«Revolution is Heavy No.9»

Data dell'Evento:
14.11.2013

 

Nome dell'Evento:
Revolution is Heavy No.9

 

Band:
Vomitory
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Slowly Suffering

 

Luogo dell'Evento:
Tipografia

 

Città:
Pescara (PE)

 

Promoter:
Frantic Factory [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Frantic Factory

 

Autore:
Snarl»

 

Visualizzazioni:
3818

 

Live Report

[MetalWave.it] Immagini Live Report: Slowly Suffering Grazie al locale di Pescara, Tipografia, e l’efficientissima organizzazione Frantic Factory, Pescara torna a tuonare e a sanguinare metal da tutti I pori. Per questa occasione non poteva mancare una tappa dei Vomitory nel loro tour di addio in terra Pescarese, e ad accompagnarli ci pensano i modenesi Hateful e gli Slowly Suffering, da San Bendetto del Tronto.
Il concerto comincia con una temperatura in calo e con un afflusso di entranti che oltrepasserà di poco le 100 persone, folla che però si vedrà totalmente solo nella band svedese headliner. Nel frattempo intorno alle 22 30 cominciano a suonare i marchigiani Slowly Suffering, band non di recente formazione ma comunque non molto nota qui in Abruzzo, anche se i più devoti all’underground ricorderanno di un recente concerto all’Orange Rock Cafe di Pescara che ben impressionò la folla, e ricorderanno anche la presenza di volti provenienti da gruppi abbastanza più noti che affiancano il cantante/chitarrista Luca, tipo il bassista degli Armed Riot e il batterista degli Acheronte. Sette sono i brani proposti dagli Slowly Suffering, dei quali 5 inediti, un brano nuovo e una cover dei Carnage per circa 35-40 minuti di un death metal old school parecchio grezzo, che si rifà ai primi dischi dei nomi del death americano, di quelli che erano sicuramente death metal ma ancora massivamente influenzati dal thrash, e in parte minore ai primi gruppi svedesi seminali del genere. Gli Slowly ce la mettono tutta, ma un pubblico già numeroso ma sonnacchioso e ancora un po’ indolente recepisce a fatica la proposta musicale del trio picetino sia per il dazio da pagare per essere il gruppo d’apertura, sia per una questione di suoni: il suono molto chiuso e corposo della Jackson del cantante/chitarrista è buono e spesso, ma se può funzionare in un locale basso e più piccolo tipo l’Orange, di certo è meno adatto ad un locale come Tipografia, che a causa di un certo eco finisce per disperdersi un po’ ed essere un po’ confuso (anche se sotto il palco era più nitido). Con questo handicap, gli Slowly Suffering fanno il possibile, e si vedono pure i più forsennati cominciare a pogare per poi raccogliere i cocci, ma la presa sul pubblico è stata comunque qualcosa di discreto e poco più. La prestazione della band, pur se grintosa e dotata di classe, è per questa volta un po’ limitata a fare da contorno. Voto: 64/100

Tocca ora ai modenesi Hateful salire sul palco, un altro power trio arrivato proprio in quest’anno al suo secondo full length tramite la The Spew Records, e fautori di un death metal abbastanza intricato, più tecnico che brutale, e anche se si parla comunque di una band che aggredisce, i termini di paragone musicali sono da ricercarsi più in cose tipo Suffocation che in attacchi old school. E forse questo può essere stato un difetto per questo trio modenese, che a scapito di una musica eseguita fedelmente e in maniera potente, non riesce neanche questa ad esaudire la richiesta di aggressione del pubblico, che non chiedeva altro che di essere travolto e ben scaldato per i Vomitory.
Limitare a questo il concerto degli Hateful sarebbe tuttavia un delitto grossolano, perché nonostante questo il concerto rende bene, fa avvicinare gente vicino al palco, e complici dei anche suoni molto buoni e poco impastati, si rivela godibilissimo per le orecchie e gli dona anche una certa spettacolarità, che è l’ideale per tenere su il palco quando si suona un death metal così tecnico. I pezzi eseguiti sono 11, più o meno equamente distribuiti tra primo e secondo album, relativamente corti e comunque sufficientemente potenti per scaldare timidamente il pubblico oltre che, perché no, dare anche una differenziazione dei gruppi proposti pur non discostandoci un attimo dal perimetro del death metal degno di questo nome.
Insomma: promossi anche gli Hateful, particolarmente interessanti a metà scaletta e alla fine, dove forse il pubblico ha reagito meglio alla proposta musicale, con degli applausi strappati e una potente e tecnica, ma mai fine a sé stessa. Il voto finale premia soprattutto la riuscita della resa live malgrado una musica non facilmente digeribile dal vivo. Se dovessero venire a suonare dalle parti vostre, fateci un pensierino e spendetelo pure per comprare il loro ultimo lavoro discografico. Voto: 75/100

Salgono sul palco i Vomitory e l’atmosfera si fa incandescente, nonché stracolma di gente. I Vomitory sono una di quelle bands che, come accadde per i Carnal Forge in passato, hanno sempre avuto una specie di controversia per certi media locali: per loro, trattamento con sufficienza a ogni release. Non molto spazio alle riviste, e tutto commentato con frasi tipo “brutalità troppo estrema”, “nessuna concessione alla melodia” quando imperversava la contaminazione del Gothenburg sound coi ritornelli puliti, “pochi rinnovamenti”, insomma, sempre il solito estremismo, che fece passare inosservati o quasi dei disconi come “Revelation Nausea”, “Blood Rapture” o “Terrorize Brutalize Sodomize”.
La risposta a tutto questo può essere facilmente data da un loro concerto tipo quello fatto questa sera: certo, si può anche capire che magari sono un po’ monotoni, forse puntano tutto solo sulla violenza e che addirittura non siano granché originali, ma resta il fatto che da live i Vomitory ti prendono e ti strapazzano per bene. I suoni non erano perfetti, con un’oscillazione di volumi tra le due chitarre per tutti i concerti, ma non interessa a nessuno: dalla prima “The carnage rages on” fino alla conclusiva “Chaos Fury”, riproposta nei bis, il concerto dei Vomitory è un martirio di potenza, old school style e velocità quasi senza soste, senza compromessi e senza colpi a vuoto, con delle rasoiate che passano un po’ tutti i dischi dei Vomitory proponendone un best of sommario e dedito esclusivamente alla brutalità più feroce, il tutto per poco più di un’ora di una musica che strappa stage diving a profusione, violente pogate e headbangings continui sia da parte della band che da quella del pubblico, che non si è davvero risparmiato apprezzando le vangate in faccia. Anche i Vomitory apprezzano l’accoglienza calorosa, mostrando il loro stupore di tanto sudore e sbattimento per la loro musica e incitando il pubblico a pestare duro ancora di più. Il premio è dato dai bis. Al posto di uno (la scaletta prevedeva solo “Chaos Fury” nei bis), i Vomitory annunciano che come premio eseguiranno due canzoni, delle quali la prima è stata l’opener dell’ultimo album, ovvero “Regorge in the morgue”, per poi concludere con “Chaos Fury”.
Finito il concerto, non resta che farsi foto con i Vomitory e parlare di questo scioglimento imminente, dovuto al fatto che la band vuole ancora suonare ma non può permettersi le spese per la vita, che la situazione economica è divenuta difficile, e che le famiglie necessitano per alcuni membri di maggior presenza. Alla mia domanda: “Ma scusate, bands del vostro calibro non sono professioniste?”, ci sono rimasto stupito di quando dal cantante bassista ho saputo (contrariamente a quanto sosteneva un magazine italiano metal in un numero di anni fa) che i Vomitory non sono mai stati professionisti, e che se volevano esserlo sarebbero divenuti degli altri The Haunted o “In Flames wannabe”. Alla faccia di chi, dopo due serate o anche dopo un demo, si va già a categorizzare come proposta musicale! Questo sì che è stare nell’underground. Voto: 89/100

In conclusione: certo, saranno anche un po’ puntanti sulla violenza gratuita, ma ciò non toglie che un concerto dei Vomitory se non ci fosse lo vorreste. Lo vorreste per l’impatto fisico, per la violenza e per la scarica di adrenalina che vi dà, sempre che siate disposti a tollerare tale violenza. In caso non ne siate propensi, non fatevi troppi problemi: il giorno in cui questo live report sarà uscito, non ci saranno più date dei Vomitory in italia, quindi non avrete motivo di preoccuparvi. Pescara comunque c’era, chi per fracassarsi le ossa, chi per bere, chi per farsi cultura musicale. Voi c’eravate? Aggiungete dieci punti per il valore storico di questo concerto.

NdR: alcuni videoclip del concerto sono stati inseriti nel nostro canale youtube al seguente indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=pwk_l5SeHSc&list=PL1E241433BE767649

 

Immagini della Serata

 

Recensione di Snarl Articolo letto 3818 volte.

 

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