Liquid Graveyard «The Fifth Time I Died» [2011]
Liquid Graveyard
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Titolo:
The Fifth Time I Died
Nazione:
Regno Unito/spagna
Formazione:
Raquel Walker - vocals
John Walker - guitars
Juanka Trujillo - bass
Acaymo D. - drums
Genere:
Durata:
51' 25"
Formato:
CD
2011
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Non è semplice trovare le parole adatte a descrivere un disco che porta un pesante biglietto da visita con sé, e cioè quello di essere il nuovo progetto di John Walker, ben noto tra gli amanti del death metal per essere il frontman della band culto inglese Cancer. Qui però lo ritroviamo nella sola veste di chitarrista, salvo sparute apparizioni alla voce, ed assieme a Raquel Walker (presumibilmente una parente) forma il nucleo principale dei Liquid Graveyard, attorno a cui ruotano gli altri membri (la composizione della musica è affidata totalmente a John e i testi a Raquel). Ebbene sì, perché la line up del disco in questione - uscito a fine marzo - già non esiste più, ma i rimpiazzi alla sessione ritmica sono stati già trovati, anche se penso che nessuno potrà battere il cantante dei Sinister che in pochissimi giorni ha praticamente rimesso in piedi da zero la band.
Ora che abbiamo inquadrato la situazione della band, in cui non si parla di session members - ma la realtà suggerisce il contrario -, cerchiamo di capire in cosa consiste la proposta di "The Fifth Time I Died", il loro secondo full length a distanza di pochi anni. Il perno (più latente che portante) vuole essere quello del death metal, ma in compresenza di elementi atmosferici poco convenzionali per il genere, soprattutto le chitarre che spesso sembrano degne dei lavori di molti gruppi black sperimentale come i Deathspell Omega (nei momenti migliori) o addirittura derivanti dal rock e che, più che colpire l'ascoltatore, qui sembrano essere una sorta di marea che lo trasporta quasi con dolcezza per tutta la durata (eccessiva) del disco. Questo, unito alla voce eterea di Raquel, rende il tutto davvero spiazzante e, non lo nego, noioso ai primi ascolti, anche perché non risulta ben chiara la distinzione tra un brano e l'altro finché non si entra pazientemente nel dettaglio. Beninteso, le idee buone ci sono anche, ma non sarà facile trovare un ascoltatore che dopo la "delusione" iniziale decida di non lasciare il disco a prendere polvere e si imponga di rimetterlo nello stereo per cercarvi il bello. Ad esempio, laddove una disturbante "Expendable" sembra funzionare con un growl e una chitarra disturbanti al punto giusto, la leggerezza di Raquel sposta decisamente le coordinate. Se a qualcuno capitasse di sentire dei punti a caso del disco, potrebbe benissimo pensare ad un prodotto di alternative rock più pesante, ma di sicuro non capirebbe da quali menti viene in realtà.
Forse sono io che non ho compreso fino in fondo questo disco, forse è il disco che non può essere compreso dal pubblico, forse...o più semplicemente, di sicuro i Liquid Graveyard hanno bisogno di scrollarsi di dosso gli elementi inutili del sound e puntare all'avanguardia senza scordarsi che sempre di metal stiamo parlando e non di altro.
Track by Track
- I Colossus 75
- Violent Skies 60
- Attractor 60
- Expendable 70
- Interlude 60
- Reflections 55
- The Fifth Time I Died 70
- The Glorious Bitter Seeds 70
- Beholder 60
- Invisible Names 70
- Liquid Graveyard 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 75
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
69Recensione di HeavyGabry pubblicata il --. Articolo letto 1333 volte.
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