arottenbit «You Don't Know What Chiptune Is» (2024)

Arottenbit «You Don't Know What Chiptune Is» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
Wolverine »

Recensione Pubblicata il:
27.09.2025

Band:
arottenbit

Titolo:
You Don't Know What Chiptune Is

Nazione:
Italia

Formazione:
- Alessandro Galli :: All concept;

Genere:
Post Chiptune

Durata:
31' 0"

Formato:
CD

Data di Uscita:
04.10.2024

Etichetta:
Time To Kill Records

Distribuzione:
---

Agenzia di Promozione:
Anubi Press

Recensione

Il progetto strumentale Arottenbit, nasce dall’idea di Alessandro Galli, un appassionato di Nintendo Game Boy anni 80-90 e merita più che altro elogi non tanto per un genere del tutto fuori dalla compagine del metal ma più che altro per la sua genialità. Non caso l’autore, con l’aiuto di un batterista, sviluppa attraverso i suoni dei videogame, le dieci tracce raccolte in questo disco dove campionatori, loop ed elettronica fanno tutto il resto; non di facile approccio, l’intero disco è in sostanza al limite dell’improponibile, non ci sono riff, lead solo o doppia cassa o qualunque altra cosa ci si possa aspettare di solito da quanto recensito nella nostra webzine, ma l’autore riesce con notevole ingegno ad offrire un qualcosa che sembra provenire da un altro pianeta; si tratta di un qualcosa che prova a mettere a confronto ciò con cui abbiamo a che fare durante l’ascolto di una qualunque canzone ma con l’aggiunta di rumori elettronici accompagnati da un basilare sound di batteria, anch’esso naturalmente elettronico, che fa tutto il resto. Si tratta di un’opera per così dire provocatoria, non a caso lo stesso titolo del disco ne è un esempio “You Don’t Know What Chiptune Is”, quasi a voler lanciare una sfida alle classiche band fautrici di death, thrash e via discorrendo per dire “ehi ci sono anche io”, a riprova del fatto anche le sonorità dei videogame possono in definitiva ingenerare emozioni e trasgressione. Un disco che naturalmente apre infinite porte a critiche e apprezzamenti ma anche a tematiche che aprono altre porte per condurci alla fine a ragionare e a porci l’interrogativo di dove possa arrivare la creatività umana.