Icon of Phobos «Icon of Phobos» (2011)

Icon Of Phobos «Icon Of Phobos» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
26.04.2013

 

Visualizzazioni:
763

 

Band:
Icon of Phobos
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Titolo:
Icon of Phobos

 

Nazione:
U.s.a.

 

Formazione:
L :: Bass
O :: Drums
S :: Guitars, Noise
A :: Lead Guitars
E. R. M. :: Vocals

 

Genere:
Black Metal

 

Durata:
41' 22"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
18.11.2011

 

Etichetta:
Baneful Genesis Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

I californiani debuttanti sotto questo nome (ma non in assoluto) componenti degli Icon of Phobos, californiani, archiviano le loro passate bands e fanno confluire i loro sforzi in questo loro primo disco di debutto, omonimo, che raccoglie 5 tracce più intro e outro in 41 minuti e mezzo di musica.
E la musica qui proposta è un black metal molto ispirato al black americano dei Teratism, senza disdegnare diverse puntate in lidi quasi depressive, che preferiscono un approccio a velocità medie o lente, mentre gli attacchi frontali ci sono, ma sono contenuti e mai troppo sopra le righe, con perfino alcune chitarre arpeggiate che fanno virare la proposta del gruppo su dischi quali l’ultimo dei Merrimack. Il tutto in un’atmosfera che insiste su un feeling mortifero, lento e sospeso, e altre volte su un feeling depressivo e che poco ha a che fare con la furia delle bands cosiddette “religious black metal”.
La canzone d’apertura, “Harbingers of ruin”, è un brano che riflette un po’ tutto questo: un furioso attacco che però poi si rivolge su tempi medi più sicuri e dal feeling amaro, mentre l’altro highlight del disco (insieme alla già citata canzone d’apertura) consiste nella paranoica e più pestata “misogyny in the flesh”, cattiva e dotata di alcune trame di chitarra solista davvero azzeccate. Dove invece gli IOP non ce la fanno più di tanto è in certi particolari, che pure in un disco al debutto ci possono stare, come nell’assolo non molto opportuno di “The shrouded worm”, o nella meno riuscita di tutte “Shape of failure”, che ripete alcuni riffs già detti nella canzone di apertura, o infine nella qualità sonora, pulita e ben fatta, ma che forse necessita di un po’ meno pulizia sonora e più atmosfera.
In conclusione, questo primo sforzo degli Icon of Phobos è un disco che già da ora mostra buone intuizioni musicali, ma che comunque descrive anche una band che ha bisogno di affilare le lame un po’ di più per ferire mortalmente nei propri brani. L’acquisto di questo disco è consigliato agli amanti delle sonorità suddette ed è da costoro tranquillamente consigliato, ma nel futuro vogliamo qualcosa di più.

Track by Track
  1. Intro – Revelations of the void 65
  2. Harbingers of ruin 75
  3. The shrouded worm 70
  4. Analgesia 65
  5. Shape of failure 60
  6. Misoginy in the flesh 75
  7. Ecstasy in death – Outro 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
69

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 26.04.2013. Articolo letto 763 volte.

 

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