Madness Of Sorrow «Confessions From The Graveyard» (2018)

Madness Of Sorrow «Confessions From The Graveyard» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
05.01.2019

 

Visualizzazioni:
1373

 

Band:
Madness Of Sorrow
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Titolo:
Confessions From The Graveyard

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Murihell :: Vocals, Guitars
Charles A. Skull :: Bass
Ixtlan :: Guitars

 

Genere:
Horror / Gothic Metal

 

Durata:
37' 55"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2018

 

Etichetta:
Ad Noctem Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Ricapitoliamo: i Madness of Sorrow sono una band fondamentalmente rock con influenze gothic e industrial, che affianca a questi generi musicali altre influenze esterne, con risultati promettenti nel secondo album, discreti nel terzo e niente di che nel quarto “N.W.O.”, che più che mostrare una interessante variazione di stili, semplicemente le metteva una assieme all’altra, senza approfondirle e soprattutto senza una spina dorsale che tenesse tutte queste influenze insieme. Per “Confessions from the graveyard”, purtroppo, il discorso non migliora granché.
In questi 38 minuti, infatti, il gruppo capitanato da Murihell cerca di affiancare al proprio rock/gothic rock delle influenze metal, industrial, doom, up tempos alla Misfits e nella parte finale anche dei blastbeats brevi ed evitabili. Ed il tutto va benino se i brani sono presi in sé, ma collettivamente “Confessions...” suona nuovamente con delle influenze non amalgamate tra di loro e disorienta più che affascinare. Se infatti i primi due brani non sono originali ma li apprezziamo per la loro canonicità, così come “Reality scares”, a lungo andare ascoltiamo variazioni sul tema non tanto ben collegate, come l’up tempo un po’ out of place di “Sanity” che non si sposa con la lenta “The path”, che sfocia in una partitura doom alla fine, che a sua volta non si sposa con i blastbeats della ottava e nona canzone, i quali a loro volta non c’entrano granché con la conclusiva “Creepy”, brano breve basato su dei loop. Ne risulta una manciata di buoni brani, ma infastiditi da influenze estranee perlopiù e (come nel disco precedente) di fatto lasciate là o poco più, senza una vera amalgama delle influenze. E non aiuta una prestazione vocale francamente incolore di Murihell, che purtroppo per tutto il tempo ci propone delle linee vocali generiche, rabbiose sì, ma che non aggiungono nulla al valore delle composizioni, e che in definitiva non danno quella marcia in più ai brani.
Insomma: aspettavo la prova del nove, e purtroppo “Confessions from the graveyard” fallisce l’obiettivo, semplicemente perché non colma le lacune emerse in parte in “III, the beast” e rivelatesi in “N.W.O.”. “Confessions...” non è, di nuovo, un brutto album, ma manifesta una band che sembrava essere capace di dare di più e di rivelarsi una gemma dell’underground, ma così non è, e manifesta il problema di perdersi tra le varie influenze piuttosto che dominarle. Il voto, come per il precedente, rappresenta il fatto che il disco è comunque ascoltabile e non è malaccio, ma è meno di ciò che mi aspettavo che Murihell potesse fare. Peccato...

Track by Track
  1. The exiled man 70
  2. The art of suffering 70
  3. Sanity 65
  4. Reality scares 70
  5. The path 65
  6. The garden of puppets 65
  7. No regrets 55
  8. No words until midnight 55
  9. The consciousness of pain 55
  10. Creepy 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
65

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 05.01.2019. Articolo letto 1373 volte.

 

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