Blaze of Sorrow «L'Ultimo Respiro» (2008)
Blaze of Sorrow
Titolo:
L'Ultimo Respiro
Nazione:
Italia
Formazione:
Peter :: All Instruments
Genere:
Durata:
31' 43"
Formato:
2008
Etichetta:
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione
I Blaze of Sorrow sono una one man band mantovana che nasce nel 2007 e che nel giro di un anno è riuscita a sfornare (complimenti per la produttività…) 4 demo, uno split e questo primo full length, chiamato appunto “L’ultimo respiro”, che condensa 4 tracce + intermezzo + outro in circa una mezz’oretta di musica.
La biografia di BOS cita tra le varie cose un’influenza folk e sul myspace cita anche il genere ambient; ebbene: secondo me no: di sicuro siamo di fronte a un black metal, ma chiaramente debitore del depressive, tanto è vero che la batteria non va mai veloce, e con i riff di chitarra molto minimalisti, ma che comunque riescono a creare una atmosfera abbastanza apprezzabile. E se l’ambient è comunque presente tra un brano e l’altro (che tuttavia secondo me non basta a definire la band black/ambient), del folk in questo “L’ultimo respiro” non vi è proprio traccia: non bastano degli stacchi di chitarra acustica per fare folk, senza contare che non sono che un paio o poco più.
“L’ ultimo respiro” è comunque un debutto ben apprezzabile e godibile, che magari non sarà mai una pietra miliare del depressive black, ma che comunque riuscirà a soddisfare chi apprezza il black metal più freddo e depressive. Questo album non è la millemilesima fotocopia di “Filosofem” di Burzum senz’arte né parte, non è neanche un album funeral doom: si tratta invece di una specie di depressive black che utilizza qualcosa dei primi Behemoth, quelli di “From the pagan vastlands” ma utilizzando esclusivamente i tempi lenti. L’ultima canzone poi, “Avvolto dalla nebbia”, cambia un po’ le sue coordinate andando a sfociare in qualcosa di maggiormente depressive sensu stricto e meno black, ed è anche la migliore dell’album.
Difetti, anche se non gravi, ce ne sono: le canzoni, soprattutto le prime due e ad eccezione della quinta, infatti finiscono per somigliarsi un po’ a causa di soluzioni stilistiche e ritmiche simili. Ovvio: non è che ora i brani sono tutti uguali, però credo che qui Peter, la mente dei BOS, poteva lavorare un po’ di più, o comunque può migliorare. Anche la copertina: non che sia brutta, anzi mi va benissimo, ma qualcosa di simile l’ho già visto da qualche parte, ma non ricordo dove (Forse il primo mini cd dei Carpathian Forest, ma non ne sono sicuro. Se solo me lo ricordassi dove l’ho già vista…). Ripeto: questi difetti non sono comunque gravi, e non zavorrano più di tanto un album comunque pregevole, che può interessare agli amanti del depressive o a quelli del doom in generale. Provate ad ascoltarli, chissà che, visto il ritmo compositivo di Peter, non ci troviamo di fronte a un Wrest italiano.
Track by Track
- Cercando il silenzio 69
- Trasportato dalle fredde ali 70
- L’ultimo respiro 68
- Forse un giorno 74
- Avvolto dalla nebbia 75
- Verso l'eterno tramonto 68
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 67
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
70Recensione di Snarl » pubblicata il --. Articolo letto 2851 volte.
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