo indietro, nonché dai sui compagni di viaggio che per lâ™occasione sono tutti dotati di microfono. La scaletta pesca a piene mani dal passato storico della band con âœBorn in a mourning hallâ, âœNightfallâ e âœThe script for my requiemâ per poi arrivare al singolo dellâ™ultimo disco, âœFlyâ, apprezzato soprattutto dai più giovani fan dei nostri tedesconi. Altro estratto da âœA Twist in the Mythâ è âœThis Will Never Endâ che segue le altre due gemme furiose âœValhallaâ e âœTime Stands Stillâ.
Poi succede qualcosa di strano e i Guardiani decidono di dare in pasto al pubblico âœAnd Then There Was Silenceâ, il lunghissimo quanto splendido brano che era stato il singolo di apertura di âœA Night at The Operaâ. Ora, a me il pezzo piace un sacco, però in un festival dove la band aveva unâ™ora e venti per esibirsi e con un Hansi in queste condizioni forse la sua presenza in set list non è stata una scelta saggia.
Câ™Ã¨ tempo ancora per âœImaginations from the Other Sideâ, âœThe Bards Song-In the forestâ (cantata come sempre a squarciagola da tutti i presenti) e nostri ci salutano con la grande âœMirror Mirrorâ di rito.
Che dire i ragazzi hanno suonato bene ed anche il nuovo drummer Hemke ha dato una buona impressione, non è Thomen ma non ci si può certo lamentare.
I problemi però sono gli stessi che affliggono la band da anni. Hansi non ha ancora imparato a fare il frontman e purtroppo quando lo si becca in giornata no (cosa che non accade di rado) câ™Ã¨ poco da fare anche per la prestazione vocale che in questo frangente, con tutta lâ™adorazione che provo per i Guardian e per quellâ™uomo in particolare, è stata scadente. Lâ™altro problema è la scaletta: troppo statica da toppo tempo. Con tutti i pezzi micidiali che hanno potrebbero mettere qualche cosa di diverso di tanto in tanto. Certo, i pezzi proposti sono di grande qualità , ma per chi come me li ha sentiti più di una volta dal vivo qualche inserto innovativo non farebbe male.
Poi un appunto personale: perché non far entrare il buon Holzwarth ufficialmente nella band?


Sono più o meno le sette e mezza quando dal palco dellâ™idroscalo si diffondono le note dellâ™arpeggio di âœPull me Underâ e di lì a poco sul palco compare una delle band che più di tutte ha spaccato, a partire dagli anni novanta, il giudizio dellâ™audience metallica tra coloro che la osannano incondizionatamente e coloro che la odiano senza appello: i Dream Theater. Io mi trovo nel mezzo dei due schieramenti, nel senso che credo che i DT abbiano scritto ed abbiano ancora la potenzialità di scrivere pagine immortali della musica, ma dâ™altro canto mi risulta odiosa la loro autoindulgenza in tecnicismi vari che talvolta spacciano addirittura per canzoni. Detto questo devo ammettere che a me, come a molti altri, lo spettacolo della band al GOM non sarebbe potuto andare meglio, infatti in occasione del quindicesimo anniversario della sua uscita i cinque eseguono per intero il loro capolavoro, che come anche i muri sanno corrisponde al nome di âœImages and Wordsâ.
La track list non la riporto perché sono certo la conoscano tutti quelli che leggono la recensione così come tutti sanno che gli americani so impeccabili dal vivo e lo sono stati anche questa volta. I pezzi vengono riproposti quasi identici al disco, anche se qualche arrangiamento viene modificato e qualche improvvisazione viene inserita qua e là . La Brie ha dato un ottima prova, riuscendo a riproporre anche le parti più incredibilmente acute con grande efficacia e come qualche anno fa non sarebbe stato in grado di fare. Devo però dire che la sua voce ha perso molto corpo e si é fatta sottile sottile, risultando sulle parti più interpretate decisamente meno suadente di un tempo, più fredda insomma.
Chiuso il riuscitissimo amarcord con âœLearning to Liveâ câ™Ã¨ ancora tempo per una splendida âœHomeâ tratta da âœScenes from a Memoryâ ed una decisamente meno splendida âœAs I Amâ da âœTrain of Thoughtâ (non perché mal eseguita, ma questa a me proprio non piace).
In sostanza la migliore prova della giornata fino ad oraâ¦e sottolineo fino ad oraâ¦perché il buio deve ancora calareâ¦


Con una buona puntualità ed un cielo ormai quasi oscuro si diffondono nellâ™aria le note di E5150 che, proprio come nel mastodontico Live Evil, fanno da intro allâ™esibizione di quattro signori oramai attempati: Ronnie James Dio, Tony Iommi, Geezer Butler e Vinnie Appice. Signori sul palco câ™Ã¨ la seconda incarnazione dei Black Sabbath.
Il riff di âœThe Mob Rulesâ assale i presenti e, a patto di chiudere gli occhi, il tempo non è mai passato per quei quattro. I suoni sono eccellenti, il tiro dei pezzi incredibile e la voceâ¦quella voceâ¦Ã¨ impossibile che quel mucchietto dâ™ossa di ben 65 anni suonati tiri fuori ancora una vocalità così incredibile: potente, melodica, aggressiva, interpretativa, magicaâ¦
La scaletta è di quelle da paura ovviamente solo classici immortali della storia del metal, ma anche del rock tutto. Il secondo pezzo è âœChildren of the Seaâ, dal capolavoro assoluto âœHeaven and Hellâ, e anche qui Ronnie lascia senza parole, poi è il momento di âœIâ, âœSign of the Suthern Crossâ e âœVoodooâ. Tutte superbe, sia per merito proprio che per la prestazione dei quattro âœnonnettiâ.
Viene poi il momento del solo di Appice che come sempre si mostra un animale da rock di razza: potenza, classe, tecnica e quel tocco di âœtamarraggineâ che in un personaggio del suo calibro fa sempre bene.
Arriva il momento della rabbiosa âœComputer Godâ e lâ™eccellente âœFalling off the Edge of the Worldâ. Il pezzo successivo è stato composto proprio in occasione della reunion e risponde al nome di âœShadow of the Windâ, un buon brano, non siamo a livelli di tutte le perle che vengono regalate durante la serata, ma già non sfigurare lì in mezzo è un notevole risultato. Un intro solista di Iommi con il suo stile unico ci porta in â™âœDie Youngâ e alla fine âœleiâ: âœHeaven and Hellâ. Come da tradizione il brano viene molto dilatato rispetto alla versione in studio con Dio che fa tuonare il pubblico a suo piacimento, gigioneggia al microfono si improvvisa santo e demone con lâ™ausilio di sapienti luci. Immenso lui, il brano e i suoi tre colleghi.
Tutti dietro le quinte, qualche minuto dâ™attesa e i nostri tornano per il bis con un brano che proprio non poteva mancare, ovviamente âœNeon Knightsâ. Applausi e urla li richiamano on stage ma stavolta è proprio finita, mezzâ™ora in meno di quanto speravamo, ma non mi sento proprio di lamentarmi⦠Allâ™Idroscalo i presenti hanno vissuto unâ™esperienza unica e irripetibile, un pezzo della storia della musica si è manifestato lì in tutta la sua grandezza e con tutto il rispetto che provo per le band precedenti, alcune delle quali autrici di ottime performance, i Black Sabbath (questo è il nome che gli spetta) hanno dato prova di essere di una sostanza e di una classe superiore, mi spiace ma per il sottoscritto non câ™Ã¨ stata gara. Grazie a questi cinque nonnetti per tutto quello che hanno dato al nostro genere favorito e alla musica tutta.

Maglor

 

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