Prototype «Catalyst» [2012]
Prototype
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Titolo:
Catalyst
Nazione:
U.s.a.
Formazione:
Vince Levalois :: Voce, Chitarra
Kragen Lum :: Chitarra
Kirk Scherer :: Basso
Pat Magrath :: Batteria
Genere:
Durata:
1h 3' 49"
Formato:
CD
2012
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
I Prototype sono un band di Los Angeles attiva da ormai 20 anni, ma che dopo una pausa di 6 anni ritorna col batterista dei Steel Prophet e con questo megalitico “Catalyst”, un album prog metal (e secondo me non thrash prog, come scritto nella bio) con 9 tracce più 3 brevi strumentali per quasi 64 minuti di musica. Si diceva quindi Prog Metal e non thrash prog. Il che vuol dire che per approcciarcisi bene a quest’album lasciate stare il thrash old school e anche tutto sommato il groove dei Pantera: piuttosto, pensate a una band propriamente progressive che propone degli spigoli tipicamente metal degni di questo nome, senza mai esagerare in brutalità (ce n’è poca a dire il vero...) e con una struttura delle canzoni perlopiù aperta e incline alla divagazione.
E una volta approcciato bene il disco, senza aspettarcisi qualcosa di metal estremo quindi, ma piuttosto una roba tipo Nevermore o Cynic, potrete apprezzare questo “catalyst”, ovvero un album buono all’inizio (tranne che per la trascurabile “The chosen ones”), ottimo nella parte centrale che va da “Illuminatum”, dove la band comincia davvero a fare sul serio regalandoci l’highlight del disco “My own deception” oltre che alle belle “Into oblivion” e “Gravity well”, e medio alla fine, dove ad una poco speciale “The ageless heart of memory” (dove non si capisce se i Prototype vogliano fare prog metal o fare quasi il verso ai Foo fighters), si aggiungono le due canzoni finali nella media del disco e già sentite prima.
Dunque, composizionalmente soddisfacente, formalmente questo disco ha una qualità sonora molto moderna ma nondimeno ben fatta e pulita. Forse completamente priva di feeling e sterile. Sì perché questo disco pur se buono a livello di contenuti, possiede un paio di difetti che alla fine del disco si notano e lo rendono meno riuscito. In primo luogo: la totale assenza di feeling. Si sa che il principale difetto che un disco prog può avere è quello di renderlo talmente preciso e perfetto da sembrare di essere stato suonato da delle macchine, e questo disco casca completamente in questo problema: le canzoni sono fredde come dei sassi, talmente precise da non comunicare nulla emozionalmente e anzi dando uno sgradevole feeling quasi di “prodotto di massa”, di band ultra modellata dai produttori. Se inoltre ci si aggiunge una certa omogeneità nelle strofe che alla fine seguono sempre delle soluzioni ed estensioni vocali simili, ecco come il quadro è completo. Si tratta dunque di un album non per tutti, dei quali i dissezionatori musicali tipici della scena prog potranno degnarlo di un ascolto, ma che per me difficilmente potrebbe piacere ad un pubblico più ampio senza che risulti anche un po’ indigesto.
Insomma: un disco che è come la sua veste grafica: formalmente ben fatto, ma anche asettico e ad un approccio più profondo non molto comunicativo o emozionale, ma comunque fatto bene, con tutti i requisiti per piacere e per essere apprezzato dagli amanti del metal più progressivo e/o moderno, ma molto serio e poco propenso ad un ascolto leggero e disimpegnato. Bello e consigliato all’acquisto solo per i fans del genere. Gli altri ci dessero un ascolto prima di decidere.
Track by Track
- Inceptum 65
- Catalyst 70
- Cynic Dreams 75
- The chosen ones 55
- Illuminatum 75
- My own deception 85
- Into oblivion 85
- Impetus 65
- Gravity well 80
- The Ageless Heart of Memory 55
- Exiled 65
- Communion 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 80
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
70Recensione di Snarl pubblicata il --. Articolo letto 861 volte.
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