Khoma «All Erodes» (2012)

Khoma ŤAll Erodesť | MetalWave.it Recensioni Autore:
carnival creation »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1035

 

Band:
Khoma
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Titolo:
All Erodes

 

Nazione:
Svezia

 

Formazione:

 

Genere:

 

Durata:
46' 33"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2012

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Fino ad oggi non avevo mai sentito parlare dei Khoma nemmeno per sbaglio ma, non appena mi è arrivato questo “All Erodes” (quarto studio-album della band a quanto pare) mi son fatto una veloce maratona di ascolti del vecchio materiale così che ora posso dire certamente qualcosa di più circa l’operato della band.
Quarto disco per la band svedese in questione questo “All Erodes” ma non è il classico prodotto che vi aspettereste: all’interno sono state raccolte nove tracce tutte mai pubblicate prima d’ora e che coprono ben dieci anni di attività dal 2002.
Se andate matti per i Katatonia più leggeri, per i Radiohead di “Ok Computer” e per la scena Post-Metal più melodica allora potete addentrarvi felicemente nella musica dei Khoma, in caso contrario troverete tre quarti d’ora di noia più assoluta.
Non è proprio musica per tutte le orecchie, questo è vero ma dopo la splendida, elegante “In Ruins” che tanto mi ha ricordato i Blackfield dell’omonimo primo disco, “All Erodes” si sviluppa in modo dolce, etereo e sanguigno per una durata in minutaggio più che accettabile senza particolari momenti di cali di tensione.
C’è malinconia nella musica e ogni traccia non sembra far parte di quelle “B-Sides” sempre perennemente scartate (e in molti casi brani migliori di altri presentati negli album veri e propri), tutt’altro.
“All Erodes” è un disco che si regge benissimo da solo anche senza ascoltare “Tsunami”, “The Second Wave” e l’ultimo acclamato “A Final Storm”, ma questo non potevo immaginarmelo inizialmente quindi ho fatto la conoscenza di dischi tutto sommato interessanti, non eccessivamente originali ma godibili e fruibili per un pubblico ampio.
Le pecche dell’album si trovano per fortuna alla fine e sono rappresentate dalla banalotta “Eyes To The Sun” e dal remix dal dubbio gusto di “All Like Serpents” che ho trovato fuori luogo ma trattandosi in pratica come di una bonus track slegata dal resto ci si passa facilmente sopra.
Produzione niente male e sempre tesa a valorizzare anche l’aspetto “metal” della questione ovvero tutto ciò che ha suoni più violenti e distorti ma non esagera mai né nelle chitarre (suonate anche di guest “Johannes Persson e Fredrik Kihlberg dei Cult Of Luna) né nel drumming, conferendo alle prime dolcezza anche nei punti più estremi e al secondo un’aria quasi sempre sporca e vissuta che ho trovato opportuna.
Buone le voci volutamente melensi e lagnose ma che costituiscono un’arma a doppio taglio: ovvero la possibilità di stufarsi ben presto dei brani e nel contempo canzoni molto intime e dal taglio diluito.
Disco ovviamente più che decente con del materiale che è stato recuperato. Molti altri (e anche molto noti) non sarebbero stati in grado di pubblicare brani unreleased con tutta questa onestà.

Track by Track
  1. In Ruins 80
  2. Just Another Host 75
  3. Dead Seas 70
  4. Give It Meaning 75
  5. Death Throes 75
  6. Winter Came Upon Us 70
  7. Armo 65
  8. Eyes To The Sun 50
  9. All Like Serpents (Remix) 40
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
69

 

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