AA.VV. «Escape from the Ghetto - Vol.1» (2003)

Aa.vv. «Escape From The Ghetto - Vol.1» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Alcio »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
2329

 

Band:
AA.VV.
[Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di AA.VV.

 

Titolo:
Escape from the Ghetto - Vol.1

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
-

 

Genere:

 

Durata:
1h 11' 48"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2003

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Sin dal titolo si può capire la finalità della compilation che mi appresto a recensire: una vetrina per 19 bands dell'underground nostrano, selezionate dall'attivissima Kick Promotion e dalla CNoize.
L'estrema eterogeneità delle bands presenti non rende il prodotto molto fruibile a livello commerciale, ma di sicuro è un ottimo mezzo che possono usare le agenzie che hanno voluto questa compilazione per fare conoscere le band che hanno nel loro rooster, le quali possono anche godere della presenza di vere e proprie colonne del movimento rock tricolore!
Ma bando alle ciance, perché di carne al fuoco ce ne è veramente moltissima.

Il brano apripista è "Nero" dei Kardia, brano dalle forti influenze dei primissimi Litfiba, soprattutto nell'arpeggio delle chitarre e nell'uso del basso, che lavora alla maniera della wave degli anni 80, su cui (timidamente) si fanno sentire le chitarre distorte. Un pezzo di discreta fattura ma non molto adatto a chi mastica Metal dalla mattina alla sera.
Il seguente "Dublino" dei Valery Larbaud segue la scia stilistica del brano precedente, per cui atmosfere rarefatte, basso pulsante, arpeggi dal suono acquoso e discreto lavoro di tasier0e in piena tradizione di certo wave ottantiano arricchita da chitarra distorta (ma relegata in secondo piano). Più che soddisfacente la prestazione vocale del singer.
A ruota i Nahui, il cui "Human Being" inizia con un arpeggio dallo stile di certi U2 del periodo di mezzo. Voce sognante e riverberata completano il quadro.
Ecco quindi la volta dei Void generation ed il loro rock molto semplice dalle forti radici settantiane ed assolutamente non stoner! Riffing semplice su chitarre praticamente non distorte, per un brano che scorre via discretamente bene.
I Madlena si presentano con un brano senza titolo il cui inizio ha il sapore dei Marlene Kuntz più intimisti e meno noise, per poi partire in quarta con un riffing semplicissimo (due note) e tirato con stile suoni punk. Indubbiamente un brano che palesa alcune ingenuità compositive ma interessante.
Raffaello Simeoni ci allieta con un brano acustico dal sapore folk cantatto in dialetto. Indubbiamente un brano molto avulso dal contesto di questa webzine, però di discreta fattura.
Tornano a rockare i successivi Nonzeta, che aprono il loro "Mi passa.." si apre con un giro di basso funkeggiante poi interrotto dalle chitarre corpose e dal suono "grasso". I riferimenti stilistici possono essere trovati nei seminali Ritmo Tribale (soprattutto nell'impostazione vocale), ma anche nei Linea 77, per l'alternarsi di momenti iper-distorti ad altri più atmosferici.
Particolare la proposta dei seguenti Skyriders, che presentano il loro particolarissimo metal modernista con sample, ritmi industrial e voce schizoide. buone idee di base, ma una produzione caotica e degli arrangiamenti forzati limitano il potenziale del brano.
Arriva ora il momento degl Embrace, and che propone il proprio modo di fare nu-metal fortemente influenzato (nei suoni, nei samples e nell'impostazione vocale) dai Korn. Un pò più di originalità non guasterebbe, ma ci il gruppo si presenta con alcune buone idee da sviluppare in futuro.
Un giro di basso pulsante e sincopato apre il brano di questi OTX-2 che presentano il loro rap-metal influenzato da bands quali Stuck Mojo. Il brano risulta discreto, ma la produzione relega ad un ruolo secondario le chitarre, che nella band americana appena citata hanno un bel suono corposo e primeggiante.
I Ciaff affrontano l'ascoltatore con il loro mobster-core ed indubbiamente l'esperienza (ed una buona produzione) aiutano il gruppo a stagliarsi ben sopra la media delle band presenti.
Il brano dei Crawler, appena iniziato, mi ha ricordato (nei ritmi e soprattutto nella voce) i disciolti Rage Against the Machine, cui la band sembra votare il proprio sound privandolo dei funambolismi di quel geniaccio di Tom Morello in favore, quà e là,di riff doomy a-la Black Sabbath. Bravi.
Drumming sincopato, riffing serrato e doppio vocalist è il modo per meglio sintetizzare il sound dei Be At Pains. Un brano tirato e coinvolgente.
I Kismet si presentano con un riff dal sapore epico che subito cede il passo ad uno più groovy. Mi ha molto colpito la timbrica del cantante, che ha una tonalità molto simile a sebastian Bach. E' forse in virtù di questa somiglianza che il gruppo mi ha fatto tornare in mente gli Skid Row del periodo "SubHuman Race".
I Deforge si presentano con un brano dai forti rimandi dei Kreator era "Extreme Aggression", anche se il riff del chorus suona nella tradizione degli Iron Maiden rivisitati dai Children of Bodom. Indubbiamente il combo necessita di maturazione stilistica, ma suona giù molto interessante.
Già dal nome gli Eviscerate fanno sospettare la loro proposta, ed infatti non deludono le aspettative che il loro nome può generare: brutal death di stampo floridiano, ma cantato da una sorta di emulo di Flegias dei Necrodeath. Il combo tenta di stemperare il riffing in stile Cannibal Corpse con dei passaggi a-la Death ed un assolo molto ricercato e melodico. Una band promettente, che però deve un attimo focalizzare le proprie direttive stilistiche.
La proposta dei successivi Killing Creed è alquanto strana e devo ammettere spiazzante. La base su cui poggia il pezzo è death metal di stampo americano, in cui però si ritagliano il loro spazio dei riff molto particolari e deviati. Ammiro la band per il tentativo di cercare delle nuove soluzioni in un genere che rischia sin troppo di ristagnare, ma consiglio loro di curare maggiormente gli arrangiamenti, per evitare che i repentini cambi risultino solo forzati e noiosi sulla lunga distanza.
I Sudden Death annichiliscono l'ascoltatore con il loro brutal death sparato ed ipercompresso che fonda le proprie basi su mostri sacri come Cannibal Corpse e Suffocation. La tecnica e la buona produzione ci sono, l'originalità non è proprio il loro forte, ma il rilsutato finale è più che discreto.
Il discetto si chiude con i mitici Undertakers, che risultano i migliori sotto tutti i punti di vista, ma va detto doverosamente che la loro lunga carriera è costellata di esperienze e lavori che tutti gli altri gruppi presenti possono solo (per ora) sognare!

Track by Track
  1. Kardia - Nero 60
  2. Valery Larbaud - Dublino 60
  3. Nahui - Human Being 60
  4. Void Generation - Blue Sky 60
  5. Madlena (senza titolo) 65
  6. Raffaello Simeoni - Controentu 65
  7. Nonzeta - Mi passa per la testa 60
  8. Skyriders - Go Ahead 50
  9. Embrace - Embrace 60
  10. OTX-2 - Spacca 65
  11. Ciaff - The age of no Justice 75
  12. Crawler - Mislay 1 (demo premix) 70
  13. Be at Pains - Slave of Yourself 70
  14. Kismet - 2 Months through the Hell 70
  15. Deforge - Immortality 70
  16. Eviscerate - Playing with Life 65
  17. Killing Creed - The end of the Abyss 60
  18. Sudden Death - The Charge of the Light Brigade 70
  19. Undertakers - It's Time to Die 85
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
66

 

Recensione di Alcio » pubblicata il --. Articolo letto 2329 volte.

 

Articoli Correlati

News
Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
Concerti