Hateskor «Pait My Fear» [2011]
Hateskor
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Titolo:
Pait My Fear
Nazione:
Spagna
Formazione:
Mcleod - Vocals
Skorza - Guitars; Backing Vocals
Filtho - Keyboards
Charly - Bass
Raulicio - Drums
Genere:
Durata:
48' 35"
Formato:
CD
2011
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Bentornati nel periodo in cui il metal estremo si fondeva con grande gioia (non dei puristi) a nuove aperture melodiche; in particolare intorno alla metà degli anni 90, quando si potevano ascoltare dischi come “Whoracle” degli In Flames, oppure “Entrhoned Darkness Trumphant” dei Dimmu Borgir. In quel periodo il muro tra death metal e black metal era praticamente smantellato e ad essi si univa la potenza melodica del power metal, con il suoi solismi luminosi ed arzigogolati e le tastiere sontuose e il malinconico pianoforte del gothic.
Questo potrebbe essere in breve, la summa di quello che pare essere il debutto degli spagnoli Hateskor, con un accento posato di prepotenza sull'esecuzione tecnica. La prima cosa che salta all'orecchio è infatti l'ostentazione di lunghi soli di chitarre intrecciate e di tastiere vorticose, soventi cambi di tempo e ritmiche ardite. Su questo una voce fornita di un growl marcissimo e ruvidissimo, che straborda nella maniera del black.
Al di là delle facili considerazioni sull'ispirazione del gruppo, si denota un impegno costante nel comporre brani comunque alla ricerca di una personalità definita e questo è molto positivo; inoltre, cosa forse ancora più azzeccata, riescono a costruire dei pezzi discretamente accattivanti a dispetto del parossismo tecnico che si incontra nei primi ascolti. Brani sempre controllati dal punto di vista della velocità, in cui a trionfare (anche per una scelta in fase di missaggio) sono le due anfetaminiche, animatissime asce e un senso quasi nostalgico che scioglie il cuore.
Tra le pecche di questo disco abbiamo invece, come già citato, una sensazione di confusione dovuta ad una registrazione potente, ma anche un po' caotica e una serie di brani che meriterebbero di essere bilanciati maggiormente, dato che si assestano tutti su una buona media e nessuno spicca, dando la sensazione, alla fine dell'ascolto, di un po' di piattezza e monotonia.
Ad ogni modo un opera che trapela convinzione e capacità, due qualità che se ben sviluppate possono essere viatico per allargare i propri orizzonti, anche a livello commerciale.
Track by Track
- Far Beyond The Stars 70
- Mirror's Eye 70
- My Inferno 70
- Ten Days, Ten Night 70
- My Golden Void 70
- Pool Of Decadence 65
- The Curse 70
- Tears Of Fire 70
- Where They Belong 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 60
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
67Recensione di June pubblicata il --. Articolo letto 899 volte.
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