Overdose «1991» (2016)
Recensione
I veronesi Overdose debuttano con questo “1991”, un album dai profili rock grunge ispirato tendenzialmente alla scena musicale di Seattle del lontano 1991 che apportò uno scossone e un terremoto sulla scena rock mondiale su input dei paladini Nirvana. Ed è proprio da questi ultimi che la band trae la propria principale ispirazione per la realizzazione di queste dieci tracce anche se non mancano affatto altri riferimenti a big del genere quali Alice in Chanis Soundgarden e Mudhoney. Da un punto di vista musicale, si assiste ad un sound sin troppo nitido e poco sporco rispetto a quello di Cobain & Company ma la band probabilmente adotta questo sistema proprio per distinguersi ed elaborare la propria linea personale fatta in ogni caso di distorti acerbi, ritmiche complessivamente moderate e parti cantate e mai troppo esasperate. E’ abbastanza semplice nel corso dell’ascolto assimilare il lavoro alla vera corrente grunge anche quando si ascoltano brani decisamente più aggressivi cantati in scream. Le tematiche affrontate spaziano un po’ dappertutto a cominciare dall’alienazione sociale sino alla prostituzione e al coma. Tra i brani, il lavoro parte con “This is my Shit” dove subito si percepisce quel sound un po’ alla Nirvana misto tra acustico e distorto che in ogni caso fa di questo brano un buon pezzo; è poi la volta di “Alan’s Trip” dove un intro a base di basso e successiva ritmica distorta assolutamente moderata nell’andatura rappresentano i punti su cui si sviluppa il tutto; particolare lo scream della pare cantata che in alcuni tratti pare ricordarci, seppur molto vagamente, quella di Johnny Rotten. È poi la volta di un brano abbastanza monotono nei contenuti ed intitolato “Riding to the Groove” che appare poco vivo e creativo; è poi la volta di “Brimful of Asha” cover dei Cornershop riproposta dalla band in maniera apprezzabile seppur rivisitata nella propria interpretazione grunge. “Death’s Eve” nonostante la musicalità semplice il brano da un punto da vista vocale sembra un po’ a disagio mentre la successiva “Sad Sabbath” apre con un riff parecchio imponente, ma sempre moderato nei contenuti, che dinamizza sin da subito il brano per poi elevarlo decisamente con l’attacco della parte cantata sempre in con una via di mezzo tra clean e scream; la successiva “I don’t Remember your name” si sviluppa strumentalmente con un arpeggio d’apertura, quasi tetro ma corretto nei contenuti, poi avvolto da un ritmica irruenta grazie ai distorti della chitarra e alle docili battute della batteria; “Whore’s War” si mantiene sostanzialmente sulle righe ritmiche dei precedenti mentre la conclusiva “The Endless Sleep”, brano di quasi un quarto d’ora d’ascolto ma di fatto suonato solo un paio di minuti, dopo un lunghissimo arpeggio di chitarra in apertura e un lungo silenzio si conclude quasi follemente sempre su una ritmica moderata accompagnata da una interpretazione vocale quasi isterica. Il lavoro offre degli spunti interessanti sotto il profilo creativo, indubbiamente ci sono ancora cose da migliorare ma nel complesso questi Overdose ci fanno divertire moderatamente.
Track by Track
- This is My Shit 70
- Alan's Trip 65
- Riding to the Groove 55
- Brimful of Asha 70
- Death's Eve 55
- Sad Sabbath 70
- I Don't Remember you Name 65
- Whore's War 70
- The Endless Sleep 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
65Recensione di Wolverine » pubblicata il 09.05.2016. Articolo letto 1334 volte.
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