Srodek «Förfall» (2011)

Srodek «Förfall» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
761

 

Band:
Srodek
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Titolo:
Förfall

 

Nazione:
Svezia

 

Formazione:
Jon Bäcklund - vocals, all instruments

 

Genere:

 

Durata:
37' 13"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Srodek è la conferma che non basta vivere in Svezia per suonare buon metal. E neppure vantare collaborazioni con gli Svarti Loghin. Cos'è diventato il black metal? Per me è la new wave degli ultimi anni. Inizialmente era necessario saper suonare un po': blast beats, tremolo picking, velocità elevate, non è roba da maestri, ma c'era bisogno d'impegno. Ora questo genere è ovunque, lo suonano tutti e in tutti i modi; molti si definiscono black anche solo per una voce un po' roca. Il batterista viene sostituito facilmente da drum machine e programmi. E qui? L'album di Srodek non è un disco di black metal, anche se lui stesso ha gli occhi tutti neri e lo sguardo maledetto nella foto che accompagna l'album.
La prima impressione è una fortissima carenza di idee. Lo potete notare nell'intro, che propone un semplice canto femminile (esguito da chi?) distorto, apparentemente senza motivo alcuno e di sicuro non degno di essere pubblicato; esattamente come nell'outro (anche questa, suonata da chi?) che propone però dei violini, che lentamente si distorcono. Lo potete evincere anche dal fatto che dopo oltre 12 minuti avete consumato solo due brani e non se ne è colta la differenza.
Ancora effetto di distorsione (più leggero) nell'introduzione da festa del villaggio di “Rotboskogen Djup” e via con un'altra traccia; sempre mid tempo, come in tutto l'album e sempre riff ripetuti allo sfinimento. Un cantato che varia sempre, (balck, death, decantato...) ma senza una ragione e che non è mai particolarmente valido. La domanda principale che mi circola nella testa ascoltando questo album è: chi ascolterà questo Srodek? Stiamo parlando di una one-man band che vorrebbe suonare del black metal emozionale e propone dei riff che potrebbero usare gli U2 (!!!), come ad esempio nella lunga title track (oltre sette minuti). Per il resto si tratta di brani vicini al depressive (“Bleak” sembra un pezzo dei Katatonia di “Brave Murder Day”) infarciti di banalità, che non solo non colpiscono dal punto di vista emotivo, ma neppure per quanto riguarda gli arrangiamenti, che sono davvero poveri.
Tutto il lavoro dura poco meno di quaranta minuti, ma pesano sul groppone come due ore. Non tutto è disdicevole, alcuni momenti e alcuni riff sono anche ben riusciti (vedi la già citata “Rotboskogen Djup” e “Oedestad”, ma meriterebbero di essere sviluppati ben di più, magari anche solo non soffocati ripetendoli cento volte. Mi risulta ancora assurdo che esca per la ATMF, che di solito propone musica selezionatissima.

Track by Track
  1. Echoes From The Past 40
  2. Bleak 65
  3. Förfall 50
  4. Rotboskogens Djup 65
  5. Vågtjärns Svarta Vatten 50
  6. Ödestad 65
  7. Outro 40
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 45
  • Tecnica: 45
Giudizio Finale
53

 

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