«Wacken Open Air»

Data dell'Evento:
10.08.2014

 

Nome dell'Evento:
Wacken Open Air

 

Band:
Saxon [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Saxon [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Saxon
Accept
Hammerfall
Children of Bodom
Motorhead
Slayer
Megadeth [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Megadeth [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Megadeth [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Twitter di Megadeth [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il canale YouTube di Megadeth
Avantasia
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Luogo dell'Evento:
Wacken

 

Città:
Wacken

 

Autore:
Demone»

 

Visualizzazioni:
5524

 

Live Report

Eh sì ragazzi!!! Anche quest'anno ci siamo!!!E' tempo di alzare i tacchi ancora una volta, prendere l'aereo, raggiungere il nord della Germania, montare le tende ed assistere al venticinquennale del più grande festival heavy metal del mondo. Non è possibile aggiungere molto a quanto già stato detto in proposito sul Wacken Open Air, fiumi di inchiostro sono stati versati, e se non ci siete ancora stati, forse questa è la volta buona che l'anno prossimo portiate il vostro amabile deretano alla più grande celebrazione heavy metal al mondo.
Rispetto all'anno scorso ci sono state modifiche minime ed aspetti gestionali ininfluenti per il pubblico, ma sensibili per i giornalisti, come lo spostamento del campeggio in un'area lontana dal concerto, scelta non molto felice, ma presa in favore di una migliore sicurezza ed una migliore ottimizzazione degli spazi a servizio.
Come ogni anno ci sono i due stage principali, oltre ad altri tre palchi "minori" nell'area festival interna, all'esterno troviamo il beergarden, paradiso e ristoro, area food, con centinaia di stand diversi ove è possibile trovare cibi per tutti i gusti, vegani compresi, area mercato con la possibilità di acquistare abbigliamento, accessori ed amenità varie (incluso un gettonatissimo vibratore in legno massello di faggio), il villaggio vichingo con un suo piccolo palco e l'area wasteland dedicata ai fan di mad max.
Spazio a parte merita la sempre presente metalborse, il più grande mercato di musica metal in Europa, ove è possibile trovare credo qualsiasi disco pubblicato, in qualsiasi formato, rarità impensabili, posto che personalmente ho smesso di frequentare per i salassi a cui annualmente mi sottoponevo.
Ragazzi, il paradiso in terra. La percezione del tempo e dello spazio viene alterata e siamo pronti ad iniziare la cronistoria della nostra avventura attraverso il più grande festival del mondo.

GIOVEDI' 31/07
HAMMERFALL
Nel tardo pomeriggio la seconda band ad esibirsi sul Black Stage erano gli svedesi Hammerfall.
Accompagnati da effetti pirotecnici, i cinque hanno subito iniziato con "Child of the Damned", un classico ad alta energia del power metal. I piccoli problemi di mix del suono sono stati corretti in pochi secondi, in maniera da rendere apprezzabile tutta la sonorità della band. La band ha suonato un tipico set di "classici da festival" ed hanno usato diversi accessori per completare l'effetto: un muro di casse Marshall non-microfonato, una batteria da 20 pezzi, e pelle e catene tanto da farci sentire la nostalgia dei Priest!
Il vocalist Joacim Cans ha retto per tutta la durata dello show con qualche piccolo problema tecnico (durante i cori, la voce è risultata spesso soffocata). Sono stati sufficienti pochi pezzi per far fondere la folla con lo stesso gruppo. Gli effetti di luce spettacolari forse sarebbero stati più consoni ad una performance notturna. La band ha suonato almeno due ballate per bilanciare tutto il casino. Degni di nota i tre special guests: Stefan Elmgren (chitarra) durante la "Stone Cold", Patrik Rafling (batteria) durante la "Unchained" e Jesper Stromblad (chitarra) su "The Dragon Lies Bleeding". Il fatto che fossero tutti “wireless” permetteva loro di muoversi liberamente ed evitare inutili perdite di tempo, infatti in anteprima hanno presentato anche un nuovo brano: "Bushido". L'intero set è risultato fluido, abbastanza energico e ben eseguito.
Scaletta
Child of the Damned (Warlord cover)
The Metal Age
Steel Meets Steel
Stone Cold
I Believe
Unchained
The Dragon Lies Bleeding
Glory to the Brave
Hammerfall
Any Means Necessary
Blood Bound
Bushido
Hearts on Fire

STEEL PANTHER
Non sappiamo se gli Steel Panther siano uno scherzo ma, ridendo e scherzando, questa band è arrivata al successo. Infatti sono stati uno degli headliners del primo giorno ufficiale della 25° edizione del Wacken Open Air, uno dei più grandi festival metal in tutto il mondo. La band, composta da personaggi caricaturali, Michael Starr alla voce, alla chitarra Satchel, Lexxi Foxx al basso e Stix Zadinia alla batteria,il quale ha suonato un energico set di 13 canzoni, con due pause mute utilizzate per chiedere alle donne di mostrare le tette, chiamandole con simpatici vezzeggiativi come "facili cagne" e "puttane succhia soldi", ottenendo tra l'altro ottima risposta. Misoginia (e tettofilia) a parte, il set della band è stato sviluppato bene, con pezzi energici in apertura e chiusura e le ballate nel mezzo. Il loro sound ricorda i vecchi Van Halen, Poison e Motley Crue ed anche il loro look cerca di ricreare le atmosfere di quel periodo. Alcuni effetti della chitarra e della tastiera erano campionati, non essendoci pedaliere sul palco, quindi non era una performance dal vivo al 100% e questo va a scapito del festival e non della singola performance. La band ha rispettato la propria immagine di gruppo divertente e scherzoso anche se, parere personale, talvolta un po' eccessiva. I testi erano abbastanza divertenti, e la performance è stata coinvolgente, soprattutto per una band il cui motto è "party all day, fuck all night)". Se apprezzate il look e le atmosfere anni 80, questo è il gruppo perfetto per voi.
Scaletta:
Pussywhipped
Party Like Tomorrow Is the End of the World
Asian Hooker
Just Like Tiger Woods
Gold Digging Whore
Girl From Oklahoma
Community Property
Eyes of a Panther
17 Girls in a Row
Gloryhole
Death to All but Metal
It Won’t Suck Itself
Party All Day (Fuck All Night)

SAXON
Ecco i Saxon, tra gli applausi e il calore del pubblico di Wacken, dove ormai non hanno bisogno di presentazioni. Inutile dire che è stata una delle migliori performances dell’intero evento, dalla quale tutte le altre band dovrebbero prendere esempio. Da un gruppo come i Saxon non si avanzano più nuove pretese sorprendenti, ma ci si aspetta comunque uno show ad altissimi livelli, aspettativa peraltro pienamente soddisfatta. Lo show si apre con un grande classico dal secondo disco: Motorcycle man. Segue immediatamente il pezzo che dà anche il titolo all’ultimo album: Sacrifice. Lo show prosegue fluido, alternando grandi classici come Heavy Metal Thunder, Wheels of Steel e 747 (Strangers in the Night) a pezzi più recenti come Solid Ball of Rock, eseguiti con la stessa immacolata maestria e con il caratteristico applombe che li contraddistingue. Un Biff Byford in buono stato di salute interagisce con il pubblico sterminato, sollevando gli animi anche dei più giovani. Con un cambio della struttura del palcoscenico, viene introdotta la sezione orchestrale composta da 4 violini e percussioni, che accompagna i successivi pezzi. Si riparte con Crusader, segue la pù recente Battalions of Steel. Mentre il frontman vocalmente stanco ma ancora pieno di energia si destreggia sul palco tra suggestivi effetti scenografici, si succedono The Eagle Has Landed e
Power & The Glory, seguite dalle celeberrime Dallas 1 PM e Princess of the Night.
A concludere il concerto Denim & Leather, un vero inno per i metallari della vecchia guardia.
35 anni di carriera sul palco sono stati celebrati con una performance di alto livello, dove le lievi sbavature tecniche sono state sicuramente compensate da una presenza di palco di eccezione.
Scaletta:
Motorcycle Man
Sacrifice
Heavy Metal Thunder
Solid Ball of Rock
Wheels of Steel
747 (Strangers in the Night)
con Orchestra (4 violini & Percussioni)
Crusader
Battalions of Steel
The Eagle Has Landed
Power & The Glory
Dallas 1 PM
Princess of the Night
Denim & Leather

ACCEPT
A tutti coloro che dicono che gli Accept non sono più gli stessi senza Udo, si può rispondere – vero - ma non necessariamente in senso negativo.
La band, con Mark Tornillo da ormai diversi anni, gode di ottima salute e ce lo ha dimostrato in questo W.O.A..
18 tracce lanciate a tutta forza sulle teste di un pubblico adorante, cominciando subito dal nuovo pezzo “Stampede”. Sorprendentemente tutte le 5 canzoni composte nell’epoca Tornillo, in particolar modo “Pandemic “ e “Teutonic Terror”, sono state acclamate e cantate dalla folla con tanto di pugni al cielo, quasi al pari dei loro grandi classici.
Come era prevedibile, il picco del consenso è stato raggiunto con “Princess of the Dawn”, “Fast as a Shark”, “Starlight”, “Metal Heart” e con la doppietta finale “Balls to the Wall“ e “Burning”. Con questa performance gli Accept non fanno altro che confermare la propria fama e talento inossidabili.
Scaletta:
Stampede
Stalingrad
Losers and Winners
Monsterman
London Leatherboys
Breaker
Shadow Soldiers
Restless and Wild
Ahead of the Pack
Flash Rockin’ Man
Princess of the Dawn
Fast as a Shark
Starlight
Pandemic
Metal Heart
Teutonic Terror
Balls to the Wall
Burning


VENERDI' 01/08
RUSSKAJA
Cominciamo la giornata con un concerto divertente dei russi Russkaja, fautori non a caso del famigerato Russian N Roll, un concentrato di musica tradizionale russa che poco ha di rock'n'roll, ma che comunque vanta un buon numero di appassionati. Il pubblico è sveglio, numeroso ed appassionato, si raggiunge l'apice del concerto su Traktor con trenini e tedescate simili. Buongiorno Wacken!!!!
Scaletta:
Kartuli Vino
Change
Traktor
Wake Me Up
Tanzi Tanzi
Gop-Stop

SKID ROW
Secondo concerto della giornata, è il momento degli Skid Row che. abbandonati sia i fasti dei tempi di Back che un passato recente non molto dignitoso, si presentano con un nuovo EP in uscita, dal quale suoneranno anche un piacevole estratto.
Inutile fare confronti con i fasti del passato. Sebitchian è andato e oggi c'è Solinger, con la sua voce, con le sue mancanze, questo è per chi li ha amati un forte limite. Lui però ce la mette tutta e, per quanto mi riguarda, le sue versioni convincono, anche con tutti i limiti della sua voce.
Ho apprezzato molto King of the Demolition e Thick is the Skin, pezzi che dal vivo non hanno molto da invidiare ai classici della band.
Scaletta
Big Guns
Makin' a Mess
Piece of Me
18 and Life
Thick Is the Skin
Kings of Demolition
Psycho Therapy
I Remember You
Monkey Business
We Are the Damned
Slave to the Grind
Youth Gone Wild

BLACK STAR RIDER
E' pomeriggio ed è il concerto che stavo aspettando con molta curiosità. Infatti i BSR si sono presentati come gli eredi diretti dei Thin Lizzy, vista la presenza in formazione di un ex di lusso e di una proposta musicale che trae ispirazione diretta dalla proposta della band irlandese. La scaletta infatti sarà incentrata sulla produzione dei Lizzy, mentre dei loro saranno presentati soltanto i pezzi più riusciti, su cui spiccano il singolo Bound for Glory e la bellissima Kingdom of the Lost. La prestazione dei nostri è penalizzata da un avvio molto freddo da parte dell'ex Thin Lizzy Scott Gorham che ha vanificato tutti gli sforzi della band. Jailbreak, piano piano la band si scioglie e sì, finalmente si riesce a creare il giusto feeling, complice anche un Ricky Warwick che ha svolto egregiamente il suo ruolo di frontman. Piano piano viene perdonata la freddezza iniziale, il pubblico comincia a muoversi ed a rispondere. L'apice dello show avviene sulla già citata Kingdom of the Lost ed in chiusura con la famosissima Boys are back in town.
Scaletta
All Hell Breaks Loose
Are You Ready (Thin Lizzy cover)
Bloodshot
Bad Reputation (Thin Lizzy cover)
Jailbreak (Thin Lizzy cover)
Kingdom of the Lost
Emerald (Thin Lizzy cover)
Bound for Glory
The Boys Are Back in Town (Thin Lizzy cover)

CHILDREN OF BODOM
Senza perdersi in chiacchiere, acclamati da un boato, i Bodom fanno il loro ingresso sul Black Stage, iniziando subito con un grande classico: Needled 24/7. Segue rapidamente Kissing The Shadows. Pochissime chiacchiere ma tanti fatti, ancora un classico adorato dai fan ed eseguito magistralmente: Bodom Beach Terror. A spezzare il classico arriva la più recente Halo Of Blood per tornare di volata a pezzi più vecchi e blasonati compreso Hate Crew Deathroll, definito dallo stesso Laiho come “qualcosa più veloce e più pesante”. Con il massimo coinvolgimento della folla, concludono alla grande con In your face. Anche se di poche parole, i Bodom sono risultati coinvolgenti e tecnicamente impeccabili.
Scaletta:
Needled 24/7
Kissing The Shadows
Bodom Beach Terror
Halo Of Blood
Scream For Silence
Hate Crew Deathroll
Lake Bodom
Angels Don’t Kill
Are You Dead Yet?
Towards Dead End
Hate Me!
Bodom After Midnight
Downfall
In Your Face

APOCALYPTICA
Anche a questo W.O.A. il quartetto finnico non ha deluso il suo pubblico ormai affezionato.
Una ventina di pezzi accompagnati da archi, fiati, ottoni e percussioni per una performance maestosa ed epica.
La folla esulta e si perde travolta nelle note delle ben note canzoni, eseguite dal gruppo con la maestria classica, mista ad impeto metal che lo contraddistingue.
La setlist prevedeva canzoni di tutti gli album, compresi pezzi non usualmente resi dal vivo, come l’impetuosa Rage of Poseidon, una vera e propria battaglia musicale.
Sono stati eseguiti anche pezzi dei più recenti, progetti quali Apolcalyptic Symphony and Ludwig – Wonderland e Wagner – Reloaded, in cui il suono degli archi non è risultato sempre pulito e impeccabile…
Il risultato del concerto è stato evidente durante l’esecuzione di Nothing else Matter, in cui il testo è stato cantato all’unisono dal coro degli 80000 presenti.
Per concludere, di fronte alla platea adorante, Greig’s Hall of the Mountain King.
Assoluti
Scaletta:
Čohkka
Burn
Quutamo
Fight Fire With Fire
Rage of Poseidon
Bittersweet
Worlds Collide
Grace
Path
Ludwig – Wonderland
Inquisition Symphony
Nothing Else Matters
Hall of the Mountain King

MOTORHEAD
Dopo che Phil Campbell ha fatto il suo ingresso con T-shirt mimetica e berretto a cuffia che trasmetteva calore al solo vederlo, finalmente arriva Lemmy a salutare,
augura buona fortuna al Wacken e pronuncia la formula magica “We are Motorhead and we play rock ‘n’ roll". Si comincia con" Damage Case".
Lemmy sembra un figurino nel suo completo nero stile Cowboy che cela maledettamente bene i suoi quasi settant’anni. Con la solita posizione a “testa alta” e senza muoversi troppo, Lemmy stupra il suo basso e dà al pubblico niente di meno di ciò che esso vuole. Mikkey, a suo agio nel suo trono di piatti e tamburi, dà lezioni di rock’n’roll, anche se la sua solita velocità è un ricordo, è preciso come un motore. Inutile fingere che le recenti disavventure mediche non abbiano lasciato alcuno strascico. Lemmy ce la mette tutta, sa chi è e quello che deve fare, lo fa al massimo delle sue attuali possibilità ed il pubblico è tutto con lui, solo per il fatto di essere ancora in piedi, ancora una volta qui insieme a tutti noi.
Dopo il plauso della folla, Phil chiede che al suo tre ognuno faccia il rumore più forte che può, nonostante il baccano, Phil e Lemmy non sono soddisfatti e dedicano a chi ha fatto veramente rumore “Over the Top”.
Segue “The Chase is Better than the Catch”, urla, pazzia e body surfig
Lemmy farfuglia e bofonchia qualcosa a proposito di “Another Perfect Day” e lancia “Rocket” coi sui bei riff veloci e brutali.
Con “Lost Woman Blues” i Motorhead si concedono una tregua.
Segue" Doctor Rock" con un magistrale assolo di batteria.
Lemmy poi dedica “Going to Brazil” ad alcuni spettatori brasiliani.
“Killed by Death”, eseguita con la dea del rock teutonico Doro, rende il quadro ancora più emozionante…
“Ace of Spades” arriva da sola senza bisogno di presentazioni, tra gli effetti luminosi che si riflettono sul cielo che intanto si è fatto plumbeo.
Dopo i consueti 5 minuti di casino fatti dal basso lasciato appoggiato sulla cassa a tutto volume… gli Intoccabili concludono con “Overkill” tra i consensi generali. Non importa come suona Lemmy … lui SUONA.
Scaletta:
Damage Case
Stay Clean
Metropolis
Over the Top
The Chase Is Better Than the Catch
(preceduto da Guitar Solo)
Rock It
Lost Woman Blues
Doctor Rock (including Drum Solo)
Just 'Cos You Got the Power
Going to Brazil
Killed by Death (con Doro Pesch)
Ace of Spades
Overkill

SLAYER
Grande, anzi grandissimo show da parte degli Slayer, complice anche una scenografia impressionante (per quanto già utilizzata in passato). Inizio concerto da brivido per il sottoscritto, con uno dei miei pezzi preferiti di sempre: Hell Awaits!!! Si prosegue bene bene con The Antichrist Necrophiliac e Mandatory Suicide. Le fiamme della scenografia sono impressionanti e sembrano catapultarti in un campo di battaglia perso in chissà quale dimensione parallela, con una violenta colonna sonora inneggiante alla violenza. ‘War Ensemble’, ‘Post Mortem’ and ‘Seasons in the Abyss”. Su ‘Raining Blood’ si raggiunge l'apice, una folla di body surfers veniva lanciata oltre le transenne, così come su ‘South of Heaven’. Non potevano che concludere con “Angel of Death”.
Un concerto schietto, veloce, senza fronzoli, tipicamente Slayer... oltre a ciò, il posto e la scenografia l'hanno reso oltremodo impressionante!!
Scaletta:
Hell Awaits
The Antichrist
Necrophiliac
Mandatory Suicide
Hate Worldwide
War Ensemble
Postmortem
Captor of Sin
Disciple
Seasons in the Abyss
Born of Fire
Dead Skin Mask
Raining Blood
Black Magic
South of Heaven
Angel of Death


KING DIAMOND
E' tardi, dopo le mazzate degli Slayer la stanchezza comincia a farsi sentire, ma la curiosità prende il sopravvento. Era il 1999 e proprio qui in terra consacrata,quella è stata l'ultima volta che ho visto il Re Diamante, anche se si esibiva con i Mercyful Fate. Ancora ricordo quella prestazione... Nonostante l'ora tarda c'è ancora un nutrito pubblico e, date le mie condizioni, decido di gustarmi il concerto dalle retrovie. Scelta azzeccata perchè godrò di un punto di vista particolarmente felice. La scenografia è ricercata, colori blu e cancellate di metallo conferiscono allo stage un'aura sinistra, il concerto comincia e King Diamond magicamente appare, con la sua vocina irreale che sembra dialogare con se' stesso. La formazione è affiatata e non sbaglia un colpo, tutte le parti sembrano comporre pezzi di un puzzle del quale non si intravede la forma ma, mentre si era assorti nel comporlo, ecco che ci si ritrova in una dimensione strana, inquietante, dove un cantastorie ti condurrà attraverso sinistre esplorazioni, fra spettri e fantasmi. Giochi di luce, voce dall'oltretomba, ed ecco che arriva il momento delle cover dei Mercyful Fate con una Come to the Sabbath eseguita ad arte, cantata, anzi recitata da tutti i presenti. Personale commozione su The Family Ghost, pausa, per poi rientrare con due pezzi in chiusura, Black horsemen ed Insanity. Prestazione di assoluto rilievo. Anche quest'anno King Diamond non ha deluso, nonostante i numerosi problemi che ha avuto alle corde vocali negli anni.
Scaletta
The Candle
Sleepless Nights
Welcome Home
Never Ending Hill
Let It Be Done
The Puppet Master
At the Graves
Tea / To the Morgue / Digging Graves / A Visit from the Dead
Evil (Mercyful Fate cover)
Come to the Sabbath (Mercyful Fate cover)
Shapes of Black
Eye of the Witch
Cremation
The Family Ghost
Black Horsemen
Insanity


WASP
Vedere gli Wasp è un terno al lotto. Capita di beccarli in stato di grazia, esce un concertone, Blackie ha una giornata no, il concerto è un disastro. Vederli come ultima band mi incuriosiva e, ci speravo proprio in un bel concerto, anche se erano quasi le due di mattina.
Il risultato è un concerto mediocre, lo stato della voce di Blackie non è pessimo, ma mi è sembrato abbia voluto risparmiarsi. La band sembra avere il pilota automatico, fa quello che deve, senza particolare interesse o coinvolgimento, senza curarsi troppo neanche del coinvolgimento del pubblico. Sempre belli e divertenti i classici, ma l'odore di stantio è forte, specie se comparato con le imponenti prestazioni della giornata.
Scaletta:
On Your Kneesa
The Torture Never Stops
The Real Me
L.O.V.E. Machine
Wild Child
Sleeping (in the Fire) / Forever Free
I Wanna Be Somebody
The Invisible Boy
The Idol
Chainsaw Charlie (Murders in the New Morgue)
Heaven’s Hung in Black
Blind in Texas

SABATO 02/08

SODOM
Giornata che comincia con una delle mie band tedesche preferite, come dire, più che una band un consiglio. Alle 13,15 puntualissimi cominciano i Sodom!!! Nonostante le ultime uscite di qualità abbastanza altalenante, i nostri sono autori di show abbastanza tirati e coinvolgenti. E' caldo, il pubblico non è numerosissimo, ma i nostri cominciano a vangare con la solita perseveranza, la scaletta tralascia qualche pezzo storico ma è abbastanza ricca, presenta anche un pezzo che a me personalmente è piaciuto tantissimo, In War and Pieces che viene eseguita alla perfezione. Follia sulla cover the The Trashment, presente su M16 Surfin' Bird, il sole picchia ma al pubblico sembra non importare, lo show prosegue con l'accoppiata micidiale The Saw Is the Law e Sodomy and Lust, per poi spegnersi e riprendersi nel finale con Remember the Fallen ed Ausgebombt. Discreta prestazione penalizzata dal caldo torrido più mediterraneo che teutonico.
Scaletta:
Agent Orange
In War and Pieces
Outbreak of Evil
Surfin' Bird (The Trashmen cover)
The Saw Is the Law
Sodomy and Lust
Stigmatized
City of God
Wachturm
I Am the War
Blasphemer
Remember the Fallen
Ausgebombt

DEVIN TOWNSEND
E' la prima volta che mi capita di vedere dal vivo Devin Townsend, non sono un grandissimo fan, ma riconosco la sua genialità e la creativa abiltià dimostrata più volte nell'arco della sua lunga carriera. Ero molto curioso, ed alla fine la mia curiosità è stata ripagata da un bello show, divertente e rumoroso. Devin si è dimostrato un frontman molto comunicativo, con un look bizzarro ma capace di coinvolgere la gente. La band che lo segue è all'altezza dei pezzi proposti, l'elettronica sempre presente è una parte prepotente ma non disturbante, anzi in veste live si dimostra un piacevole fastidio aggiunto. Supercrush! Segna l'apice di un bel concertone!!! Bravo.
Scaletta:
Seventh Wave
War
By Your Command
Deadhead
Planet Of The Apes
Numbered!
Supercrush!
Kingdom
Juular
Grace
Bad Devil

AMON AMARTH
Johan Hegg sulla testa del dragone della drakkar degli Amon Amarth è uno di quegli spettacoli che difficilmente si potrebbero scordare.
Anche se si sono esibiti durante il giorno, gli Amon Amarth sono riusciti a realizzare uno show suggestivo, con effetti quali macchine del fumo, luci e fiammate; mantenendo la presa salda per un’ora su una folla sterminata.
Rune fiammeggianti, draghi fumanti e lunghi capelli che mulinavano al vento hanno accompagnato le 13 canzoni della compagnia in nero scandinava. Riff quadrati, voce tonante e un ottimo mix, hanno garantito una performance di qualità. Il gigantesco Hegg si destreggiava quasi agilmente, sfruttando tutta l’ampiezza del palco e brindando alla folla con il suo corno potorio.
Per quanto riguarda la setlist, sono state scelte canzoni di facile presa, anche dagli ultimi lavori, come As Loke Falls, come ci si aspetta in un festival di tale portata. Un' ottima performance.

Setlist:
Father of the Wolf
Deceiver of the Gods
As Loke Falls
Varyags of Miklagaard
For Victory or Death
Guardians of Asgaard
Cry of the Black Birds
We Shall Destroy
Asator
War of the Gods
Victorious March
Twilight of the Thunder God
The Pursuit of Vikings

MEGADETH
In attesa degli Avantasia, mi parcheggio al concerto dei Megadeth, partendo dall'assunto che i Megadeth odierni sono una simpatica cover band di quella gloria che furono ai tempi.
Come sempre lo spettacolo è formalmente perfetto, manca il carisma, la rabbia, un qualcosa che riesca a coinvolgere il pubblico, il "venone" sul collo di Mustaine.
La scaletta passa tra pezzi insignificanti e pezzi classici, personalmente l'apice è raggiunto su Peace Sells, per il resto niente che possa aggiungere qualcosa a quanto fatto in precedenza.
Scaletta:
Hangar 18
Wake Up Dead
In My Darkest Hour
Skin o' My Teeth
Sweating Bullets
Tornado of Souls
Poison Was the Cure
She-Wolf
Trust
Kingmaker
Cold Sweat (Thin Lizzy cover)
Symphony of Destruction
Peace Sells
Holy Wars... The Punishment Due
Silent Scorn
My Wa


AVANTASIA

Show fra i più attesi, folla oceanica, volumi a palla, ecco il concerto celebrativo del venticinquennale del Wacken. Il Sammet presenta la solita carrellata di ospiti, fra cui spicca a mio giudizio l'assenza di "his majesty Mr german power metal Kai Hansen" (così introdotto dal Sammet qualche anno fa).
Da fan della prima ora degli Edguy e quindi degli Avantasia, non posso essere che contento, vedo l'ex ragazzo prodigio trasformato in una sicurezza, un baluardo del metal, un frontman ormai navigato, un autentico mattatore, la cui voce pur non essendo bella come quella di qualcuno dei suoi colleghi presenta caratteristiche personali che nel corso degli anni si sono sempre meglio definite.
Sammet scherza con il pubblico, pur essendo tedesco, è conscio dell'internazionalità del festival e si esprimerà principalmente in inglese e, tra ogni canzone, non smetterà di incitare la folla!
La chitarra Sasha Paeth è un'ascia affilata, un altro pregiatissimo ingrediente per la torta Avantasia. I primi pezzi sono cantati da Atkins dei Pretty Maids, poi è la volta di Bob Catley, che su Story ain't Over regalerà una bellissima prestazione. L'attesa però è per il Kiske perchè, dopo una breve intro, arriva Reach for the Light. Sammet e Kiske duettano che è uno spettacolo, l'allievo e il maestro. Tutto è perfetto, cori, stacchi, brividi a profusione. E poi arriva anche Avantasia, con uno dei ritornelli più catchy del Power Metal. Si raggiungono dei picchi di intensità emotivi veramente alti. Si rallenta un po', anche perchè è difficile mantenere vette così elevate, così lo show va avanti. Fino al raggiungimento di un'altra vetta su Farewell, commovente.
Tutto è perfetto, tutto scorre liscio, Avantasia ci è riuscita, siamo in una dimensione differente, raggiunta solo con la forza della musica.
Si torna poi a pistare con Shelter from the Rain, si rallenta con la suite The Great Mistery e Twisted in Mind. Promised Land viene introdotta con molta enfasi da Martin e siamo quasi alla fine di uno show senza neanche una piccola sbavatura! Il tempo fugge, Lost in Space e Sammet presenta la band prima della suite finale, ove saranno presenti tutti gli ospiti e che concluderà uno show stellare, destinato ad essere ricordato da tutti gli astanti.
Che dire? Avantasia? Macchina collaudatissima, ogni show è sempre un'emozione.
Scaletta
Spectres (Sammet)
Invoke the Machine (Sammet/Atkins)
The Scarecrow (Sammet/Atkins)
The Story Ain't Over (Sammet/Catley)
Prelude
Reach Out for the Light (Sammet/Kiske)
Avantasia (Sammet/Kiske)
What's Left of Me (Sammet/Martin)
Dying for an Angel (Sammet/Martin)
Farewell (Sammet/Somerville/Kiske)
Shelter from the Rain (Sammet/Kiske/Catley)
The Great Mystery (Sammet/Catley)
Twisted Mind (Atkins/Martin)
Promised Land (Sammet/Martin)
Lost in Space (Sammet)
Sign of the Cross / The Seven Angels (Everyone)

FLESHGOD APOCALYPSE
Tempo di gloria latina!!! Tempo di eroi locali (per noi umbri). Tempo di Fleshgod Apocalypse!!! Il quintetto italiano spacca! Dalla prima all’ultima canzone sono riusciti a tenere al massimo gli animi dei numerosissimi ascoltatori. I loro pezzi, complessi, energici, tormentati si sono susseguiti fluidamente e senza troppe pause a causa del tempo a loro dedicato (troppo poco ndr.). Gli intervalli utilizzati dal frontman Tommaso per i suoi solenni discorsi e dal tastierista Francesco per incitare la folla hanno ottenuto il risultato desiderato. Palco e pubblico erano un tutt’uno, per la gioia della security, un’orda di bodysurfers oltrepassava le transenne. In mezzo al pit il pogo era selvaggio e, come vostro umile recensore, non potevo esimermi dal tributare il giusto apprezzamento, facendo body surfing tre volte. Headbanging, bandiere sventolanti e un tifo caloroso sono stati il tributo del pubblico a questa giovane band, per la prima volta ospite in questo festival, nonchè una delle pochissime band italiane che ne hanno potuto calcare il palco (veramente si contano sulle dita di una mano). Dal loro death metal emerge sicuramente una musica di qualità superiore, eseguita in maniera esemplare e che regge il confronto anche con band ben più attempate. Inoltre le qualità' tecniche dimostrate non si perdono in virtuosismi fini a se' stessi, ma colpiscono gli spettatori dritti in testa. Ottimo! Continuate cosi! Scaletta:
Temptation
The Hypocrisy
Minotaur (The Wrath of Poseidon)
The Deceit
Pathfinder
The Violation
The Egoism
Elegy
The Forsaking

KREATOR
Ultimo show della giornata perchè la stanchezza comincia a prendere il sopravvento, ma i Kreator non si possono perdere. I Kreator sono a mio giudizio la miglior band di metal estremo mai uscita dalla Germania, una posizione raggiunta non solo per privilegio anagrafico, ma costruita con album di rilievo e prestazioni live continuative di altissimo livello. Un concerto dei Kreator quindi è sempre sinonimo di qualità e violenza musicale. Specie a Wacken. Sotto a chi tocca, e sono perso nel megapit mentre attaccano con Phantom Antichrist. Difficile trovare riparo, corri corri, poga poga!!! E pensare che volevo riposarmi in questo concerto!!!!
La scaletta sarà variegata, pescando sia dalle produzioni recenti che da quelle più vecchie, facendo scontento qualcuno (come il sottoscritto) per l'esclusione di pezzi eccellenti, sia vecchi che nuovi, quali Terrible Certainty o Amok Run. Il concerto procede con delle bordate micidiali, Warcurse, Endless Pain, Pleasure to Kill scatena istinti omicidi persino nelle retrovie, non c'è riparo, non c'è luogo sicuro, non è un concerto, è una mischia!! Prendo le distanze per tirare un po' il fiato e subito attacca Hordes of Chaos, Phobia, acclamatissimi, Enemy of God è preceduta da una dichiarazione di amore per il Wacken Open Air, "perchè noi siamo parte di questa celebrazione della nostra musica," tutto è freddo, chirurgico, eppure allo stesso tempo terribilmente sanguigno.
Lo show prosegue e gli accordi di Violent Revolution esplodono nell'aria! La stanchezza è tanta, ma non si può rimanere indiffernti a questo anthem che sigillò il ritorno dei Kreator alle sonorità estreme nel 2001, e così headbanging fu. La conclusiva Flag of Hate viene introdotta da un simpatico siparietto con Mille che si presenta con in mano la bandiera, la famigerata bandiera dell'odio, e vengono accennati un paio di pezzi prima di scatenare l'inferno finale. Lo show termina così in mezzo al delirio di fan scatenati. Un baluardo.
Il festival per noi è arrivato alla fine, la stanchezza è immane, buonanotte a tutti.
RIFLESSIONI FINALI:
Venticinque anni di metal vissuti ad un livello inimmaginabile per noi italiani, un festival che vale la pena vivere e visitare, non solo per i concerti di rilievo che propone, ma anche per conoscere gente da tutto il mondo, per incontrare e raccontarsi, per vedere come la musica al di là di tutto quanto si dica, abbia ancora potere aggregativo e capacità di generare emozioni sane e selvagge. Se non ci siete ancora stati, l'anno prossimo sbrigatevi a prendere i biglietti. Di corsa.

 

Recensione di Demone Articolo letto 5524 volte.

 

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