Intervista: La Menade

Nessuna Descrizione Finalmente anche in Italia un gruppo rock all-female. Vengono dalla Capitale e propongono un rock di qualità, curato sia nella musica che nei testi; cantano in italiano e sono determinatissime a raggiungere ciò che meritano: il successo. Metal Wave le ha intervistate e, dopo la chiacchierata, per niente accomodante, l'idea che s'è fatta è ancora più radicata: meritano in tutto e per tutto questo ambito successo!

 

Ciao ragazze, come è consuetudine per la nostra Webzine cominciamo la nostra intervista lasciando che la presentazione del gruppo venga esposta dai diretti interessati…

Ciao a voi. Siamo La Menade, una all-female rock/metal/alternative (o come volete definirci!) band che nasce a Roma, più o meno nel 2000. Siamo in quattro: io, Tatiana (voce e chitarra), Tanya (tastiere), Cristina (basso) e Lucia (batteria).

E’ uscita la vostra seconda fatica discografica, Male di Luna, dopo l’EP Conflitti e Sogni del 2005: quali le differenza sostanziali tra i due lavori, oltre, ovviamente, al numero di canzoni?

A parte la durata, come da te giustamente evidenziato (il primo era un Ep contenente sei pezzi, mentre “Male di luna” è un full-lenght con 16 brani), senz’altro la differenza principale risiede nel fatto che in questo secondo lavoro abbiamo avuto decisamente un maggiore controllo dei lavori. Ci siamo occupate direttamente, e senza interventi esterni, di tutti gli aspetti della sua realizzazione e di conseguenza sentiamo che rappresenta fedelmente la nostra musica.

Ho potuto notare, con soddisfazione, che i vostri testi trattano, in modo introspettivo, diversi momenti della vita e gli stati d’animo ad essi correlati: come si svolge il songwriting al vostro interno e di cosa parlano prevalentemente i vostri testi?

La stesura di un pezzo può avvenire nei modi più disparati. Solitamente, però, capita che ci si trovi a lavorare su un’idea maturata singolarmente (principalmente da me e/o da Tanya) e su una struttura di base originaria su cui ciascuna poi inserisce la propria parte con molta libertà e senza direttive di sorta. In questo modo abbiamo la possibilità di veder crescere il pezzo in modo naturale come una reale sintesi di ciò che ciascuna è e porta all’interno della band. I testi non hanno una direzione univoca, ma senz’altro la componente introspettiva è importante e riconoscibile. Solitamente sono il riflesso di una qualche esperienza o di un sentimento particolarmente urgente, che si manifesta e cerca di analizzarsi. Non c’è una tematica precisa: qualsiasi evento, emozione, rapporto, piò dare il via all’esigenza di comunicare.

Come mai la scelta, personalmente encomiabile, di cantare in italiano?

E’ una scelta avvenuta molto naturalmente…derivata, in uno con l’apprezzamento per la nostra madre-lingua, anche dalla necessità di adottare un linguaggio comprensibile che ci consentisse di instaurare un rapporto diretto e senza filtri con la gente. Ciò non ha mai escluso però, dai nostri intenti, la possibilità di adottare anche l’inglese, ma senza dubbio, l’intenzione è quella di lavorare anche con questa lingua senza abbandonare la nostra.

Tale scelta potrebbe compromettere un potenziale futuro in mercati internazionali?

Sul punto ci sono correnti di pensiero diverse. Diciamo che l’italiano è in qualche modo un “ostacolo” alla diffusione di musica made in Italy nel mercato internazionale, ma mi piace pensare che ci sia una pur minima possibilità di rendere commerciabile un prodotto all’estero senza snaturarne contenuti e peculiarità. Mi rendo anche conto che nella situazione attuale, ciò appare piuttosto difficile, ed è per questo che stiamo valutando la possibilità di comporre i prossimi brani con delle doppie versioni dei nostri testi, proprio per darci una possibilità anche su quel mercato…vedremo.

Roma, la vostra città natale, è alquanto recettiva nei vostri confronti: il riscontro è altrettanto entusiastico nel resto dello stivale?

Credo che molto dipenda dal fatto che a Roma suoniamo da circa sette anni e quindi abbiamo avuto il tempo di conquistarci un pubblico. Fuori, la situazione è ancora in sviluppo, si spera, e molto possono fare i live, nei quali l’ascoltatore viene in contatto non solo con la musica, ma anche con il feeling che c’è dietro di essa…è quindi un importante momento di coinvolgimento che aiuta ad incrementare la diffusione della musica…

La vostra agenzia è una delle più importanti sul territorio nazionale, la Kick Agency.; in più, due delle vostre canzoni, estratte dalle differenti uscite discografiche, fanno parte di altrettante colonne sonore di film dall’indiscusso successo commerciale. Continuando, avete partecipato a trasmissioni di una certa rilevanza su canali tematici presenti sul satellite, come nel caso di Rock TV: in sostanza, quanto si sta investendo, in termini di immagine e di denaro, nella vostra band?

Direi che è stato speso il necessario per una band che vuole acquisire un minimo di visibilità. Per quanto riguarda la nostra immagine, non c’è nessuno che se ne occupi a parte noi stesse, secondo le nostre preferenze, gusti e inclinazioni e comunque non credo che l’immagine sia più importante per noi, o venga sfruttata maggiormente, di quanto non lo sia per una qualsiasi rock band. L’elemento visivo e “spettacoloso” è sempre stato una componente importante nel rock. Nel nostro caso, il fatto di essere donne, spinge le persone a pensare che ci sia l’intenzione di approfittarne per ottenere consensi più facilmente.
In realtà, molto onestamente, le cose non stanno così. Se avessimo voluto sfruttare la situazione, avremmo potuto farlo molto meglio!!
Passando al discorso più prettamente economico, l’investimento è stato consistente, sia per “Conflitti e Sogni” che per “Male di Luna”, anche se, come ti dicevo, bisogna fare i conti considerando la necessità (e l’obiettivo) di acquisire visibilità…e i videoclip, ad esempio, servono a questo. La Kick lavora bene. Lo ha fatto per l’Ep e l’ha confermato per questo album. Le altre cose che hai menzionato sono state occasioni da non farsi sfuggire, tenendo presente che ci hanno consentito e ci consentono di raggiungere un pubblico più vasto, che poi ha tutta la libertà di decidere se interessarsi o meno a noi.

Ho letto in rete che la vostra resa dal vivo è di gran lunga più aggressiva rispetto a quella ottenuta in sede di registrazione, in cui le linee di chitarre risultano subalterne a quelle delle tastiere: quindi, chi sono le vere La Menade, quelle on stage o quelle in studio?

Mah, in giro si leggono tante cose, non tutte esatte,a parer mio!!
Ad ogni modo, la dinamica tra chitarra e tastiere è sempre piuttosto complessa da rispettare e valorizzare in sede di missaggio. Senza dubbio, dal vivo, siamo supportate da un impatto che viene percepito immediatamente, c’è il calore e il coinvolgimento emotivo-fisico-cerebrale che ti aiuta a trovare una comunicazione con chi ti ascolta e tutto questo ti consente di esprimere immediatamente la tua vera anima e quella dei pezzi che suoni!
Il lavoro in studio è senz’altro più freddo, ma ha il suo valore, oltre che parecchio fascino. Certo, senza dubbio, il live è la nostra dimensione ideale, durante la quale diamo spazio alla nostra voglia di suonare e al divertimento che questa suscita in noi…

In passato ho raccolto testimonianze non proprio entusiastiche del music-bussiness italiano. Nel vostro caso, le scelte sono state ben ponderate: quali sono le difficoltà che si possono incontrare nel firmare un contratto discografico oggi in Italia e come fare a scegliere la proposta migliore?

Bè, se lo sapessi, credimi, avrei risolto molte cose!!!
Il punto è che, solitamente,non c’è da fidarsi…la mentalità del music business (per quella minima parte che ci è dato di conoscere) è veramente obsoleta e opportunistica. Il mercato è guidato e dominato da persone che non hanno coraggio di rischiare, investendo come si dovrebbe, né voglia di dare una possibilità a nuovi artisti…ci si rintana sempre nel conosciuto e nel facilmente tollerabile…ed è un atteggiamento a dir poco detestabile e nauseabondo, oltre che terribilmente sterile.

Avete in progetto una serie di date in Italia o all’estero per questa estate? E, in caso affermativo, come si articolerà tale tournée?

In realtà, abbiamo fatto un tour promozionale tra aprile e maggio e abbiamo in programma di riprendere il tour in autunno. Per quanto riguarda l’estero, ancora non ci siamo mosse in questo senso, ma l’idea non è assolutamente da sottovalutare e la stiamo prendendo in seria considerazione.

Quali sono le influenze avute in passato e quali quelle odierne? E quali sono gli album di riferimento?

Le influenze musicali di ciascuna di noi sono molto diverse, anche se ci sono alcuni gruppi o artisti che possono considerarsi piuttosto comuni. Principalmente, nel nostro passato ci sono metal, hard rock e prog…una buona dose di anni ’70…i Metallica sono un gruppo che ci ha ispirate parecchio, ma in generale i nostri gusti sono molto vari…Cristina ha una predilezione per Pastorius e la fusion, Tanya spazia dalla musica classica all’elettronica, Lucia adora De Andrè, io mi sparo nelle orecchie SOAD, Tool, Mars Volta, etc. Album di riferimento, non saprei quali indicarti…non abbiamo dei “riferimenti”, quanto piuttosto tante influenze diverse che ci guidano incosciamente…credo…

Che importanza ha internet per la musica Hard Rock, partendo dal sito del gruppo terminando allo spazio che ormai ognuno ha su myspace e, ancora, passando dai numerosi portali o blog che trattano tale genere e, per terminare, ai programmi di sharing?

In generale, e non solo per l’Hard Rock, internet è un canale di diffusione essenziale…consente una visibilità ampia e potenzialmente illimitata con costi ridotti e spesso inesistenti. Quindi, è normale che venga sfruttato dalle band per promuovere la propria musica.
Grazie al sito web o a My Space raggiungi una comunità sterminata di potenziale pubblico e ti garantisci, quando funziona, un passaparola che oggi resta ancora uno strumento essenziale per pubblicizzare un artista.
Di conseguenza è opportuno imparare ad utilizzare questi canali, pena l’esclusione da una comunità vera e propria in netta crescita.
Inoltre il web offre tantissime webzine e portali dedicati ai più vari generi musicali e la possibilità di informarsi accuratamente anche prima di arrivare all’acquisto di un album (cosa che, visti spesso i prezzi proibitivi, può essere considerata positiva ed utile).
E’ chiaro che, oltre a cercare di garantire l’utente, fruitore di musica, sarebbe opportuno impegnarsi per tutelare chi la musica la fa e, teoricamente, dovrebbe da essa trarre una pur minima fonte di sostentamento. Quindi, penso ad una legge più centrata su tale obiettivo e ad un sistema di file sharing che garantisca meglio il diritto d’autore…Non può prescindersi da questo se non si vuole impedire ai musicisti di continuare a lavorare!

Avete un messaggio da mandare ai lettori di MW?

L’unico modo per eliminare ogni pregiudizio su di noi è vederci live! Quindi, non dimenticate di controllare i nostri siti (http://www.lamenade.com e http://www.myspace.com/lamenade) per le date in arrivo!!

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Intervista di Ernando Articolo letto 2702 volte.

 


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