«Pissed to Death Festival»
12.03.2010
Nome dell'Evento:
Pissed to Death Festival
Band:
Master
Sacrificial Slaughter
Potential Threat
Luogo dell'Evento:
Target Discopub
Città:
Valenzano (Ba)
Autore:
Crash»
Visualizzazioni:
2211
Live Report
Un festival di metal estremo a Sud, in questo periodo dell'anno e in data infrasettimanale: tutta una serie di scelte coraggiose che purtroppo hanno evidenziato per l'ennesima volta quanto siano in realtà sopravvalutati i numeri del popolo del metal in Italia. Ma la questione riguarda la sola quantità, perché dal punto di vista qualitativo non c'è discorso che tenga, spettacolare il concerto, spettacolare il pubblico. Purtroppo, per i tempi che corrono, un festival con i coerentissimi Master non è esattamente ciò che mobilita orde di giovani metalhead, che tutt'al più potrebbero pensare, confusi, a un gioco di ruolo. Ma procediamo con ordine.
L'uditorio si conta davvero sulle dita quando siamo giunti sul posto e il palco è pronto per il concerto. Veniamo messi al corrente della defezione dei britannici Walking Corpse, sembra per un problema di salute del vocalist. Peccato, ci sarebbe piaciuto vederli in azione.
Intanto arriva il momento di unirsi ai quattro gatti presenti e godersi la performance dei blackster salentini Dark Unfathomed, che sono già sul palco col loro make up e i due tastieristi con la cappa bianca. Il loro sound è maestoso e magniloquente, con influenze goth e, presumibilmente, una forte presenza delle tastiere. A dire il vero, di Black in senso più stretto se ne sente davvero poco, i salentini si riferiscono maggiormente a discorsi più recenti e abbordabili, Graveworm e Dimmu Borgir recenti tanto per capirci. Il lavoro svolto dalle due tastiere è davvero buono, anche se pensiamo fosse lecito aspettarsi qualcosa di più originale, che quantomeno ne giustificasse la compresenza. E la band fa il suo costruendo strutture melodiche viaggiando su tempi medi, però dal punto di vista dello spettacolo e della presenza scenica fa meno dell'indispensabile, risultando piuttosto fiacca e poco coinvolgente. In generale una discreta performance, sporcata un tantino da evidenti stecche sul secondo brano.
Velocissimo cambio di palco e poi tocca ai pugliesi Perfect Breed, una giovane e promettente band dedita a un moderno sound Prog death, pieno di riferimenti a Opeth e Meshuggah. Purtroppo evidenti difetti di equalizzazione hanno inciso negativamente sull'esibizione dei ragazzi, affossando totalmente la tastiera e addirittura la voce in alcune circostanze. I Perfect Breed però ce la mettono tutta, coinvolgono il pubblico e fanno sfoggio di una perizia tecnica invidiabile per l'età. Unica pecca la clamorosa stecca sul primo brano e i problemi audio che non hanno risparmiato nessun brano, in particolare l'ultimo, al limite dell'inascoltabile nella seconda parte. Un vero peccato, ci auguriamo di aver modo di ascoltare ancora i ragazzi in circostanze più favorevoli.
La gente intanto inizia ad arrivare, anche se il numero effettivo di pubblico in sala è ancora lontano dall'essere incoraggiante. Intanto tocca a un'altra band emergente locale, i Brutallers Deadlystrain, altro gruppo giovane e interessante che, sua fortuna, non deve fronteggiare problemi fonici sul palco, da dove sfoggiano un Brutal Death da capogiro, con un'ottima presenza scenica e una tecnica indiscutibile. I ragazzi percuotono spietatamente gli ascoltatori che sembrano gradire i pesantissimi groove e blast beat, in puro stile Suffocation. La band ci dà giù pesante, seguita dal pubblico che poga sotto i colpi devastanti delle ritmiche e del potente growl del vocalist, in forza anche nei veneti Grimness 69. Davvero un'ottima performance, perfetto preludio a ciò che sarà di lì a poco. Mentre le band d'oltreoceano si dedicano ad abbondanti piatti di maccheroni, i tecnici preparano il palco perché adesso tocca al devastante grind dei californiani Destroy The Opposition, giovanissima band ispanico-americana (il vocalist infatti si rivolgerà al pubblico in spagnolo) dedita a un Death grind incazzatissimo e groovy, un continuo alternarsi tra furiosi blast beat e breakdown spezzaossa. Riff tiratissimi, attitudine violenta e irriverente (il vocalist inneggia continuamente a un utilizzo non propriamente legale della canapa indiana, ndr), buon bagaglio tecnico e pezzi ben costruiti, peccato solo che il pubblico, per quanto aumentato, non sia ancora tantissimo anche se bisogna ammettere che si scatena senza risparmiarsi. Siamo certi che di fronte a un pubblico più numeroso anche la performance scenica sarebbe stata migliore. In ogni caso, considerata la giovane età, questi ragazzi promettono bene. Speriamo anche l'album, che dovrebbe uscire a fine anno, sia all'altezza.
La setlist:
An Intolerable Purpose
Waking
Bless Me
New Song 1
Declared
Necro
Chapter
New Song 2
Arriva il momento di fare sul serio: i Thrasher Potential Threat SF, direttamente dalla mitica Bay Area, salgono sul palco per scrivere una pagina di storia che la Bari metallara difficilmente scorderà. Gli aggettivi per gli statunitensi si sprecano quando sono sul palco: semplicemente fuoco e fiamme, con una presenza scenica, un'attitudine e una capacità di coinvolgere il pubblico semplicemente unica, impareggiabile. Il terzetto californiano propone un semplice Thrash direttissimo e privo di fronzoli, provate a immaginare il gusto melodico dei Metallica anni Ottanta, il groove dei Pantera e la rabbia degli Slayer, tutto concentrato in unico terzetto capace di incendiare l'animo dello spettatore più imbolsito. Purtroppo il pubblico (scatenato oltre ogni limite) è troppo poco per una band così, di quelle che vedono nel palco l'habitat naturale. Arpeggi e linee vocali a là Metallica (un pezzo ricorda tantissime “One”), pesantezza e breakdown panteriani, blast beat devastanti a là Dave Lombardo, una capacità davvero unica di rapportarsi col pubblico, che non smetterà un secondo di pogare e scavalcare le transenne. Non c'è davvero altro da dire, i Potential Threat sono vere belve da palco, gli headliner “morali” del Pissed to Death.
La setlist:
Written in Blood
Watch it Fade Away
Remember the Violence
Second to None
For Our Nation
Walk Through Fire
For All the World to See
Far from the Truth
Dopo l'aggressione Thrash dei Potential Threat è l'ora del Death old school e incazzatissimo dei californiani Sacrificial Slaughter, altre inarrestabili bestie da palco. Gli statunitensi hanno percosso senza pietà il pubblico barese col loro sound classico e privo di compromessi, violentissimo e privo di un qualsivoglia spessore tecnico e melodico. Niente fronzoli, i Sacrificial Slaughter sono rimasti fermi ai primi anni Novanta, quando il nascente Death metal era grezzo e senza compromessi, una continua sassata fatta di riff assassini e growl marcio, distante anni luce da sofisticatezze e melodia. Anche i Sacrificial Slaughter dimostrano una certa dimestichezza col palco e col pubblico, che poga senza fermarsi dal primo all'ultimo brano. La band non lesina sfuriate in blast beat e infernali mid tempos a là Incantation, con un' equalizzazione sonora volta a sottolineare gli aspetti più marci del loro sound. Non c'è molto altro da dire se non che i californiani hanno impartito una sana lezione di serio Death metal, di quello grezzo e cattivo che le nuove generazioni sembrano aver dimenticato.
La setlist:
Waist Deep in My Filth
Brought by Fire
Submission
Forced Incarceration
Imminent Domain
Spontaneous Suicide
Aggressor of Death
Double Segrun
Vile Demise
Sacrificial Right
Dopo quest'altra mazzata infernale un po' di quiete ci sta tutto, perciò lo staff impegnato nell'ultimo cambio di palco se la prende con calma e nessuno sembra dispiacersi. Ma alla fine i Master sono lì, con Paul e la sua barbona che guarda tutti minaccioso e lo show inizia. Nessuno può rimanere indifferente di fronte a qualcosa del genere, nessun metalhead sano di mente può ignorare una simile dimostrazione di sana e cattiva vecchia scuola quando a impartirgliela sono dei maestri di tale levatura, dei veri e propri signori dell'underground. Risolto qualche problema fonico, i Master hanno dato inizio alla devastazione con brani storici come “Master”, “Shoot To Kill”,”Pay to Die” o pezzi meno stagionati come “Slaves to Society”. Impossibile descrivere la carica che gli statunitensi sono in grado di dare, col loro sound estremo ma dal mood punk, ossia una miscela esplosiva che ha scatenato le circa centoventi persone presenti in sala. C'è poco da fare, i Master sono i Motorhead del metal estremo, una macchina devastante che non risparmia niente e nessuno, una doppia, tripla lezione di old school, che nei tempi di infame e poco virile modernità in cui viviamo, un sano e vecchio sound coi contro-attributi è l'elemento necessario per una band che vuole essere in grado di creare l'atmosfera perfetta per un vero party del metallo. Purtroppo non sono in molti a capire che spettacoli del genere sono sempre più rari, che andare a concerti come questo è l'unico modo per assistere a veri eventi metal, nel senso più proprio del termine, cioè lontani da educande di conservatorio e pagliacci con trucco e frangetta.
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