Intervista: Vinterblot

Nessuna Descrizione E' con grande piacere che raggiungiamo i Vinterblot, pagan death band pugliese, all'indomani della pubblicazione del nuovo singolo ("Triumph Recalls My Name" http://www.youtube.com/watch?v=AEqrEY6m6pA). Quale occasione migliore per una chiacchierata informativa.

 

Doveroso, seppur per voi tedioso, redarguire i lettori sugli esordi della band e sui suoi componenti.

Vandrer: Il progetto vede luce nel 2008, per iniziativa di Vandrer, Wolf, Eruner e Fjorgynn e di li a poco si aggiunge Phanaeus ( già membro dei Mharbh ). Nel Febbraio 2013 c'è il primo cambio di line-up, che vede l'ingresso alle chitarre di Auros ( proveniente dai Twilight Gate ) al posto di Fjorgynn.
A livello discografico, nel 2010 vi è stata la prima release, l'EP "For Asgard", seguito a ruota nel 2012 dal nostro primo Full-Length "Nether Collapse" (Rising Records), la nostra prima vera Fatica.
Il primo Febbraio 2014 abbiamo rilasciato il Videoclip del Singolo "Triumph Recalls My Name", brano di transizione verso il secondo Full, per il quale siamo già al lavoro!

Ieri è stato pubblicato il vostro nuovo singolo con tanto di videoclip, come è stata quest'avventura, dove avete girato il video? Regalateci qualche aneddoto behind the scenes.

Phanaeus: “Avventura”, mai termine fu più appropriato! Essendo un videoclip autoprodotto in ogni singolo dettaglio, nelle fasi iniziali assunse quasi una valenza di sfida, una prova di coraggio direi ma anche e soprattutto di nervi, combattendo con quel temibile Idra chiamato “Tempo”.
Non posso che ritenermi soddisfatto ed eternamente grato a quanti (come la compagnia teatrale “Fatti d’Arte”, Alessandro etc...) hanno creduto in noi e son scesi in campo a piene mani.
La ritengo una di quelle esperienze che lasciano il segno, un’occasione di crescita sia da un punto di vista individuale che di sinergie all’interno della band.
Ogni singola scena è stata girata interamente in Puglia, a pochi chilometri da casa, raccontando territori che conosciamo e viviamo costantemente.
Inoltre ci siam divertiti ad inserire alcuni richiami subliminali al nostro precedente videoclip, alcuni elementi si possono scorgere in piccoli (ma significativi) dettagli per donare simbolicamente un senso di continuità col nostro passato e che rappresentano una sorta di “Rebus” per chi ci ha sempre supportato e seguito e siam certi non faticherà a risolvere.

Eruner: premetto che non è la prima volta che ci rechiamo in questo luogo di sera/notte e che sappiamo anche della presenza dei vari cinghiali selvatici che abitano il bosco...
Detto questo sicuramente un behind the scenes interessante di questa esperienza è rappresentato dal "presentimento", nei pochi momenti di silenzio, di essere assaliti (più che altro colti di sorpresa) da cinghiali "impauriti" visto che in passato ci sono state (fortunatamente lo dico con il sorriso sulle labbra) esperienze simili...ma si sa, il fattore rischio è una variabile non costante in una band, quindi eravamo preparati al peggio e all'eventuale cambio line up dello sfortunato ahahahaahahah!

E' un'anticipazione di quello che sarà il vostro prossimo album? Potete darci qualche dettaglio? Dobbiamo aspettarci una rivoluzione/evoluzione stilistica?

Phanaeus: “Triumph recalls my name” fornisce sicuramente gli indizi di quello che sarà il nostro prossimo album e le sonorità/songwriting che stiamo sviluppando in “casa Vinterblot”, partendo proprio dai germogli qui presenti!
E’ l’esatto tassello mancante tra passato e futuro sia in termini di sonorità che di consapevolezza su cosa e come ci piace raccontare le nostre ispirazioni.
Come accennato prima, crediamo ancora nella forza dei “simboli” pertanto abbiamo deciso di rilasciare questa traccia come singolo digitale ora, essendo anche decontestualizzata dal concept futuro ed escludendola naturalmente dalla tracklist del prossimo full-length (se non come eventuale bonus-track) proprio per le succitate ragioni.

Vandrer: Sicuramente, il prossimo Album sarà fortemente caratterizzato dalla piega stilistica esplicitata in questo Singolo.
Si tratta come dici di una evoluzione, giunta nel modo più naturale possibile e dovuta ad un maturamento personale, prima ancora che musicale.
La ricerca musicale/concettuale è guidata da personale (ed intima) introspezione: ogni canzone può dirsi legata ad una ben precisa emozione o ricordo, ed il percorso lungo la tracklist è il 'filo di Arianna' attraverso questo viaggio interiore, che si arricchisce via via delle nostre passioni, ad esempio il culto dell'"Antico" o la Mitologia.

Come nasce un pezzo in casa Vinterblot?

Vandrer: La nascita di un nostro brano è un evento curioso, l'avvento dell'idea cardine, sul quale si sviluppa, strappa sempre un sorriso, poichè sorprende di continuo.

Per farla breve, tutto parte da un semplice riff di chitarra, sul quale si sviluppa un tema melodico, una base ritmica, un arrangiamento principale ed una struttura di sequenze; il tutto viene scritto su spartito/tablatura e condiviso con gli altri componenti della band, i quali pongono critiche e propongono possibili sviluppi!
Una volta che tutta la band conosce il pezzo dallo spartito, si procede in sala prove, dove verrà dedicato il giusto tempo per portarlo a compimento.

Fondamentale è "riconoscere" il riff principale, e non forzare mai il processo compositivo.

La vita di un gruppo è un viaggio, finora qual è stata la tappa più bella?

Phanaeus: Concordo e fa sempre un piacevole effetto di tanto in tanto fermarsi a guardarne le istantanee!
Devo ammettere che, a prescindere dalla universale bellezza di tappe inedite (come il primo live, l’annusare per la prima volta il proprio booklet stampato, calcare per la prima volta dei palchi, gli apprezzamenti critici di chi hai sempre stimato silenziosamente, etc...), tra le tappe più belle ci sono quelle inaspettate come ad esempio la concretizzazione di un mini-tour all’estero con tutto ciò che ne è conseguito, ricordi, paesaggi, incontri etc...e l’accoglienza ricevuta da parte di un pubblico del tutto sconosciuto sino ad arrivare a stramberie indimenticabili come le espressioni stranite delle bariste di un locale estero alle quali –dopo un concerto- offrimmo con nonchalance (in un dialetto inglesizzato) i nostri tipici taralli pugliesi che avevamo portato con noi...lo so, scrivendolo così può risultare abbastanza equivocabile, quindi: mi fermo qui. AHAHAH!

Qual è l’album che vi ha cambiato la vita e quanto la musica che ascoltate influenza la musica che suonate?

Eruner: beh potremmo parlarne per ore, e di sicuro non mi limiterei a nominare un solo ed unico album visto che non mi piace limitarmi ad un unico stile o genere metal...se proprio devo limitarmi ad un solo titolo scelgo "Kill 'em all" dei Metallica.
Motivo la mia scelta dicendo che non nomino "Kill 'em all" per il valore artistico dell'album in sè, o per il valore della band (che con il tempo ho imparato ad odiare come forse tutti i loro fans) ma semplicemente perchè è stato il primo vero ascolto metal che ho fatto (targato inizio 2008 circa) e che mi ha poi trascinato nel mondo del metal facendo ampliare di gran lunga le mie conoscenze ancora oggi ovviamente in espansione; direi che più che cambiarmi la vita è stato la scintilla che poi ha provocato l'incendio e quindi doveroso da parte mia un "omaggio".
Per quanto riguarda l'influenza degli ascolti nella fase compositiva: a me piace definire i Vinterblot un gruppo eterogeneo, ognuno di noi ha i suoi ascolti e la sua idea di "figo", il che in fase compositiva è un'arma a doppio taglio perchè ci porta a lunghe e attente selezioni di riff e melodie e allo stesso tempo ci espone ad errori.
Tutto sommato nonostante un background "contrastante" negli ultimi anni ci si è avvicinati molto l'uno agli altri (cosa inevitabile in una band affiatata come la nostra) quindi tutto sommato riusciamo, anche se dopo settimane, a trovare sempre il giusto compromesso che vada bene a tutti.
Forse, come ho detto prima, l'eterogeneità è il nostro punto di forza.

Wolf: Per quanto mi riguarda l'album che ha cambiato le mie prospettive sulla tecnica della batteria è stato "The price of existence" degli All Shall Perish.
Negli ascolti sono molto vario e nelle composizioni cerco di inserire i tempi e gli stacchi che più si addicono al genere e al gusto della band.

Vandrer: La musica che ascoltiamo si riflette più o meno direttamente nei nostri brani, a seconda del periodo.
Non sono inconsueti taciti tributi a Band per noi 'cult', ma cerchiamo di distaccare il più possibile l'amore provato per alcuni sound e la nostra sfera compositiva.
Impossibile per me definire un album che mi ha cambiato la vita, ma nella moltitudine di ascolti che hanno educato il mio gusto musicale c'è una pubblicazione che svetta tra le altre; "Entrhone Darkness Triumphant" - Dimmu Borgir, poichè esso è stato uno dei primissimi ascolti in assoluto, mai ne potrei dimenticare il coinvolgimento emotivo di un tempo, e mai smetterà di comunicarmi qualcosa.

Auros: Potrà sembrare superfluo, ma per me è davvero difficile identificare un solo album.
Sono tante le band che ho ascoltato e che ho amato sin dall'infanzia e molte di esse, tra l'altro, appartengono anche a generi che stanno (apparentemente) agli antipodi come la musica classica, il jazz, il blues, il rock ed il progressive '70, la bossa nova e la fusion.
Per non parlare di tutta la discografia prodotta dai cosiddetti guitar hero come Vinnie Moore, Steve Vai, Marty Friedman, Paul Gilbert, Scott Henderson, Kiko Loureiro, Andy Timmons, Robben Ford e così via.
Ma la vera passione per l'heavy metal nacque il giorno del mio ottavo compleanno quando ricevetti in regalo la musicassetta di "The number of the beast" degli Iron Maiden. Che album! Che suono! Che composizioni! Che personalità! ... E che magia!
Se qualcuno non avvezzo al genere mi dovesse chiedere di sintetizzare l'heavy metal con un disco, senza indugio consiglierei di ascoltare quell'album.
Ancora oggi non riesco a trovare una produzione metal che riesca ad eguagliare tanta magnificenza.
Certamente la musica che abbiamo ascoltato e che abbiamo acquisito, direttamente o indirettamente, ha influenzato ed influenzerà sempre le nostre composizioni.
Ci tengo a precisare che poter contare sulle proprie influenze non significa necessariamente produrre cloni o musica derivativa.
Le influenze musicali sono come una grande base di conoscenza che un musicista, in fase di composizione, può usare per estrapolare e rielaborare le regole nella forma più adatta secondo un criterio dettato dalla propria creatività.
Tanta più musica è stata ascoltata e compresa, tanto più grande sarà questa base di conoscenza e tante più capacità avrà un musicista di esprimere la propria arte.

Phanaeus: Mi risulta sempre molto difficile citare UN solo album per le ragioni già espresse dai miei compagni, quindi per una volta userò un criterio dichiaratamente cronologico: i primi a folgorarmi letteralmente furono “Thriller” e “Bad” di Michael Jackson e mi condizionano non tanto sul piano dell’ispirazione quanto su quello psicologico...quando faccio il mio ingresso nei locali non riesco a fare a meno di sognare un’entrata alla “Smooth Criminal” e mi chiedo ancora se Annie stia bene o meno, DAMN... AHAHAHAH!

Una riflessioncina sulla scena metal locale (pugliese) e nazionale.

Vandrer: Sintetizzo il mio pensiero dicendo che la Puglia è stata sempre svantaggiata sul piano logistico in ambito "metal", questo non è un segreto; se avesse condiviso la vantaggiosa posizione geografica di Bologna o Milano, sicuramente avrebbe avuto la visibilità che merita (tuttora).
Grazie a più iniziative avviate negli ultimi anni, pare che Bari stia diventando uno dei centri principali a livello nazionale, e di questo siamo orgogliosi.
Nonostante le difficoltà per raggiungere l'Europa, non ci scoraggiamo, anzi, essere figli del Sud continua a farci sentire ovunque ricchi di tradizione e cultura.

Qual è il vostro rapporto con i social network e con i supporti multimediali? Ha ancora senso stampare cd fisici?

Auros: Bella domanda! E' difficile fornire una risposta in poche parole anche perché stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione epocale a pieno regime e attualmente credo che nessuno possa fare un bilancio definitivo.
Difficile dire in assoluto "meglio ora" o "meglio prima".
Da ascoltatore, provenendo da una generazione ibrida che ha vissuto sulla propria pelle il passaggio pre-post Internet, posso assolutamente affermare che non è possibile paragonare le sensazioni che si provano quando si acquista fisicamente un CD a quelle legate ad un semplice e sterile click.
Quando si inserisce un CD (o in passato un vinile) tutto si ferma. La mente si svuota e ci si concentra solo sulla musica, dalla prima all'ultima traccia, e a furia di riascoltare in quella sequenza le tracce, si crea un contatto intimo con la band.
L'album non è una semplice raccolta di brani, ma racconta una storia che va ascoltata e vissuta senza saltarne nessun passaggio.
Ora tutto questo si è perso, non per tutti sia chiaro, ma la nuova generazione non è più educata alla concentrazione e all'ascolto.
Mentre si ascolta musica (digitale), si naviga sul Web, si scambiano messaggi, banner pubblicitari ovunque, suggerimenti del tipo "Ti potrebbe piacere anche questa band?" e l'ascoltatore viene sommerso da una quantità di informazioni la cui entropia provoca solo distrazione.

Se ha ancora senso stampare CD fisici? Si, avrà senso fino a quando esisteranno i dispositivi capaci di leggerli, ma cambia la funzione ed il target di utenza.
Oggi gli album fisici, il più delle volte, hanno solo la funzione di "brochure" da mostrare sul banco merchandising durante le proprie esibizioni live.
Fortunatamente il metal è pieno di collezionisti e di gente che ama supportare le band (specie se emergenti) e l'acquisto di un CD rappresenta una sorta di segno di rispetto e riconoscenza verso la band, magari a seguito di una esibizione ben riuscita.

Ma dobbiamo adeguarci al cambiamento e non subirlo, e si dovrebbero adeguare anche le major discografiche che si ostinano incredibilmente a voler adottare ancora oggi modelli e sistemi chiaramente ortodossi e obsoleti.
Sarebbe come voler tentare di aprire una porta a testate quando si possiede la chiave.
Con sistemi come Torrent, YouTube e compagnia bella, dove puoi ascoltare e/o scaricare intere discografie, è una pazzia continuare a fare la lotta alla pirateria così come si faceva 20 anni fa.
Questo perché il diritto patrimoniale viene attribuito al contenuto digitale, in questo caso al brano musicale, il quale, per ovvie ragioni, sfugge al controllo degli organi giudiziari.
E se invece le major applicassero il modello del copyleft con le relative licenze (Creative Commons, GPL, ecc) alla distribuzione digitale?
E se le band ricavassero i proventi non dai download dei brani su Internet, ma dai servizi correlati e dalla pubblicità procurata tramite i canali delle major? Utopia? Assolutamente no.

Già in altri settori, come nell'informatica o nel giornalismo, si è dimostrato ampiamente che la scelta di adottare licenze open ha procurato solo vantaggi nel bene sia del fornitore, sia del consumatore.
E quando accennavo prima ad un cambiamento di sistema, mi riferivo esattamente a questo.

Prossime date live?

Vandrer: Sono previste alcune date nostrane a cavallo tra inverno e primavera. Ci auguriamo di poter supportare adeguatamente la promozione del singolo una volta rilasciato.

Invitiamo a tener d’occhio la nostra pagina Facebook ed il nostro website ufficiale.

Con l'augurio di ottenere un ottimo riscontro dal pubblico e dalla critica vi ringrazio e vi lascio spazio per un messaggio ai lettori.

Ringraziamo per l’augurio e per lo spazio concessoci ed invitiamo chiunque voglia entrare nel nostro mondo a sintonizzarsi con noi -come già detto- attraverso il sito ufficiale, pagina facebook, canale youtube, etc...see ya!

http://www.vinterblotofficial.com/

http://www.facebook.com/vinterblotofficial

http://www.youtube.com/user/Vinterblotofficial

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Intervista di Elbereth Articolo letto 2842 volte.

 


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