Livarkahil «Signs of Decay» (2011)

Livarkahil «Signs Of Decay» | MetalWave.it Recensioni Autore:
manowar »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1150

 

Band:
Livarkahil
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Titolo:
Signs of Decay

 

Nazione:
Francia

 

Formazione:
Vocals - H K
Guitar – Kaiin
Guitar – Träume
Bass – Neil
Drums - Skvm

 

Genere:

 

Durata:
46' 35"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Chi di noi non ha mai sentito un po’ di death proveniente dai nostri cugini d’oltre Alpi? Band come: Gojira, Daboga,Gorod, Arkhon Infaustus e molti altri? Ormai sono parecchi anni che i nostri vicini ci danno testimonianza del loro volto nero e dannato, proponendosi sempre con nuove band piene di talento che spaziano su tutti i sottogeneri musicali underground conosciuti. Sono molte le formazioni emergenti che si stanno ritagliando un piccolo spazio nell’immenso panorama metal e una di queste band sono proprio i parigini Livarkahil. Fondati nel 2006, sono caratterizzati da un sound puro e crudo di stampo death che sfocia in alcuni casi verso il deathcore; infatti si ha la presenza sfrenata e brutale di riff, doppia grancassa da bombardamento, un basso tritacarne, il tutto suonato a grande velocità e con ossessiva tecnica strumentale. Possiamo dire che hanno parecchi similitudini con grandi band nel panorama internazionale; infatti ricordano molto un incesto tra il Behemoth e Despised Icon o Whitechapel. . Grazie alla casa discografica, la connazionale Listenable Records, i Livarkahil pubblicano un interessante demo“No Cure for the Fools” uscito nel 2007. La band non delude le aspettative quando nel 2007 debutta con un eccezionale cd d’esordio intitolato “First Act of Violence”. I parigini ci hanno fatto attendere 3 anni prima di sfornarci questo nuovo album di pura violenza e di grande tecnica musicale intitolato con “Signs of Decay”, sicuramente dai toni più duri rispetto al primo lavoro che presenta un pensiero antireligioso sviluppato in chiave death. E’ un cd che dimostra quanto la band sia maturata in 3 anni; le differenze con “First Act of Violence” le si possono notare soprattutto nel songwriting che si presenta più pulito e deciso. Il cd inizia con un breve intro-apocalittico “In Nomine Patris” in modo da preparare l’ascoltatore alla distruttiva ed energica “When Hell Is Near” . Il brano, infatti, presenta una brevissima parte iniziale che riprende l’intro per poi esplodere in una ondata di potenza e velocità strumentale, sicuramente adattissimo per un wall of death o per un pogo/moshin’ veramente violento. Brevissimi sono anche gli stacchi ritmici più lenti sparsi per il brano che garantiscono diversi livelli di aggressività .Si prosegue con “Quiet Heresy” un brano meno distruttivo rispetto al precedente, ma che colpisce per una coinvolgentissima serie di riff e un ritornello parecchio orecchiabile.”The End Everyt” è da citare soprattutto per la fusione di basso e chitarre a metà canzone molto tecnico e di grande impatto sull’ascoltatore; apprezzabile è anche il pezzo strumentale quasi al termine del brano, costituisce in un trampolino per un distruttivo finale alla Livarkahil. “We Hail The Victo” è una brano interamente strumentale di grande tecnica, colpisce per la pulizia di suono e per la capacità della band di sapersi inventare diversi metodi per incidere una canzone; qui per esempio, oltre allo strumentale, abbiamo in sottofondo elementi di loops di voce, questo la distingue dalle altre facendone una canzone unica in tutto il cd.”Above All Hated” con il video della canzone già disponibile, essa è caratterizzata dalla solita aggressività che identifica questa band francese. Qui confrontando il brano con quegli analizzati precedentemente vediamo che i cambi di ritmo sono numericamente inferiore e sono presenti riff di chitarra rilevanti. “The Flash of All Damned” con un inizio canzone degno di nota per essere particolarmente lento ma apprezzabile, che diventa un’altra canzone da pogo selvaggio in mezzo alla mischia, con doppia grancassa a mitragliatrice e un ritornello veramente niente male. In “Haven Shall Fall” i cinque ragazzi parigini nelle parti più lente, ricordano molto i polacchi Behemoth ,invece nelle parti più veloci il brano garantisce sonorità di pura violenza, anche qui la lyrics rapisce l’ascoltatore che non riesce più a levarsi dalla testa il Chorus del brano. Personalmente mi sento di dire che non appena avrò l’occasione mi piacerebbe vederli dal vivo, ai loro concerti deve esserci un pogo distruttivo, soprattutto in questo periodo dove c’è molta gente che va ai concerti per stare in piedi fermi a vedere il palco come un pirla. Un gruppo che riesce a smuovere la gente con la propria musica e la stimola al pogo e al wall of death è un evento da non perdere.

Track by Track
  1. In Nomine Patris 70
  2. When Hell Is Near 80
  3. Quiet Heresy 80
  4. The end of everything 70
  5. Art of bleeding 75
  6. ...We hail the victory 80
  7. Above all hatred 85
  8. The flesh of all damned 80
  9. In light we die 75
  10. Haven Shall Fall 90
  11. Signs of decay 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 85
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
79

 

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