Intervista: Messa

Intanto ciao ragazzi e grazie per averci concesso questa intervista. Una domanda mi sembra doverosa per chiedervi sin da subito se vi aspettavate un risultato così importante da questo vostro ultimo lavoro “Feast For Water”.
Grazie a voi.
Speravamo sicuramente in risposte positive, ma le cose sono andate ben oltre il nostro immaginario. Siamo molto felici di questo, e se riusciamo a ‘muovere’ qualcosa nei nostri ascoltatori vuol dire che abbiamo centrato uno degli obiettivi. Nonostante tutto, però, è necessario essere soddisfatti del proprio lavoro, in prima persona e come band.
Come mai avete voluto prendere come fonte di ispirazione uno degli elementi cardine della nostra esistenza come l’acqua; cosa rappresenta per voi questo elemento e in che modo ha influenzato il vostro disco.
L’acqua è l’elemento dell’inizio. Rappresenta la potenza e la semplicità. E’ da sempre l’elemento chiave delle iniziazioni, ed è presente in cerimonie e rituali di qualsiasi tipo. Il senso di annegamento e di disturbato tepore che questo elemento naturale suggerisce ci ha colpito nel profondo, e ci ha dato la possibilità di esprimere le nostre sensazioni a riguardo.
Musicalmente, da quali esperienze deriva ciascuno di voi e come siete riusciti a sviluppare un sound così personale che poco o quasi nulla ha in comune con altre band in circolazione.
Al momento la maggior parte di noi ha all’attivo altri progetti musicali. I generi dei suddetti gruppi vanno dal prog, al black metal, dark psych, grind-death metal.
Pensiamo che la sperimentazione e l’apertura mentale siano fondamentali per creare della musica personale. Cercare soluzioni non scontate e ‘inedite’, se così le vogliamo chiamare, è parte integrante del processo di creazione dei nostri brani.
Prevalentemente come nasce un brano dei Messa e quanto influisce, se presente, il fattore dell’elettronica;
Di solito il processo inizia quando qualcuno di noi presenta dei riff, una struttura per la canzone e una visione generale. Lo step successivo è l’arrangiamento. Lavoriamo tutti assieme per dare una forma al pezzo e sentiamo se a nostro avviso funziona oppure no. Riteniamo che l’amalgama tra tutti gli strumenti sia molto importante, in quanto durante questa fase la canzone inizia ad assumere la sua vera natura e forma. Successivamente arrivano le parole e le linee vocali, anche queste importantissime. Se qualcuno di noi non è convinto/a del risultato, continuiamo a lavorarci finché non arriviamo ad esserlo tutti.
Cerchiamo di mantenere sempre un approccio collaborativo. Spesso le nostre opinioni si scontrano, ma creano un caos vivo che ci porta a un confronto musicalmente costruttivo, che ci fa crescere.
Nel corso dell’ascolto del disco, non è difficile ascoltare numerosi richiami alla musica psichedelica, e bluesy anni ’70 oltre a quella stoner, in che modo questo tipo di generi ha influenzato il vostro particolare doom metal.
Riteniamo che l’influenza subliminale della musica psichedelica (nella sua vasta accezione) e del blues sia in qualche modo ben presente nel nostro sound. Lo stile di Alberto (chitarra) risente chiaramente di suggestioni del delta blues, così come del blues elettrico degli anni 60 e 70, e anche di una particolare vena espressiva riconducibile a Jimmy Page, per esempio. Teniamo a precisare che le influenze musicali dei Messa sono tanto eterogenee quanto le esperienze e i caratteri stessi dei quattro individui che compongono il gruppo.
L’espressività massima, al di là dell’indiscusso quanto accattivante sound, viene oltretutto raggiunta anche con la splendida voce di Sara che ha anche un ottimo portamento di scena; da cosa trae ispirazione per raggiungere questo tipo di espressività.
L’atteggiamento sul palco deve essere spontaneo, non forzato. La voce è uno strumento particolare, unico. Se si ama ciò che si fa, e lo si fa con sentimento e sincerità, il risultato è palpabile.
Nel corso dell’ascolto, al di là dell’ottima resa del lavoro mi hanno particolarmente colpito “Leah” e “The Seer” sia per le atmosfere che per le ritmiche e per la sperimentalità che li contraddistingue; di cosa parlano questi due brani e come si colloca il contesto sperimentale all’interno del genere a voi più caro ovvero il doom.
‘Leah’ è un pezzo ispirato alla figura di Leah Hirsig, la ‘Scarlet Woman’ di Crowley ai tempi dell’Abbazia di Thelema. ‘The Seer’, invece, riguarda delle esperienze personali rielaborate entro un filtro di sequenze immaginifiche e soluzioni concettuali più o meno ermetiche. Lo spirito che anima le parole di questo brano è riconducibile a quello di Parsons e Cameron nella loro raccolta poetico/visuale ‘Songs for the Witch Woman’.
Per quanto riguarda l’aspetto sperimentale di queste canzoni, possiamo dire che il bisogno di battere nuove strade è stato spontaneo e assolutamente non premeditato. Nel momento in cui il processo creativo ha inizio, in gruppo o in solitudine, in sala prove o nelle demo casalinghe elaborate individualmente, il nostro unico obiettivo è creare strutture capaci di coniugare fluidità e ricerca dell’atmosfera. Questi ultimi sono elementi centrali nel concept dei Messa.
Come è cambiato, anche secondo la vostra esperienza, il genere doom nel corso del tempo; quali influenze lo hanno maggiormente reso più accattivante considerando altri generi come il blues e lo stoner oltre agli oramai diffusissimi effetti elettronici;
Con il termine ‘doom’ si definiscono oggigiorno gruppi del tutto diversi. A nostro modo di vedere, il concetto stesso di ‘doom metal’ ha cominciato a scardinarsi e diventare estremamente polimorfo già una ventina di anni fa. Se si ascolta l’operato di gruppi come SUNN O))), Pentagram, Melvins o Neurosis, si possono ravvisare importanti differenze stilistiche, compositive e di ricerca del suono. L’unica prerogativa del doom in senso stretto sembra essere una generica lentezza dei tempi metronomici, ma anche lì il discorso è molto vario. Di fronte a questa catalogazione così ampia è difficile dire quali siano le componenti sonore che più hanno influenzato l’una o l’altra corrente di questo genere. Così come per il jazz, genere musicale fra i più malleabili e permeabili di tutti i tempi, anche per il doom si può ipotizzare un futuro in cui le gabbie archivistiche e settoriali saranno sempre meno importanti.
Come vedi oggi giorno la scena metal nazionale; secondo il tuo parere forse ci sono troppe band e poche idee o il problema è rappresentato dal fatto che oramai difficilmente la musica può considerarsi un lavoro che rende indipendenti e assicura tutti i giorni il pane quotidiano.
Ci sono molte band che reputiamo valide nel panorama italiano. Alcuni di questo sono NAGA, GRIME, ASSUMPTION, GORRCH, HAUNTED… la questione è che tanti gruppi cercano di imitare altri, di copiarli, senza metterci qualcosa di personale. Il risultato può essere buono, ma potrebbe suonare noioso e derivativo. Sicuramente in questo attuale periodo storico la musica non permette di essere economicamente indipendenti, e nel genere metal le possibilità sono ancora più irrisorie! Piacerebbe a tutti noi potersi guadagnare da vivere facendo musica, ma sappiamo bene che è pressoché impossibile.
Come vivete l’esperienza live, cosa provate ogni volta che sali su un palco e vedi un’intera platea pronta ad ascoltare il frutto delle tue idee; cosa vi entusiasma di più.
Ci piace molto suonare dal vivo. E’ un viaggio che ognuno di noi vive in maniera diversa, ci piace perderci nell’azione che stiamo compiendo. Sicuramente vedere che il pubblico apprezza la nostra musica ci fa piacere.
Prossimi appuntamenti cosa avete in serbo per tutti i vostri fan.
Siamo appena tornati da un tour europeo con i nostri amici Discomfort, dieci concerti in 6 paesi diversi. La risposta è stata molto positiva e ne siamo felici. Faremo qualche festival durante i prossimi mesi estivi, e un altro tour europeo ad Ottobre. Per un po' di tempo ci dedicheremo solamente all’attività live.
Grazie mille per questa intervista spero che vi siate divertiti e in bocca al lupo per il vostro futuro e per tutti i vostri prossimi appuntamenti live.
Grazie a voi per l’interesse nel nostro progetto!
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