Almah «Unfold» (2013)

Almah «Unfold» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
05.09.2014

 

Visualizzazioni:
2259

 

Band:
Almah
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Titolo:
Unfold

 

Nazione:
Brasile

 

Formazione:
Edu Falaschi :: Vocals
Marcelo Barbosa :: Guitars
Gustavo Di Padua :: Guitars
Raphael Dafras :: Bass
Marcelo Moreira :: Drums

 

Genere:
Melodic Power Metal

 

Durata:
1h 5' 6"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
25.11.2013

 

Etichetta:
Scarlet Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Potentissimo e intenso. Questo è in estrema sintesi “Unfold”, il quarto album della band power Almah, ai più nota per essere capitanata dall’oramai ex cantante degli Angra, ovvero Edu Falaschi.
L’album si dipana tra un power metal predominante, il prog, sporadiche influenze heavy metal classico e anche qualcosa più tipicamente rock, di quello più solare, proprio nello stile di certi Angra, ma è l’originalità, la freschezza compositiva e la poliedricità del songwriting a rendere quest’album davvero riuscito, e per rendersene conto basta semplicemente ascoltare l’opener “In my sleep”, che consiste in un power/speed efficace, preciso e con strofe più alla Accept, ma con ritornelli più aperti e solari, dove si da subito si possono riscontrare un po’ di prog e di influenze neoclassiche che fanno avvicinare la band ogni tanto a qualcosa tipo Dream Theater, e altre agli Stratovarius, e inoltre è possibile sin da qui notare un songwriting capace di classe ma mai sopra le righe, con un ritornello tumultuoso ma pur sempre melodico e scorrevole. E l’alternanza tra l’aggressivo e il sognante è ravvisabile anche nei due brani successivi, nonché nella intensa “Raise the sun” e scalpitante, anche se la migliore del lotto è secondo me “Cannibals in suits”, più compatibile col metal estremo e con certo thrash per via di un largo uso di voci urlate e di blast beats, addirittura, il tutto senza disdegnare i cori che fanno presa da live come “Wings of revolution” o la violenta “Believer”, che tuttavia non disdegna parti più ariose, come anche “I do” e la complessa “Treasure of the gods”. E se vi mancano le ballads, “Warm winds” e “Farewell” sono là per soddisfare le vostre richieste.
Difetti? Magari sì, ci sarebbe la parte più groove dell’album meno intensa delle altre e forse “You gotta sound”, che poteva essere un gran brano hard rock ma che poi si perde, ma vista la qualità musicale del resto delle composizioni, possiamo sbattercene. Insomma: disco caldamente consigliato per gli amanti del power/speed nonché valevole di un ascolto per chi sminuisce questo genere. Sentite quest’album e vi ricrederete, altro che dragoni, fantasy e storielle pazze... da avere.

Track by Track
  1. In my sleep 85
  2. Beware the stroke 80
  3. The hostage 80
  4. Warm Wind 85
  5. Raise the sun 85
  6. Cannibals in suits 90
  7. Wings of revolution 90
  8. Believer 85
  9. I do 85
  10. You gotta sound 75
  11. Treasure of the gods 80
  12. Farewell 90
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 90
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 90
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
85

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 05.09.2014. Articolo letto 2259 volte.

 

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