Coffin Birth «The Serpent Insignia» (2018)
Recensione
Il progetto dei Coffin Birth nasce dalla collaborazione di una serie di artisti che ricoprono le fila di prestigiose band anche di fama mondiale oggi qui riuniti a dare manforte a questo “The Serpent Insignia”, un concentrato di death metal di matrice esclusivamente moderna ma con un sound appartenente alla vecchia scuola svedese. Il lavoro, un dieci tracce nate quasi per caso, come ha affermato il chitarrista Giulio Moschini in un’intervista, sono il frutto di una miscela decisamente esplosiva che va ad affiancare al caratteristico death metal anche una serie di influenze appena percepibili di rock’n’roll e punk con un risultato appagante. Il quintetto, forte anche di una più che conclamata esperienza, forgia tutta la propria cattiveria evitando esagerazioni ritmiche per concentrarsi su strutture di livello dove è percepibile il singolo apporto strumentale di ciascun membro; buona anche la prova del growl, cattivo, aspro capace di alternare al meglio le tonalità senza il benché minimo problema. L’apertura del disco è affidata a “Throne Of Skulls”, un pezzo di livello, sorprendentemente acerbo nel quale al meglio la tradizione scandinava viene ad emergere; “The 13th Apostle” sempre caratterizzante nel sound ma diversificata nei passaggi ritmici, curati e maledettamente dinamici nei contenuti; si prosegue poi con “Godless Wasteland” una brano nel quale compaiono anche alcune venature più punk che fanno la dovuta differenza”; la tensione non si abbassa mai neanche con l’ascolto di “Red Sky Season” e la successiva “Christ Infection Jesus Desease” dove entrambe calano appena il toni ritmico per offrire un mid tempo in alternanza moderato senza mai però perdere la propria indole aspra e cattiva. La mattanza estrema si raggiunge con “From The Dead To The Dead”, un brano molto tirato ma in alcuni passaggi appena più moderato dove il growl fa la sua migliore figura; seguono poi “Casket Ritual” e “Sanguinary” altri due esempi di come la band sa farsi breccia senza mai lasciare l’ascoltatore indifferente di fronte alla migliore prepotenza sonora; “The Serpent Insignia” altra ottima prova di come la band omaggia forse al meglio le origini scandinave dell’old death metal school pronta a condurci alla conclusiva “Zombie Anarchy”, un brano di pura eccellenza. Un progetto che, pur richiamando in parte l’oramai diffusa usanza di ripercorrere la scena death metal anni ’90, riesce in maniera assai certosina a parametrarsi ai tempi moderni con una propria personale interpretazione che va comunque apprezzata ed omaggiata nella miglior maniera.
Track by Track
- Throne of Skulls 80
- The 13th Apostle 80
- Godless Wasteland 80
- Red Sky Season 75
- Christ infection Jesus Disease 75
- From the Dead to the Dead 80
- Casket Ritual 75
- Sanguinary 80
- The Serpent Insignia 80
- Zombie Anarchy 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 75
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
78Recensione di Wolverine » pubblicata il 24.11.2018. Articolo letto 2019 volte.
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