VerSacrum «Tyrrenika» (2009)

Versacrum «Tyrrenika» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
706

 

Band:
VerSacrum
[MetalWave] Invia una email a VerSacrum [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di VerSacrum [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di VerSacrum [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina MySpace di VerSacrum

 

Titolo:
Tyrrenika

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Filippo "Veltha" Piermattei - Vocals
Flavio "Laran" Ritondale - Guitars
Andrea Burroni - Guitars
Francesco "Februus" Malventi - Bass
Luca "Turms" Polato - Drums

 

Genere:

 

Durata:
41' 23"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2009

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Alla fine, nonostante i buoni propositi, questo “Tyrrenika” dei senesi Ver Sacrum non è niente di che.
Anzitutto precisiamo una cosa: a discapito della scritta “sulla scia di Emperor e Immortal”, e del genere proposto sul loro myspace, qui troverete più che altro thrash abbastanza ammodernato, con solo alcune influenze black metal (visibili in qualche riff) e death. Niente tastiere (quindi niente Emperor) se non occasionalissime, e niente richiami alla Immortal. Il disco mostra per quasi tutta la sua durata un songwriting molto più diretto e semplice, che pende molto di più verso il thrash.
Il risultato, però, ripeto: alla fine non è niente di che. I brani dei Ver Sacrum infatti si trascinano verso la fine senza né infamia né lode, con una serie di canzoni tutte più o meno dirette che però risultano penalizzate nelle parti thrash da riffs poco vari, che fanno sì che il disco sia un bel po’ monocromo soprattutto nella parte centrale. Altre volte i riff sono così faciloni e catchy (come in “The voice of wisdom”) da dare un tocco più power abbastanza rimarcabile. Le parti black, perlopiù visibili nelle prime due canzoni, inoltre, non suonano neanche così tanto originali, e l’inizio del primo riff di “Plague and dearth” fa pensare a “Sulphur souls” dei Marduk, mentre quello di “Farewell by the lightning” assomiglia un po’ troppo al primo riff di “Walfar, ein Windir” dei Windir. Parti death (molto alla nuovi In Flames) sono invece più che altro visibili in “Nethun’s embrace”. A tutto questo aggiungete una sezione ritmica non molto fantasiosa, che spesso sa andare o veloce o lenta, senza vie di mezzo, rendendo i brani ancora più simili tra loro e monocromi. Pochine sono invece le volte dove fila tutto liscio: “Ceremony in fire” è una canzone quasi del tutto thrash, che parte veloce e cattiva, ma che poi si perde appresso a parti lente e acustiche messe quando onestamente non ne ho affatto sentito il bisogno, ma che riesce comunque a centrare il bersaglio, mentre “Farewell by the lightning” verso la fine, e la title track sembrano invece essere gli episodi meglio rappresentativi dello stile che i VS volevano proporci, con tutte le influenze (non moltissime francamente) bilanciate al meglio in quest’album. Alla fine l’album, per quanto si sforzi di fare l’eclettico e il particolare, è abbastanza un ibrido tra il tradizionale e lo sperimentale, non riesce a rimanere impresso nella mente, e pure se le canzoni filano via come l’olio, non risultano dotate di pregi eccezionali. Non aiuta una produzione poco adeguata perché pulitissima, ma che toglie quasi tutto l’impatto degli strumenti.
Tirando le somme: album senza qualità particolari? Derivativo? Scolastico? Manieristico? Io lo definirei acerbo. I Ver Sacrum hanno voglia di fare, ovvio, ma il loro album presenta un songwriting che, lo ripeto, è senza infamia e senza lode, al massimo un po’ disorientante, ma più che per l’originalità della band, perché non si riesce bene a capire che obiettivo la band avesse in testa. A dire la verità, questo disco dei Ver Sacrum mi ha ricordato un’altra band da me recensita, gli Omnia Malis Est, una band che pur non avendo niente in comune musicalmente, ha la caratteristica di proporre un tipo di musica, ma di manifestare uno stile e una concezione stilistica talmente strani che a me sembrano in realtà essere orientati totalmente da un’altra parte. La band deve insomma maturare, rodare meglio la propria macchina. Non è facile e sarà delicato, ma per me tant’è… Sufficienza d’incoraggiamento.

Track by Track
  1. Intro 60
  2. Plague and dearth 60
  3. Farewell by the lightning 65
  4. Nethun's embrace 60
  5. Ceremony of fire 65
  6. The voice of wisdom 60
  7. Hintu 60
  8. Tyrrenika 65
  9. Our Blood 55
  10. Outro 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
62

 

Recensione di Snarl » pubblicata il --. Articolo letto 706 volte.

 

Articoli Correlati

News
Recensioni
  • Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
Concerti