Intervista: Tommy Talamanca
Parlaci un po’ di come e quando nata questa tua ultima creatura chiamata “Atopia” e il perché di questo titolo...
La composizione di “Atopia” è andata di pari passo con la scrittura del nuovo Sadist “Firescorched”, che uscirà il 20 maggio per Agonia Records. Molto prosaicamente, tutto il materiale che non poteva andare sul disco Sadist, per motivi di coerenza stilistica, ma che secondo me poteva essere interessante musicalmente, è su “Atopia”. Il titolo poi è abbastanza esplicativo della filosofia dietro a questo album, che non avendo una cifra stilistica ben definita, risulta essere di difficile collocazione.
Puoi spiegarci un po il concept dietro lo sviluppo “Atopia”?
Come già sul precedente “Na Zapad”, sono tornato sull'idea del viaggio come fine e non come mezzo, per me il musicista è un vagabondo, o forse meglio dire un apolide, che per sua natura non può fermarsi in un luogo preciso, ma continua questo moto perpetuo senza apparente scopo, se non il moto stesso.
Come nasce l'idea in copertina? Cosa rappresenta e come si contestualizza nel lavoro proposto?
In contrapposizione con la cover del nuovo Sadist, molto ricca di dettagli ma al tempo stesso diretta, la cover di “Atopia”, nella sua semplicità, porta alle più disparate considerazioni, anche se l'allegoria di un non luogo è sicuramente la più appropriata.
Come nasce la collaborazione con la cantante Gloria Rossi? Cosa ti ha colpito particolarmente nel suo modo di cantare e dove vi siete conosciuti la prima volta?
Gloria collabora in Nadir Music in qualità di insegnante di canto e vocal coach già da qualche anno. Non solo è una professionista eccezionale, ma anche una persona con cui è molto facile relazionarsi sul piano umano e artistico.
Hai composto ben undici brani, tolte ovviamente le cover dei Sadist. A quale tipo di sperimentazione sei ricorso ed in particolare cosa pensi della naturalezza dei suoni rispetto all’inserimento dell’elettronica nella realizzazione di un album?
Quando penso all'arrangiamento di un brano, cerco di concentrarmi sul suono finale, ed utilizzo qualsiasi strumento necessario per ottenerlo. Oggi più che mai la musica è contaminazione: non potendo più inventare, bisogna reinterpretare, avendo però sempre a fuoco un unico obiettivo: scrivere delle belle canzoni che possano trasmettere qualcosa a chi le ascolta.
6) “Atopia” ha una base prog ed allo stesso tempo offre una carrellata di iniziative sia ritmiche sino anche al new age. Cosa ha ti ha ispirato particolarmente per miscelare questi generi che sembrerebbero abbastanza equidistanti tra loro?
Il prog e la sperimentazione sono gli elementi che in qualche modo legano insieme Sadist con queste mie “fughe” solistiche, ma oltre a questo, sia in un progetto che nell'altro, mi sono posto dei paletti ben precisi, e cioè che il mio progetto solista non dipendesse stilisticamente dalla band principale, per far questo, l'unico modo, era depurare le composizioni dalla matrice metal. Credo che il riarrangiamento di “Fog” sia esplicativo in tal senso.
Provi emozioni diverse nel realizzare un disco solista oppure, nel farlo, senti comunque la mancanza di entrare in sala registrazione con gli altri ragazzi dei Sadist e scambiarvi delle idee di come comporre o modificare un brano?
Il focus è sempre sul risultato. Lo studio di registrazione può alle volte diventare anche una gabbia, soprattutto per chi, come me, in studio di registrazione ci lavora in pianta stabile. La composizione oggi è molto diversa rispetto agli inizi di Sadist: allora si componeva in sala prove rifinendo le idee di volta in volta. Oggi ci si scambiano le preproduzioni e fondamentalmente i musicisti lavorano abbastanza in solitaria. Certo, si è perso un po' di romanticismo forse, ma del resto questi sono i tempi in cui ci è dato vivere.
Come mai questa volta ti sei orientato su panoramiche più sperimentali, un po’ distanti dal solito stile che ti caratterizza?
Non so quale sia lo stile che mi caratterizza. Lavoro molto come produttore arrangiatore in ambito pop per cantanti e solisti, e chi ascolta Sadist credo farebbe molta fatica a credere che dietro ad un cantante trap, pop o indie ci possa essere il chitarrista di una band death metal! Bisogna distinguere la composizione dall'arrangiamento. Poi, certo, il mio background è il rock duro, ma prima di essere un rockettaro ed un chitarrista, sono un musicista.
Nei riguardi del particolare momento storico che stiamo vivendo, come pensi che il la pandemia impatterà la scena musicale Italiana e mondiale?
Sta già impattando, e lo vediamo dalle continue cancellazioni di tour e festival che vengono regolarmente riprogrammati. Non nascondiamoci però dietro ad un dito, la musica era già in crisi prima del 2020, quello che è successo dopo è stato fondamentalmente un acceleratore. E' necessario un cambio culturale che, ahimè, non si vede all'orizzonte. Non sono molto ottimista, ma cerco di non essere disfattista, diciamo che ora si naviga a vista.
Vuoi ringraziare qualcuno in particolare che abbia contribuito alla pubblicazione del lavoro?
Ovviamente Gloria Rossi per il suo splendido lavoro, e poi i miei soci in Nadir, Federico, Paolo e Trevor per l'amicizia ed il supporto. E, naturalmente, chiunque vorrà ascoltare il mio album.
A te l'ultima parola...
Ai fan dei Sadist che dovessero ascoltare “Atopia”: non temete, “Firescorched” sarà cattivissimo, oltre ogni aspettativa!
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