«Gorgoroth + Vital Remains + Moonreich»

Data dell'Evento:
28.03.2014

 

Nome dell'Evento:
Gorgoroth + Vital Remains + Moonreich

 

Band:
Gorgoroth
Vital Remains
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Luogo dell'Evento:
Traffic

 

Città:
Roma

 

Promoter:
No Sun Music [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di No Sun Music

 

Autore:
Snarl»

 

Visualizzazioni:
3269

 

Live Report

[MetalWave.it] Immagini Live Report: GORGOROTH Il Traffic di Roma continua a tuonare e in data 28 Marzo 2014 l’appuntamento per gli amanti del Black Metal è appunto in questo locale, con i Gorgoroth a tornare a calcare i palchi italiani, che per questa occasione vengono accompagnati dai rinomati deathsters Vital Remains e dai francesi Moonreich. Per la verità, come band d’apertura ci sarebbero dovuti essere i romani Sudden Death, che tuttavia hanno dato forfait il giorno stesso del concerto.
Si inizia più o meno puntuali quando dunque i Moonreich, quartetto black metal francese, salgono sul palco. Ora: conosco bene la musica di questi quattro ragazzi da Parigi, visto che in questa webzine entrambi i loro album sono da me stati recensiti. Tuttavia, per quanto la band ci dia dentro e faccia il possibile per coinvolgere e attrarre il pubblico, la prestazione live di questi ragazzi non è scevra da difetti.
Il primo difetto che salta subito all’orecchio è quello di una qualità sonora abbastanza confusa a livello di chitarre: dovunque ti mettevi, cioè a destra del palco, a sinistra o dietro, il suono mi è risultato sempre confuso e ci mancava sempre l’ascolto di uno strumento. Nella fattispecie, o era il basso o la seconda chitarra, mentre da lontano i suoni erano molto impastati, e le canzoni dei Moonreich ne hanno risentito visto che i loro brani a tratti sono armonizzati, o comunque complessi in quanto a arrangiamenti, e pertanto hanno bisogno di suoni molto migliori per poter essere apprezzati. Ma non è tanto questo a scalfire il concerto della band, quanto piuttosto (a detta di molti presenti) la qualità compositiva che non ha convinto tutti. Ovviamente essendo questo un live report e non la recensione di un album, non è necessario soffermarsi sulla qualità dei brani in sé, ma quanto la band sappia riproporli efficacemente da live, e purtroppo anche così c’è chi ha apprezzato qualcosa, chi come me ha gradito molto i brani del secondo album restando un po’ indifferente a quelli del primo, e chi non ha gradito in generale; di certo i suoni non nitidi non hanno aiutato la comprensione dei brani. A tutto questo aggiungete una resa scenica aperta al pubblico ma comunque che sembra imbarazzata e titubante, con il cantante Weddir che annunciava i brani ma io non ho capito neanche un titolo, con tutto che capisco sia l’inglese che il francese.
In conclusione: probabilmente zavorrati dal fatto di suonare in apertura e pur con varie scusanti, il concerto dei Moonreich non è stato una figuraccia, ma neanche qualcosa al top, frutto di una band che non brilla da live se non ha suoni migliori di chitarra e dove occorre più precisione dei dettagli. Il voto (65/100) ne premia l’onestà e la voglia di sbattersi il più che si può, ma a me sono sembrati ancora un po’ acerbi.

Salgono ora sul palco i Vital Remains. Ok, non ci sta più da tempo Dave Suzuki, ok, a parte il bassista sono tutti membri nuovi (pur se molto bravi strumentalmente), ok è da un po’ di tempo (7 anni, attualmente) che non fanno l’album nuovo. Ma ce ne importa? No. In fin dei conti, Tony Lazaro alla chitarra c’è ancora, i brani sono sempre quelli, e la sostanza musicale è virile, potentissima e rabbiosa proprio come il death metal fatto bene dovrebbe essere. Appena si comincia a tritare tutto, con una scaletta dei brani simile a quella presentata nel DVD loro, il cantante Brian Werner (semi-omonimo di Marilyn Manson, quindi...) mostra voce, potenza, classe e carisma, con tanto di incitamenti continui al pubblico tra headbangings, stage divings dello stesso Brian sul pubblico, induzioni a wall of death e moshpit vari durante le 7 o 8 canzoni dei Vital Remains, delle quali il picco è stato senz’altro la famosa e seminale “Forever Underground”, portata come quinta canzone in scaletta, mentre anche il paio di brani (anche se c’è chi dice che erano tre) di “Dechristianize” sono stati parecchio apprezzati.
In generale, suoni nitidi e parecchia grinta sul palco hanno fatto sì che questo dei Vital Remains fosse un concerto abbastanza “flawless”, caratterizzato dal fatto di essere estremamente godibile e diretto. Una vera e propria dimostrazione di quanto il death metal, meglio se dal feeling malvagio, riesca a dare vangate in faccia a un pubblico che concepisce questo genere come “troppo tecnico” o che, peggio ancora, quasi non lo distingue più dal deathcore. Ben vengano concerti così. Voto: 93/100.

Ma l’attesa era per i Gorgoroth, i quali per questa occasione si sono presentati accompagnati nientemeno che da sua maestà Hoest e da una formazione che sinceramente non mi è affatto sembrata quella del nuovo loro album in preparazione, visto che oltre a Infernus c’era un altro chitarrista, e che il bassista non era certo Bøddel degli Obituary, visto che quello sul palco era mancino, magro e calvo. Non sono riuscito a capire, inoltre, se alla batteria ci fosse Tomas Asklund, visto che l’immensa quantità di fumo presente sin dall’inizio rendeva il palco visibile al massimo per metà.
E va detto che questo è stato il miglior concerto dei tre che ho visto dei Gorgoroth. Anzitutto, visto che nei live reports è prioritario l’impatto scenico, parliamo di Hoest: un frontman incredibile, rabbiosissimo e che riesce a essere estremamente coinvolgente pur facendo pochissimi movimenti e riducendo al minimo indispensabile i discorsi sul palco, che nella fattispecie sono stati un “grazie” in italiano a fine concerto e un laconico ma tonante “Vocals in the monitor! Please”. Tutto qua. A Hoest non serve altro, tanto la musica, l’abbigliamento e la presenza scenica parlano per lui, soprattutto quando, come in questo caso, suona insieme ai Gorgoroth. E per un Infernus freddissimo e che si limita a suonare la sua Jackson, l’altro chitarrista e il bassista si mostrano invece più coinvolgenti sul palco, incitando e facendo alzare le mani al pubblico, riuscendo a centrare il bersaglio in un tripudio di suoni perfetti e di canzoni che tranne la bella “Aneuthanasia” pescano a piene mani dal passato della band, proponendo una scaletta invero non molto diversa da quella che proposero sempre a Roma nel 2011 con Pest alla voce. Certo, ci si potrebbe lamentare che i Gorgoroth continuano a non fare la celebre “Possessed (by Satan)”, che preferirei sentire “Destroyer” e “Incipit Satan” staccate per una volta, e che gradirei anche ascoltare “Open the gates” o l’omonima “Gorgoroth”, che a ogni concerto la gente acclama sempre a gran voce, e infine si potrebbe chiedere qualche bis, ma è inutile: i concerti di questi padri fondatori del Black Metal sono così, ne dovreste essere abituati ormai a questo trademark. Il concerto dei Gorgoroth è questo. Prendere o lasciare. Io per me, prendo. Voto: 96/100. E ribadisco che i Gorgoroth con Hoest sono stati meglio in questa occasione del concerto che ho visto con Gaahl nel 2005 (che più che altro ha lo sguardo agghiacciante, ma poco altro), e sono stati molto meglio come resa complessiva del concerto da loro fatto con Pest nel 2011.
Nota a latere del concerto: c’è chi si è lamentato del fatto che i Gorgoroth e Hoest soprattutto si siano mostrati sgarbati sia sul palco che dopo, e che Hoest soprattutto si sia rivelato un bel po’ manesco contro chi faceva stage diving finendo direttamente sul palco (al traffic non ci sono le transenne a separare il pubblico dal palco). A uno di questi, per quel che mi è stato riferito, Hoest ha affibbiato un pugno in testa e pure un calcio. Per quel che ne ho visto, si è trattato di un pugno sì in testa non forte ma nessun calcio, con la security sul palco pronta a fare il proprio lavoro. L’opinione del sottoscritto è che dall’ottica di chi sta sul palco, mi resta difficile non dare ragione alla band, visto che con tutto quel fumo, quel poco spazio, monitors ed eventuali pedali presenti, ci vuole un attivo a staccare un jack, spostare un monitor o finire contro un musicista, col risultato di compromettere un concerto. Ok divertirsi, ok lo stage diving, ma se non c’è spazio per farlo, evitiamo per favore.

Si conclude questo concerto e il sorriso stampato sulla faccia mi rimane impresso per qualche giorno. Un po’ per la qualità della musica, un po’ per la gran sorpresa del binomio Gorgoroth/Hoest, davvero incendiario, un po’ per la grande prestazione dei Vital Remains, che hanno fatto un degnissimo concerto pur se offuscato dalla prestazione devastante degli headliner. Poco da dire: Serata riuscitissima. Di quelle che personalmente mi hanno toccato il cuore e che mi rendono orgoglioso di amare questo genere musicale (ormai a 30 anni non mi capita più tanto spesso), e fatico a capire come si possano sprecare posts e ragionamenti su come e perché il BM sia “morto” secondo alcuni.
Come postilla finale, resta solo il piccolo cruccio che personalmente nel bill del concerto avrei preferito vedere un concerto black metal con più bands black metal italiane in apertura, in modo da spingere di più qualche nome storico romano e non. Non sarebbe stata una cattiva idea, no?

Si ringrazia Michele Cacciari per il materiale fotografico.

 

Immagini della Serata

 

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