Dark Mirror ov Tragedy «The Lunatic Chapters of Heavenly Creatures» (2014)

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Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
24.10.2014

 

Visualizzazioni:
927

 

Band:
Dark Mirror ov Tragedy
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Titolo:
The Lunatic Chapters of Heavenly Creatures

 

Nazione:
Korea

 

Formazione:
Gash :: Guitars
Material Pneuma :: Vocals
Confyverse :: Drums
Reverof :: Bass, Vocals
Senyt :: Guitars
Arthenic :: Violin
Zyim :: Keyboards

 

Genere:
Dark Symphonic Metal

 

Durata:
1h 0' 8"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2014

 

Etichetta:
WormHoleDeath
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Distribuzione:
Aural Music
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Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Ecco un palese esempio di come aggiungere tanti fronzoli non cambia la sostanza e di come estremizzare all’inverosimile tratti caratteristici di altri stili di bands non fa di te una buona band. Parliamo nella fattispecie dei Dark Mirrors ov Tragedy, coreani e arrivano al terzo album, questo “The lunatic chapter of heavenly creatures”, un album molto lungo, con 8 tracce più intro per un’ora di musica proposta come Symphonic Black Gothic Death Metal.
Il problema di questo disco è che praticamente la band esagera sotto tutti i punti di vista: l’album è pieno zeppo di note fino all’inverosimile, possiede fraseggi su fraseggi, tecnicismi su tecnicismi, sontuose orchestrazioni e passaggi di tastiere complessi, ma tutti messi insieme e che durano poco tempo in ogni canzone. Questo lo si può notare sin dall’opener “Unwritten symphony”, dove troppi cambi di tempo del batterista tutti attaccati si affiancano a momenti che spaziano tra le diverse influenze della band ma senza collegamento, quasi che i brani fossero assemblati puntando tutto sull’eccesso e non sul feeling o la sostanza. E il risultato è né più né meno che questo per tutto l’album: sovraincisioni, stratificazioni musicali e cambi umorali della canzone praticamente continui, con la chitarra troppo bassa e una qualità sonora che favorisce troppo la tastiera e la batteria, anche se con tutte quelle tracce era praticamente impossibile far suonare tutti gli strumenti bene.
Insomma: niente momenti di rilassamento, niente atmosfera, niente tirare il fiato: solo cambiare ritmo, proporre riffs neanche tanto black metal (nella quarta canzone sembra deathcore) ma sempre arzigogolati, una voce che cerca di imitare i Cradle of Filth, e una tastiera e orchestrazioni tecniche e maestose, ma che sono solo una faccia di un disco che ha talmente troppa carne al fuoco che praticamente non si cuoce niente. Questa è la band a cui mi riferivo quando all’inizio della recensione dissi che estremizzare gli stili di altre bands non fa necessariamente di te una buona band: l’immaginario, la sontuosità gotica delle canzoni e soprattutto la voce sembrano proprio in quello stile.
Insomma: per me, un cd tutto sommato non consigliabile. Perché i DMoT cercano di essere tutto ma in realtà non sono niente di preciso. Sono tanta vivacità compositiva assemblata quasi a caso, niente feeling ma tecnica fine a sé stessa, e tanto, tanto pacchiano fino a rasentare l’indigeribilità e quasi il volgare. Ve lo consiglio solo se per voi il concetto di “fare le cose meglio di un’altra band” coincide con quello di “esagerare le cose che fa un’altra band sotto tutti i punti di vista”.

Track by Track
  1. Thy Sarcophagus (Intro) S.V.
  2. Unwritten Symphony 55
  3. Dancing in the Burning Mirror 55
  4. Ichnography on Delusion 55
  5. Virtuoso of the Atmosphere 55
  6. Perish by Luminos Dullness 55
  7. The Constellation of Shadows 55
  8. The Name of Tragedy 55
  9. The Noumenon I Carved 55
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 50
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
57

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 24.10.2014. Articolo letto 927 volte.

 

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