Shady Lane «There and Back» (2025)
Recensione
Di recente formazione è la band torinese degli Shady Lane che, in appena un anno dalla propria formazione, ha già realizzato il proprio coraggioso debutto discografico; “There And Back”, è in sostanza un concept album di otto tracce che trova ispirazione su varie influenze che spaziano dall’heavy al prog sino a toccare il power metal e, non a caso, la forza della band prende corpo proprio grazie alla tematica trattata che rievoca, brano per brano, le storie del drammaturgo britannico Arthur Conan Doyle descrivendo, nel particolare, la storia di un viaggio che parte dall’Italia sino agli Stati Uniti. Sotto un profilo compositivo, gli Shady Lane sembrano dare prova di una certa dimestichezza offrendo un sound cristallino, nitido, forte di discreti riff e di una ritmica a proprio agio avvolta dal clean multiforme del proprio frontman ma alla fine nulla di più. I tre quarti d’ora del disco offrono degli squarci interessanti a cominciare da “Hiding Our Fears”, traccia forte soprattutto per il suo ritornello e sembra ispirarsi per la maggiore a contesti sperimentali anni ’70 con l’aggiunta di lead virtuosi e di un batteria power progressive che pare oltretutto ammagliante per l’ascoltatore Segue poi “Modern Decadence Mirror” traccia piuttosto tradizionale la cui durata supera i sette minuti e mezzo e va soprattutto apprezzata per al prova del clean rispetto ad un contesto sonoro che, seppur egregiamente suonato, pare dare l’impressione di trovarsi un po’ fuori luogo. Da menzionare è poi “Ashes In My Hands” dove il buon clean offre probabilmente una delle migliori interpretazioni del disco anche se, probabilmente, una ritmica appena più pacata, avrebbe potuto mettere ancora più in risalto l’operato della parte cantata. Traccia assai dinamica è inoltre “City” avvalorata da un comparto ritmico di tutto rispetto ma che ben presto pare rarefarsi come nulla fosse. Dopo alcuni ascolti, da questo debutto emerge un certo virtuosismo per quanto concerne il lavoro della chitarra, un ottimo clean e una discreta fase ritmica che però, in definitiva, non paiono sufficienti per dar luogo ad un lavoro che lasci il segno proprio a cagione dell’assenza di quella continuità che possa raggiungere un certo equilibrio interiore da potersi agevolmente propagare tra la propria platea.
Track by Track
- Season 60
- Modern Decadence Mirrow 65
- The Great Unknow 60
- Ashes In My Hands 65
- Hiding Our Fears 60
- Drag Me Into The Nightmare 60
- The City 65
- Shed Light 60
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 60
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
64Recensione di Wolverine » pubblicata il 04.10.2025. Articolo letto 98 volte.
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