Recensione

Skogyr è il progetto solista del russo Farakh, che con questa one-man band crea un album di malinconico black metal completamente strumentale. Musicalmente l'ispirazione è fornita, stando al sito, dal senso di grandezza e potenza sprigionato dalla natura e dai paesaggi, e dall'atmosfera di solitudine che permea le foreste. Farakh parla di "heathen black metal", e infatti la componente "pagan" è molto importante, così come quella ambient. I pezzi come già detto sono solo strumentali e di atmosfera, e l'album è incentrato attorno a "Chant II" e "Chant III" che durano più di dodici minuti ognuna... La quinta traccia, "Silent Hill", è una cover di Akira Yamaoka. Secondo me il feeling dell'intero disco è molto emotivo, coinvolgente e originale, oltre che davvero malinconico, e questo è messo ancora più in risalto dall'assenza della voce, ma purtroppo il lavoro pecca di eccessiva prolissità e l'ascolto è davvero non facile: pezzi della durata di oltre dieci minuti sempre uguali a se stessi con muri di chitarre in evidenza non sono per tutte le orecchie insomma. Quindi nonostante la semplicità di base, la proposta di Skogyr risulta adatta solo a veri amanti di certe sonorità.
In conclusione, a me "Rainchants" è discretamente piaciuto, soprattutto per la spiccata personalità che rivela, ma allo stesso tempo capisco che sia un prodotto relegato a un mercato molto di nicchia.

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