Soul Seller «Fight Against Time» (2025)

Soul Seller «Fight Against Time» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Frank Rastrello »

Recensione Pubblicata il:
23.10.2025

Band:
Soul Seller

Titolo:
Fight Against Time

Nazione:
Italia

Formazione:
Eric Concas - Lead & backing vocals
Dale Sanders - Lead, rhythm & acoustic guitars, backing vocals
Dave Zublena - Rhythm Guitars, backing vocals
Stefania Sarre - Bass, backing vocals
Alessandro “Wallino” Rimoldi - Keyboards, backing vocals
Italo Graziana - Drums, percussion, backing vocals

Genere:
AOR / Melodic Rock

Durata:
1h 1' 0"

Formato:
CD

Data di Uscita:
16.05.2025

Etichetta:
Art Of Melody Music

Burning Minds Music Group

Distribuzione:
---

Agenzia di Promozione:
Atomic Stuff

Recensione

Terzo disco per I rocker torinesi Soul Seller che con questo “Fight Against Time” confermano quanto già di buono avevano fatto nelle loro precedenti release spostando leggermente il baricentro del loro potente hard rock verso territori più melodici e meno “stradaioli” nel sound, cercando, però, di rimanere sempre fedeli ad un songwriting attento alla melodia e alla creazione di una dinamica ben calibrata e capace di far esplodere ritornelli super orecchiabili e potenti.
L’opener “Wasted Paradise” irrompe potente mostrando una band precisa e compatta, un pezzo hard’n heavy con un un buon riff di chitarra e un pre chorus catchy che porta ad un ritornello aperto e ben riuscito.
Pezzo che verte decisamente verso l’AOR più classico “The Sound of Last Survivor” con i tipici power chords della strofa su tappeto di hammond in pieno stile Survivor / Journey. Ottima la prova del cantante Eric Concas.
“Fight Against Time” è introdotta da un arpeggio di piano che ci depista facendoci credere di essere giunti alla prima ballad del disco, ed invece vira subito verso un atmosfera rock intensa e veloce che ci ricorda alcune cose dei Van Halen più tastieristici ed alcuni momenti di band come Danger Danger, con una linea melodica del cantato non scontata, che strizza l’occhio in parte anche ad alcune soluzioni rock dal sapore leggermente più nineties.
Altro pezzo che s’intrecciano creando una semi ballad in perfetto stile Bon Jovi e dove la voce di Eric ha tutto lo spazio necessario per emozionarci con la sua timbrica e la sua tecnica invidiabile.
Un piglio più moderno e volutamente futuristico nelle successiva “City of Dragons”, scelta come singolo trainante e da cui è stato tratto il primo videoclip, che, con l’inserto di una base ritmica elettronica che ne evidenzia il groove e su cui la band innesta un brano rock potente, omaggia la metropoli orientale sospesa tra futuro e antiche tradizioni.
Si ritorna ad un hard rock melodico di ottima fattura in ”I Can't Stand This Heartbeat Anymore” brano che a tratti ricorda i migliori Giant e che vanta di un bellissimo climax nel ritornello con degli azzecatissimi tappeti di cori che ne esaltano l’armonia.
Si eleva la dose di groove con il chitarrismo eclettico e a tratti funk del riff in “Angel Of Desire”.
Ballad intima e struggente guidata da una chitarra acustica “Fallen Kingdom” parte con un carattere country folk americano per crescere man mano che si uniscono gli altri strumenti. Brano con una bella atmosfera a cavallo tra le migliori ballate dei Bon Jovi e degli Winger.
Una sezione ritmica potente e precisa ci introduce al brano “Silent War” dove arpeggi in clean, accenni funky/prog e power chords aggressivi si alternano nella costruzione di un altro brano di pregevole fattura. Bello anche l’assolo di Dale Sanders.
Segue “Feel Alive Again” un altro pezzo bello tirato con accattivantii riff di chitarra e sintetizzatori a incalzare il ritmo. Melodie sempre al top e i consueti tappeti di Hammond che rendono il suono più pieno e amalgamato (costante di praticamente tutti i brani).
“Falling Stars” è un altro brano che sposta parte delle sue influenze nei nineties con la strofa scandita dall’incedere sui Toms e un cantato a tratti pop rock che non sfigurerebbe in un disco dei Goo Goo Dolls o artisti simili. Brano comunque riuscito.
Una potente intro che che ci mostra una band tecnicamente preparata apre le danze per un altro brano hard rock che resta perfettamente in linea con i canoni del genere: “Alice” è infatti un brillante esempio di AOR dove tutto funziona perfettamente; armonia, melodia, solo, groove e climax dinamici (molto bello il rallentamento dopo il solo).
Chiude il disco “The Black Raven”un mid tempo carico di groove con richiami desert rock nella strofa e echi dei Deep Purple e Rainbow e dove l hammond gioca una parte da protagonista.
Un disco veramente ben fatto sulla linea delle migliori band del genere con una ottima produzione e una band dalle capacità tecniche e di songwriting eccellenti. Consigliatissimo.