«Necrophobic + Mutant Safari + Voltumna + Selvans»
03.05.2015
Nome dell'Evento:
Necrophobic + Mutant Safari + Voltumna + Selvans
Band:
Necrophobic
Mutant Safari
Voltumna
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Luogo dell'Evento:
Tipografia
Città:
Pescara
Promoter:
Tipografia
Autore:
Snarl»
Visualizzazioni:
4223
Live Report
Il Metal a Pescara continua a fare furore e sfracelli, e grazie ad una continua audience che grazia e tributa le bands che vengono a suonare, sia dalla stessa città che da altre parti d’Italia, quando c’è stata l’opportunità di far venire a suonare i Necrophobic, non potevo proprio perdere l’opportunità visto che il quartetto svedese è uno tra i gruppi che da tempo desideravo di vedere da live, e che fortunatamente grazie a Tipografia questo sogno è divenuto realtà. Fantastico, e come al solito con una organizzazione inappuntabile, tranne forse che il fatto di mettere due bands locali in apertura non è stata tanto una buona idea, visto che l’intero concerto è dovuto partire e terminare relativamente presto in quanto a orari (almeno quelli tipici a cui il pubblico di Pescara è abituato), e visto anche che prima di un certo orario non c’è comunque quasi nessuno per vari motivi (nel caso mio: orario di cena), a meno che non si gioca con le durate dei concerti far suonare più di quattro bands a concerto penalizza troppo le bands d’apertura. Risultato: arrivo al locale per le 21 e qualcosa e in base a quanto mi è stato riferito, ho perso solo qualche paio di minuti del concerto dei Selvans.
Ed è proprio con i Selvans che comincia questo live report: anzitutto, fughiamo i dubbi: sì, i Selvans sono una band locale, sì, due dei tre turnisti live che usano suonano con me da anni, sì, sono una delle due bands nate dai Draugr e sì, a questa band è legata anche la memoria del nostro beneamato Jonny, originario batterista e cantante scomparso prematuramente, quindi magari qualche maligno potrebbe pensare che su presupposti condivisibili o meno, io stia spingendo una band locale e che quindi non sarei oggettivo. “Non sarei oggettivo” un corno: il Black Metal atmosferico dei Selvans per via di una gran freschezza compositiva e di una indiscutibile cura nei dettagli è stato per me una rivelazione, un amore a prima vista che mi ha fatto innamorare da studio della band, e che da live aspettavo di vedere con grande interesse (prima di questo avevo visto solo un altro concerto in un altro locale di Chieti, per cui avevo deciso di sospendere il giudizio).
E da live i Selvans sono abbastanza la stessa cosa che per quanto riguarda l’album: la compattezza sonora dei brani (1 iniziale inedito più i due brani dell’EP “Clangores Plenilunio”) fa esaltare al massimo il concerto dei Selvans, che punta tutto sul mood, su un suono omogeneo e con nessuno degli strumenti troppo sopra le righe rispetto agli altri ma neanche sottotono, in maniera tale da fare un concerto molto musicale e intenso, ma anche fisico, con il cantante (e da studio tastierista) Selvans Haruspex (noto nei Draugr come Ursus Arctos) davvero padrone della scena, con movimenti vivaci e rapidi che rendono il concerto intrigante anche da un punto di vista anche estetico, di cui il picco è senz’altro dato per me dalla splendida “Lupercale”, la canzone conclusiva di un concerto fatto da pochi brani ma comunque molto lunghi, e quindi più che adatto in durata a rappresentare la band. Il voto conclusivo del concerto è tenuto basso per evitare che una hype iniziale (ripeto: secondo me più che meritata) vada a sfociare in un fuoco di paglia. Aspettiamo quindi il primo full length per tributare a dovere la band, se sarà il caso. Voto: 78/100.
E ora tocca ai Voltumna, da Viterbo, una band che spesso ho sentito nominare in diversi concerti, ma che mai ho avuto l’opportunità di ascoltare o di vedere da live. Semplicemente non c’è stato modo di incontrarli, quella sera c’è stata la mia prima opportunità.
E dei vari brani portati (credo 8 o 9) da live per i Voltumna, purtroppo, quelli iniziali verranno penalizzati per via di un suono complessivo che purtroppo favoriva in maniera spropositata solo voce e batteria, rendendo per questo i brani un grumo di rumore dove ogni tanto si poteva sentire anche una chitarra che seppur molto compressa, non usciva chissà quanto. Ho provato e riprovato a spostarmi, ma il suono non cambiava. È solo in seguito che la situazione migliora brano dopo brano, ed è solo durante “Disciplina Etrusca” che finalmente gli strumenti a corda si sentono bene, con un sound un po’ Black Metal ma che perlopiù strizza un occhio al metal moderno e cattivo. Non parlerei dunque dell’odiatissimo termine “Blackened death metal”, ma piuttosto di una musica che mi ha ricorda gli spagnoli Noctem dell’ultimo album, ringhiante e aggressiva dunque, ma anche moderna. Peccato dunque per una prestazione buona, galvanizzata anche da una presenza scenica apprezzabile e compatta (anche se i sai e le tuniche nere si vedono un po’ ovunque, e per la verità non ho mai capito più tanto che cosa c’entri questa scenografia col paganesimo), ma della quale per via di problemi audio, alla fine non mi rimane molto se non del fracasso nelle orecchie e alcune canzoni meglio ascoltabili, ma solo verso la fine, cioè non quando era tardi, ma quando comunque i brani rimasti erano pochi. Peccato. Il voto conclusivo del concerto è un “sette meno” che può solo descrivere una band che promette bene, ma che questa sera per motivi di audio non ha spaccato. Voto: 68/100.
Cambio palco, e ora tocca ai Mutant Safari, una band Death/Grind/Core che sinceramente non avevo mai sentito nominare, e che a quanto ne so ha il batterista dei Sudden Death, che originariamente erano previsti, ma che sono stati rimpiazzati per motivi non noti. Insomma: degli sconosciuti che fanno un genere che non c’entra niente con la serata, che sicuramente sarebbero stati apprezzati in un concerto Brutal Death Metal, ma che qui il pubblico non apprezza, visto che il locale si svuota. Non che i MS ne abbiano colpe, perché alla fine questi ragazzi hanno fatto il possibile, aggiungiamoci pure che suonare praticamente a ridosso dei Necrophobic non è mai una bella cosa perché c’è sempre gente che vuole ricaricare le pile prima dell’headliner, e aggiungiamoci anche che il cantante faceva il possibile in quanto a presenza scenica, cosa che però non hanno fatto altri membri come quelli alla sinistra del cantante, fin troppo fermi e che davano l’idea di ascoltare un gruppo qualsiasi. Aggiungiamoci anche che raramente ricordo che i brani venivano effettivamente nominati o annunciati, e di certo il fatto che la band fosse così poco loquace tra brano e brano non ha contribuito a risollevare le sorti di un pubblico che, essendo orientato da un’altra parte, andava un po’ richiamato all’attenzione. In altre parole, i Mutant Safari erano sicuramente penalizzati per essere fuori contesto, ma di certo non hanno fatto niente per ritirare su di loro le attenzioni, facendo né più né meno che un concerto normale. Anche bello, ma che tutto sommato non meritava quella posizione in scaletta. Fosse per me, li avrei messi prima dei Voltumna. Voto: 65/100.
E ora arriva il motivo per cui parlare di questa serata: i Necrophobic. Una band che secondo me è andata eccellendo almeno da “The third antichrist” fino a “Death to all” compreso se parliamo solo dei dischi più brillanti, e che incredibilmente mescola nelle sue canzoni Death e Thrash (predominanti) e Black Metal in una maniera del tutto originale. E così, mentre all’inizio degli anni 2000 quasi ogni band presupposta death/thrash svedese (li avremmo chiamati Melodeath e “ritornelli pop” solo dopo tanto tempo) andava a copiare i primi Soilwork e poi aggiungeva ritornelli puliti, i Necrophobic hanno sempre costituito, con altri come ad esempio Carnal Forge, Vomitory, Defleshed e Nifelheim, un’alternativa che suonava diversa da un mucchio di bands piegatesi al Gothenburg Sound, ma che essendo pur sempre svedesi e che comunque suonano metal estremo, va un po’ considerata l’eccezione, e non la regola nel panorama metal svedese, nonostante la creazione di ottimi dischi e di solide fan base. Peccato.
Va anche detto però che coi Necrophobic c’è stato il problema dei cambi di formazione abbastanza frequenti, e che in questa sera avevano una sola chitarra. Ora, immaginatevi come possono uscire delle parti dove due chitarre sono necessarie, come la parte solista di “Dreams shall flesh” o quella della splendida “Blinded by light, Enlightened by darkness” ad esempio, se usi una chitarra sola: fai il possibile, e infatti il chitarrista, che tra l’altro è quello degli Unleashed, ha fatto il possibile, ma la differenza si notava. Ciononostante, il pubblico tributa e apprezza le canzoni, esplode a “The crossing”, esegue dei mosh nella violenta “Revelation 666” e i Necrophobic da parte loro ricambiano con una cordialità e con una grinta sia sul palco che fuori dal palco, con una attitudine molto rock n roll, decisa ma anche estroversa, che punta più sull’energia che sugli sguardi di ghiaccio di altre bands, più seriosi ma anche meno coinvolgenti. Il risultato esce fuori davvero bello e potente e a me è piaciuto parecchio, ma a onor del vero devo anche concedere una cosa ai detrattori: Questo concerto dei Necrophobic lo apprezzavi particolarmente solo se eri fan della band, come me, o se comunque già conoscevi i pezzi, perché devo ammettere che il peso della mancanza di una chitarra ritmica si sentiva, e anche un bel po’. E forse anche l’affiatamento dei membri non è ancora ottimale, nel senso che è buono, ma può ancora migliorare, e si sente che per far risplendere la band serve anche qualche concerto in più. A me, francamente, importa fino a un certo punto: per qualità dei brani, per aver fatto una scaletta davvero molto buona tranne forse il fatto che non c’era “Taste of black”, e per una qualità dei brani stratosferica, i Necrophobic prendono un 87/100. Sarà anche un voto soggettivo e dato da un fan, ma per me questo è quanto. Ascoltiamoli con un’altra chitarra o con una formazione più matura e ne riparliamo.
Resta il tempo per un po’ di after alcolico prima di andare a casa per lavorare, e mi ritrovo a chiacchierare amabilmente con i Necrophobic, la cui estroversione e giovialità da live sono confermate anche fuori dal palco: questi quattro svedesi avrebbero anche potuto tirarsela e non concedersi al pubblico così dormivano di più, ma invece erano disponibili, cordiali, per niente gradassi e in vena di battute e di scherzi, che molti là fuori hanno apprezzato. La domanda che vi lascio come conclusione di questo live report è la seguente: cari colleghi Italiani musicisti di qualsiasi tipo di metal estremo, vista la rilassatezza di questi musicisti, l’umiltà ma anche la loro voglia di amicizia, non è che un atteggiamento meno impostato o atteggiato e più amichevole è ciò che effettivamente fa presa sul pubblico? Le risposte e le opinioni a voi.
Immagini della Serata
Recensione di Snarl Articolo letto 4223 volte.
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