Grai «O Zemle Rodnoy (About Our Native Land)» (2012)

Grai «O Zemle Rodnoy (about Our Native Land)» | MetalWave.it Recensioni Autore:
MrSteve »

 

Recensione Pubblicata il:
27.01.2013

 

Visualizzazioni:
927

 

Band:
Grai
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Titolo:
O Zemle Rodnoy (About Our Native Land)

 

Nazione:
Russia

 

Formazione:
Irina - Vocals
Rimma "Voronia" – Keyboard, Vocal
Alia "Leta" - Flute, Vocals
Andrei Smirnov - Drums
Yuri "Sadist" - Bass, Growl Vocals
Ruzveld - Guitar

 

Genere:
Pagan / Folk Metal

 

Durata:
46' 9"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
26.11.2012

 

Etichetta:
Vic Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Sarò diretto: quest'album è grandioso.
Non sono uno di quei metallari che si esaltano per ogni singolo gruppo che scoprono; anzi, se un gruppo fa schifo, non ho problemi ad affermarlo. E mantenere sempre un'occhio critico è... Beh, è il lavoro del critico. Soprattutto nel nostro genere, dove molti gruppi soffrono di idee derivate, povere o scopiazzate da altre fonti.
Ma lasciate che ve lo ripeta, quest'album è grandioso. Siamo come ambiente nel folk metal basilare, più verso i Korpiklaani che gli Eluveitie, eppure eseguito con uno studio, una cura e un'originalità che hanno dell'incredibile. L'idea base di "O Zemle Rodnoy (About Our Native Land)" è questa: fare della musica in russo, su temi contadini, con strumenti tipici e, cosa più notevole, con tecniche vocali tipiche dell'Est. Il trio di cantanti femminili (che a me hanno ricordato lo stile delle coriste di Goran Bregovic, in mancanza di altro con cui poterle confrontare) si inserisce in un contesto folk standard con superbi flauti e fisarmonica, incastrandosi perfettamente e risultando soprattutto una incredibile sorpresa. Il primo attacco delle voci, su "Pshenychnaya", mi ha fatto letteralmente rimanere a bocca aperta a domandarmi se potesse esistere veramente un gruppo così.
L'intero disco inoltre non presenta solo un'ottima musica e una produzione al limite della perfezione, ma ha avuto successo in quello che, tra i gruppi che finora ho ascoltato, pochi sono riusciti a fare: ha una vera identità. La musica muta lentamente, passando dalla gioia primaverile di Pshenychnaya e Vesna attraverso l'aggressività di "Leshak" (collaborazione con l'omonimo gruppo, in cui appare per la prima volta il cantato in growl che si alterner&` al trio femminile), per finire nelle atmosfere oniriche e guerresche delle ultime canzoni. L'ascoltatore si ritrova catapultato in un viaggio nelle sterminate lande russe, travolto da una voce maschile resa ancor più gutturale dalle caratteristiche della lingua e da stupendi passaggi di cornamuse e arpa.
Non è esente da difetti, però. Molti potrebbero trovarlo troppo semplicistico, troppo poco elaborato o troppo poco cattivo, e probabilmente avrebbero ragione: non è un album pensato principalmente per esprimere malvagità o aggressione, ma personalmente trovo che così funzioni molto meglio. Su un aspetto più obiettivo, la chitarra solista è spesso inadeguata, ed equalizzata e effettata in un modo "molto particolare". A volte funziona davvero bene, ma più spesso sembra decisamente fuori contesto.
Quest'album è, per me, il migliore che abbia mai recensito finora. La band è ancora semisconosciuta, ma sono disposto a scommettere che se non diverranno abbastanza grossi nei prossimi anni, si creerà almeno uno status di gruppo di culto. Fantastico.`

Track by Track
  1. Pshenychnaya (The Wheat Song) 95
  2. Pesn’ o Zemle Rodnoy (A Song about our Native Land) 85
  3. Vesna (Spring) 90
  4. Zimnaya Skazka (A Winter Tale) 85
  5. Leshak (Leshak) 85
  6. Sred’ lesov (In the Middle of the Forests) 80
  7. Plach o dolyushke (Lament about The Lot) 75
  8. Uchody dalyoko, gore (Leave us, Sorrow) 80
  9. Voin hrabryi, Yasnyi Sokol (Brave Warrior) 90
  10. Vstavay s kolen! (Get up From Your Knees!) 95
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 90
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 90
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
85

 

Recensione di MrSteve » pubblicata il 27.01.2013. Articolo letto 927 volte.

 

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