Terra «Hypercube» (2021)
Recensione
Terra è il risultato creativo della mente del polistrumentista brasiliano Lucas Barbosa. Da lungo tempo Lucas si impegna per concretizzare i suoi sogni e, con questo album di esordio, ci sta piano piano riuscendo.
A parte la batteria, l’intero progetto è suonato e cantato da lui in un viaggio continuo nella sua magnifica terra di origine con le sue tradizioni, anche in ambito musicale appunto.
Si inizia con Let it burn, brano grezzo nel quale ho trovato interessante la chitarra e il suo essere protagonista, per il resto è parecchio old school soprattutto a livello vocale.
Discorso analogo per Always resist, leggermente confusa e basata molto sulla parte musicale che però non regge pienamente il colpo e si rivela parecchio ripetitiva e ben poco incisiva, purtroppo.
Sign my name risolleva il morale attraverso un rock con un maggiore spessore e meno banale, orecchiabile e simpatico sebbene sia incomprensibile quella specie di fischietto che emerge in determinati momenti, una presenza superflua decontestualizzata.
Cambio di rotta con Down the road si muove su note tranquille e serene, proprio come se si stesse percorrendo una strada libera con la mente leggera, quasi un pop rock abbastanza piacevole; con Shivers and Snow tocchiamo un momento un pò in stile Bon Jovi, ma comunque intimo ed evocativo, pacato e godibile dal primo istante.
Sound of rain racchiude diversi elementi che la rendono difficile da inquadrare perfettamente in un genere: ha qualcosa degli anni ottanta nel ritornello, ma possiede anche momenti lievemente più ritmati con un sentore gipsy, un mix particolare che comunque non la rende spiacevole, anzi.
In Against the wind c’è una certa ricerca di imprimere determinate emozioni attraverso un’interpretazione vocale più ricercata e intensa, la musica è più basilare proprio per dirottare l’attenzione sullo sviluppo del testo e del cantato.
Qualcosa di ancor più stravagante lo incontrate in Montaria, brano bucolico che si adagia su un sound folk, ma dopo quasi tre minuti di ascolto di carica di un classic metal pulito e diretto, da notare la completa assenza di parti canore.
Hypercube ci trasporta nella dimensione di Lucas, nella sua terra con un inizio introspettivo e uno sviluppo che ammicca al progressive, senza strafare, ma con molta originalità e trasparenza.
Arriviamo alla fine con Our time is now, pezzo molto melodico che potrebbe tranquillamente essere trasmesso in radio, sebbene qui la voce non sia al suo meglio.
Hypercube è un’opera ben particolare in cui emergono vari elementi, primo tra tutti il legame di Lucas con la propria nazione e cultura, tanto affascinante quanto a tratti misteriosa e intensa.
A parte ciò, il suo sviluppo prende direzioni veramente inattese che possono convincere o meno, ma di sicuro non possono lasciare indifferenti: fondamentalmente, il disco inizia in un modo e finisce in un altro.
L’aspetto positivo da non sottovalutare è la qualità tecnica presente in ogni traccia, ma anche la presenza di suoni e strumenti che solitamente non appartengono al mondo del metal o del rock, se aggiungiamo il fatto che a suonarli sia la stessa persona, è veramente qualcosa di ammirevole.
Certo, va detto che la voce di Lucas non è sempre all’altezza della sua articolata composizione, ma il suo impegno e talento, personalmente mi hanno fatto mettere da parte questo aspetto senza problemi.
Riassumendo, se state cercando un lavoro originale, imprevedibile e di alto livello tecnico e creativo, questo fa per voi; se invece, volete un metal potente e un pò cattivo, lasciate perdere.
Track by Track
- Let It Burn 55
- Always Resist 55
- Sign My Name 60
- Down The Road 60
- Shivers And Snow 65
- Sound Of Rain 65
- Against The Wind 65
- Montaria 70
- Hypercube 70
- Our Time Is Now 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 80
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
66Recensione di reira » pubblicata il 03.02.2022. Articolo letto 335 volte.
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