«NWOIBM Vol. 5»

Data dell'Evento:
04.06.2022

 

Nome dell'Evento:
NWOIBM Vol. 5

 

Band:
Homselvareg [MetalWave] Invia una email a Homselvareg [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Homselvareg [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Homselvareg [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il canale YouTube di Homselvareg [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina SoundCloud di Homselvareg
Noctifer
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Hellretic
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Luogo dell'Evento:
Dissesto Musicale

 

Città:
Tivoli Terme (RM)

 

Autore:
Snarl»

 

Visualizzazioni:
1076

 

Live Report

[MetalWave.it] Immagini Live Report: Homselvareg Finalmente, dopo l’ultima edizione targata 2019 in quel di Veroli, ritorna il festival New Wave of Italian Black Metal, concentrato sull’underground e che al modico prezzo di 10€ d’ingresso ci propone ben 6 gruppi musicali, sia pure alla sua ultima presenza come festival unico (d’ora in poi saranno una serie di eventi ripetuti durante l’anno, ma con meno bands).
L’organizzazione si svolge in maniera efficiente e i suoni, curati dal Dissesto Musicale di Tivoli, suggellano una esperienza musicale che finalmente abbiamo l’opportunità di rivivere dopo qualche anno di emergenza sanitaria, con buona pace di chi si ostina a considerare il black metal una cosa da non portare da live, chissà per qual motivo. Ma a parte questi dettagli tutto è filato per il verso giusto, nonostante alcune mie personali osservazioni sulla scaletta dei gruppi che vedremo durante la lettura del live report, e si ribadisce nuovamente che in questo live report si descrive la qualità del concerto fatto, non la qualità musicale in sé, per quella ci sono le recensioni.
Sono circa le 9 di sera con una temperatura calda, e l’NWOIBM Vol.5 Fest comincia ufficialmente.

BURIAN
Aprono le danze i Burian. Conosco bene questo gruppo da Latina, partito a inizio carriera in maniera francamente incolore da live negli anni precedenti (per ciò che ho visto) e con dei brani carini ma ancorati a qualche stereotipo del black metal che rendeva la loro musica un po’ prolissa. Il nuovo album “Furia degli elementi”, come scritto in fase di recensione, rispecchia una band divenuta più agile e sulla strada giusta per arrivare all’apice delle proprie potenzialità, ma che deve ancora essere ben affinata.
Bene: curiosamente, il discorso è identico per quanto riguarda l’approccio da live: i quattro ragazzi sono senz’altro più compatti, coesi e affiatati rispetto a ciò che ho visto in passato, ma direi che manca un po’ di attitudine, cioè ciò che per me differenzia una band che sta suonando da live da una che sta facendo le prove su di un palco. I ragazzi suonano, il pubblico reagisce bene e il locale comincia a riempirsi e a scaldarsi, ed è ciò che deve fare la band d’apertura. Questo è stato fatto, ma forse ai Burian si può chiedere ancora di più, come una maggiore interazione col pubblico tipo l’annunciare i brani, e forse anche tagliare alcuni fronzoli o perlomeno renderli più subitanei per evitare vuoti e rendere i brani più diretti. Mi riferisco al momento un po’ strano in cui (credo sia nella lunga canzone “Burian”) i ragazzi si fermano per suonare uno stacco acustico, e il pubblico ha invece cominciato ad applaudire pensando erroneamente che il brano fosse finito.
Nonostante dunque alcune lacune formali come quelli suddetti e una chitarra sulle prime con pochi bassi che rombava poco (difetto poi corretto), i Burian ce la fanno e preparano l’audience per le bands successive, confermando il loro momento positivo e in ascesa. Sfruttatelo e ottimizzatelo.
VOTO: 69/100.

GORT
Ed ecco la mazzata che non ti aspettavi. I Gort salgono sul palco e con il loro black metal grezzo e tipicamente nordico riescono a coinvolgere l’audience fino a prepararla per benino e a oscurare anche qualche concerto successivo.
L’approccio scenico dei Gort è tanto minimale quanto dritto al punto: salgono sul palco e con suoni taglienti e aggressivi, nonché molto ben ascoltabili, riescono a convincerti con la loro attitudine. Poca interazione col pubblico, pochi annunci dei brani, ma ai Gort non serve: la proposta musicale viene sbattuta in faccia e tanto basta. C’era un brano nuovo dell’imminente nuovo full length, ma non importa: il sound dei Gort parla da solo, convince e ti coinvolge quando si suonano i vecchi classici ormai stabili nella scaletta da live. “Worship us” ci dicono i Gort, e in questa sede ci sono definitivamente riusciti, frutto probabilmente di una serie di date fuori regione che i Gort hanno ottenuto e che li hanno evidentemente ringalluzziti. Mica male per una band che alla fine non suona niente di molto originale, ma come si sa la chiave non è quanto si è originali, ma quanto si è convinti della propria musica, per un risultato che dimostra che si può assolutamente suonare black metal nordico e farlo funzionare da live, e vadano a quel paese puristi, gruppi della vecchia guardia mai esplosi e vari.
VOTO: 78/100

HELLRETIC
La parentesi non black metal degli Hellretic costituisce una usuale abitudine del NWOIBM Fest come alternativa al black metal per rendere il concerto meno monodirezionale e più variegato. Questa volta è toccato al Death Metal degli Hellretic, una band da Roma con solo un Ep all’attivo ma un full che sembrerebbe essere in uscita, anche se non presente nel banchetto dei cd, che io sappia. E la scelta si è rivelata giusta, per quanto temeraria.
Era facile infatti non dare attenzione agli Hellretic solo perché fautori di una musica diversa, ma fortunatamente ciò che succede è proprio il fatto che la diversità musicale e la maggiore dinamicità della musica riescono a farsi apprezzare e distinguersi dalle bands precedenti. Per questo motivo il pubblico che sta sotto il palco apprezza e ringrazia, con circa 6-7 brani risultanti in una scaletta invero non molto lunga, ma che riportano il festival su coordinate sonore più tipicamente metal, fungendo in questo modo da gradevole “quiete prima della tempesta” del bombenhagel sonoro che si presagiva avvenire con le bands successive. Non c’è molto altro da dire: bel concerto e gradito, e ora prepariamoci per il peggio, nonostante temperature ormai equatoriali dentro il Dissesto Musicale.
VOTO: 72/100

SAKAHITER
E sfortunatamente il peggio poc’anzi auspicato non arriva! Mi aspettavo un bel po’ dai Sakahiter, una band black metal da Campobasso relativamente nota a metà anni 2000 per un paio di Ep non male e alcuni brani notevoli, come “Triumph of decadence”, di cui ne fu tratto anche un videoclip, e che in questa sede ritorna in una versione musicale che sembrerebbe decisamente più Death metal che black metal. Dico solo “sembrerebbe” perché a giudicare dalla scaletta dei brani portati, non è stato fatto alcun brano di quegli Ep, ma solo di una nuova release non ancora disponibile. Aggiungiamo a questo il fatto che i Sakahiter suonano bene e ci mettono passione, ma il coinvolgimento con la folla è molto limitato, e si può vedere come tutto sommato il concerto diventa molto penalizzato. Certo, il locale non si è svuotato e c’è invece chi incitava, ma c’è anche chi tirava qualche mugugno, a giudicare da ciò che sentiva il mio orecchio. A torto, perché il concerto dei Sakahiter non è stato affatto male.
Ciò che non è tanto funzionato in questa sede non è la qualità delle composizioni o la presenza scenica; ho pensato che forse il problema era nel fatto che la gente ora rivoleva black metal e invece ha sentito ancora qualcosa di più death, ma invece dopo un po’ di giorni sono giunto alla mia personale opinione che i Sakahiter erano troppo in alto in scaletta, e che era meglio invertirli coi Gort (che secondo me gli hanno pure oscurato un po’ il concerto), se non metterli proprio in apertura, per il semplice fatto che alla fine i Sakahiter hanno una discografia abbastanza datata (l’ultima release risale a 17 anni fa…), ed essendo una band senza full length in discografia, qui più che di ritorno sulle scene si deve parlare più di una specie di ripartenza, specie se si conta ciò che molti, me compreso, hanno notato come cambio di stile. A queste condizioni c’erano troppi riflettori su di loro.
In altre parole, il concerto dei Sakahiter è stato carino, ma l’incognita dei brani nuovi, il cambio di stile e una posizione troppo alta nella scaletta del festival lo ha reso un concerto interlocutorio quando invece la gente si aspettava il massacro. Concerto meritevole, ma la band è da rivedere a brani più conosciuti e in un contesto più adeguato.
VOTO: 65/100

NOCTIFER
E quando mi aspettavo che toccasse agli Homselvareg, salgono invece sul palco i Noctifer, con un po’ di sorpresa da parte mia, che non mi aspettavo questo cambio di scaletta. Ed è inutile girarci intorno: i Noctifer, qui coadiuvati alla voce da Hellhound degli Ad Noctem Funeriis a rimpiazzare Niflungr degli Azaghal, distruggono tutto.
Il discorso per questo concerto è molto semplice: si sa cosa aspettarcisi dai Noctifer da live, ed ottieni direttamente questo. Una scaletta di brani veloci, aggressivi e senza compromessi con cui farcisi massacrare i timpani è un piacere, e questi cinque ragazzoni eseguono senza pensarci due volte. Certo, a volte c’erano sbalzi di volumi, e a “Mars Ultor” il chitarrista Moloch ha dovuto cambiare chitarra, ma non se ne importa nessuno: il pubblico voleva un assalto nero, e ce l’ha avuto, con mazzate tipo “Supernova experience”, “Nothing but a cross” che costituiscono i picchi di un concerto molto godibile ed efficace, segno evidente che l’ostinazione sonora e la ricerca di un sound personale pagano sempre, specialmente da live, quando l’adrenalina fluisce incontrollata, e che conferma i Noctifer come una delle realtà da seguire assolutamente dall’Italia se si cerca un black metal di stampo svedese, ma ben settato e personalizzato fino a renderlo una grande versione italiana di questo sound. Seriamente: chi suona in Italia così ed è ancora attivo e/o fa concerti? Non ce ne sono molti.
VOTO: 80/100

HOMSELVAREG
Sono ormai intorno alle 2 quando gli Homselvareg salgono sul palco. E se devo essere sincero, pensavo che avessero semplicemente dato forfait al concerto visto il cambio palco piuttosto lungo, l’ora tarda e il fatto che i Noctifer avessero suonato prima. Certo, c’erano i loro dischi al bancone, ma pensavo che per qualche motivo non suonassero più. E invece, fortunatamente, tocca ora a loro, col loro black metal abbastanza personale e che parte stilisticamente dai Windir per finire in un songwriting ben congegnato e per questo molto godibile.
E purtroppo il concerto degli Homselvareg diventa ingiustamente una specie di “Post show”, vale a dire uno di quei live act che suona dopo l’headliner tipo outro del concerto, e che viene snobbato o visto meno semplicemente perché il nome grosso o locale ha già suonato, con poca gente e a orari abbastanza improbabili a vedere un concerto che nella maggior parte dei casi è comunque buono. Questo è lo show degli Homselvareg: circa 6-7 brani eseguiti in una maniera molto buona e con dei buoni suoni, ma col pubblico ormai stanco e in fase “decompressione” e “mix di sonno più alcool”, che si limita a guardare lo show di questi ragazzi neanche troppo da vicino, ed è un peccato perché in realtà lo show degli Homselvareg è stato invece bello, dritto al punto, senza fronzoli né intoppi e con convinzione, ma avrebbe dato il massimo se fosse avvenuto prima dei Noctifer e non dopo. Siamo sicuri che c’è stato il motivo su perché si è fatto così (Si vociferava della band venuta in ritardo, ma alcuni hanno smentito questa diceria), ma ciò non toglie che l’impatto scenico del concerto viene molto ridimensionato per i motivi suddetti. Gli Homselvareg ci provano a cavar fuori il meglio possibile dal pubblico sulle prime, ma il mood soporifero del pubblico è evidente e allora si tira a campare, con l’outro finale acustico che conclude un concerto dove il pubblico non ha neanche applaudito subito, stordito di sonno e/o alcool come evidentemente era.
Insomma: se giudichiamo la qualità musicale e la professionalità della band, è chiaro che gli Homselvareg si confermano una band da sentire, ma è altrettanto chiaro che questo è stato un concerto molto penalizzato da circostanze non prevedibili e che alla fine ha tirato avanti più che altro per onor di firma, e dove la bravura musicale degli Homselvareg non è stata messa in condizioni di brillare come merita, il che riduce questo concerto solo a una cosa per fans: chi apprezza gli Homselvareg attribuirà al loro concerto un voto ben più alto del mio, che giudica freddamente solo la resa indipendentemente dall’hype, mentre chi non li conosceva probabilmente questo concerto neanche l’ha sentito. In conclusione: da risentire in condizioni più adeguate per loro.
VOTO: 72/100

Normalmente a questo punto scrivo una qualche riga su osservazioni di fine concerto, lati positivi e/o negativi dell’organizzazione, ma in questo caso onestamente vista la crisi sanitaria che ha afflitto i concerti negli anni 20-21, è chiaro che non possiamo lamentarci né esprimere pareri su nulla, specie se l’organizzazione è stata buona. Certo, avrei fatto la scaletta delle bands differente, ma francamente sono dettagli che poco contano rispetto al fatto che finalmente si può tornare a sentire e fare musica dal vivo. Abbiamo di nuovo questa possibilità, non sprechiamola.

RIASSUNTO DEI LIVE DELLE BANDS:
Noctifer -> 80/100. La classe paga. e anche una delle bands italiane che suona in uno stile tipo svedese ma fatto proprio. Quando è così, gli orpelli non contano, e le mitragliate sonore diventano piacevoli e si susseguono una dopo l’altra che è un piacere.
Gort -> 78/100. La rivelazione della serata, nonché la prova che si può fare black metal grezzo e essere coinvolgenti da live.
Homselvareg -> 72/100. Dovevano suonare prima dei Noctifer. Per niente male musicalmente, ma ormai era tardi, il concerto era più un post-concerto che altro. E questo si notava anche nella presenza scenica un po' scazzata. Bene comunque.
Hellretic -> 72/100. La svolta metal ben accetta che alterna il black metal più grezzo a qualcosa di più metal. Pari merito con gli Homselvareg.
Burian -> 69/100, Bel concerto, ma come presenza scenica si può fare di più, onde evitare di sembrare una band in sala prove.
Sakahiter -> 65/100. Nonostante la sostanza musicale non è male, la band è distaccata da live, ma soprattutto con la loro discografia finora presentata ormai risalente ad almeno 17 anni fa, senza full length e con alcuni classici non fatti, non è facile inquadrare la band dal vivo. Dovevano essere invertiti coi Gort in posizione da live.

 

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