Intervista: Collateral Damage

Collateral Damage Dopo l'uscita di "The Carnival" per la Spider Rock Promotion, i viterbesi Collateral Damage sono ancora ospiti di MetalWave in questa intervista esclusiva firmata Moro Mou, già reviewer dell'album. Enjoy!

 

Benvenuti su MetalWave ai Collateral Demage! Ragazzi, parlateci della vostra band e della sua storia.

Collateral Damage è una band Hard Rock formatasi nel 2006/2009 dopo giornate intere passate a sognare davanti alla tv guardando i “giganti” mangiarsi il palco e dopo aver consumato “Crazy Nights” dei Kiss fingendo di interpretare ognuno il ruolo che poi siamo andati ad occupare all interno della band. Ovviamente Alex, Slam, Steve, Matt e Blade, questi i nomi dei 5 rockers, consumati dall’amore incondizionato verso il dio Rock (e la “passera”) iniziano a muovere i passi verso quello che poi diventerà il progetto COLLATERAL DAMAGE. Pensate, e questa è una vera chicca, che il nostro nome c’è stato dato dalla mamma del nostro chitarrista Blade, una delle prime fan tra l'altro, perché secondo lei noi 5 insieme siamo esattamente un DANNO COLLATERALE, ma rappresentiamo inoltre un danno collaterale in questo periodo storico in cui di hard rock inedito se ne sente davvero poco.

In “The Carnival”, vostro secondo studio album, è chiara l’influenza dell’hard rock più classico e ormai di culto; posso disturbare gli Iron Maiden, tanto per fare una citazione facile. Vi definite dei nostalgici? In che modo, eventualmente?

Noi non siamo assolutamente dei nostalgici, nonostante quella decade rappresenti per noi la culla del Rock e la “fiera dell esagerazione”, è la decade in cui siamo nati, è la decade in cui i nostri genitori erano ventenni….è normale rimanere influenzati quando tutti i giorni della tua vita hai dei rimandi a quegli anni. Gli anni 80 secondo noi rappresentano un punto fondamentale della vita di chiunque, positivamente o negativamente.

Posso chiedervi di descrivere brevemente il vostro stile e spiegare le vostre scelte a chi non vi ha mai ascoltati?

Volete la ricetta del nostro Rock? Eccola qui: 2 chitarre, basso, batteria, voce e cori. In studio quando componiamo stiamo molto attenti alla componente armonico/melodica del pezzo con arrangiamenti di chitarre che guardano alla musica classica aiutate e valorizzate dalla linea molodica della voce che non possiamo negare sia un nostro punto di forza.Hai parlato di richiami maideniani…beh possiamo dirti che non abbiamo cavalcate in 3 quindi non credo ci siamo molti punti in comune tranne per la voce magari che mantiene sempre un range abbastanza alto e pulito, un po come il buon Dickinson, ma a livello armonico e compositivo guardiamo ben oltre. Ci piace creare atmosfera nei nostri pezzi e ci aiutiamo con dei synth che chiudono un po il cerchio e secondo noi danno completezza al tutto.

Qual è secondo voi il contributo maggiore della vostra musica al panorama italiano?

Non so se la nostra musica puo dare un contributo al panorama italiano, in quanto il nostro genere è completamente assente da esso. Inoltre usiamo l’inglese per scrivere i nostri testi, perciò noi non abbiamo proprio considerato l’Italia come mercato ma puntiamo e stiamo attualmente lavorando ad una promozione europea ed asiatica ma strizziamo un po l’occhio all’ America... ecco, quello si che è un nostro obiettivo.

Una band come la vostra, con uno stile e una presa di posizione ben precisa, non poteva mancare di ballads in repertorio. “The Carnival” ne ha addirittura tre, peraltro ben riuscite. Come le inserite nell’economia generale dell’album?

“The Carnival” è un concept album narrato in prima persona che racconta di una visita inaspettata e quasi obbligata ad un “carnival”, un lunapark ambulante se vogliamo, misterioso, quasi sovrannaturale, guidato e presentato da un “banditore-clown” che invita ad entrare l’ascoltatore nella title track e apertura del disco (the carnival) e accompagna fino all ultima traccia, un “cappellaio matto collaterale” se vogliamo. Il racconto si snocciola tra le varie track che rappresentano ognuna un attrazione diversa del carnival in cui è racchiuso un istinto/paura/vizio umano e mette in luce la debolezza dell uomo e la difficolta intrinseca nell affrontarlo. Le ballad, che rappresentano secondo noi una parte fondamentale dell hard rock, a noi piace davvero molto arrangiarle e suonarle in quanto fanno parte di un linguaggio. Se esaminiamo “Seven.00” ad esempio, quarta traccia del disco, racconta le ultime 2 ore di un condannato a morte per omicidio che scopriremo essere stato “involontario”. Il testo si concentra sullo stato d animo del condannato che ripensa alla sua vita, alle sue azioni e creca nel momento della sua morte ormai segnata la redenzione. Oppure “One Way To Nirvana” che racconta la conversione di un uomo e la sua totale devozione ad uno scopo abbandonando ogni materialità umana tra l’altro anticipata dalla strumentale “Vision”, momento in cui si percepisce tale cambiamento. Come raccontare queste storie se non con ballad? Sicuramente non è stata una cosa programmata ma è il tono della storia che porta l’arrangiamento.

Dalle vostre foto mi sembra di cogliere, correggetemi se sbaglio, una certa simpatia per lo stile glam. Che peso ha per voi la scelta del look?

Ci hai beccato, hai ragione, noi guardiamo assolutmente al glam, cercando di renderlo piu attuale possibile sia nell aspetto e atteggiamento, sia sul palco sia a livello musicale nei nostri pezzi. Il look secondo noi è una parte fondamentale oggi per un artista in quanto ormai la musica non è piu soltanto radiofonica, ma si è trasformata in un prodotto molto piu complesso fatto anche di immagini. Con l avvento di Mtv, di Youtube chi piu ne ha piu ne metta, si è costretti a concepire una canzone anche a livello visivo. Bisogna dare un contesto e un colore alla propria musica..se vuoi è come sentire una voce per telefono, crea aspettativa sull’ aspetto dell’interlocutore che se non viene soddisfatta ci rende un po delusi, non è vero? La stessa cosa vale per la musica oggi. La radio offre la “voce”, ma poi bisogna soddisfare le aspettative dell’ ascoltatore quando viene a vedere un tuo concerto.

Che riscontri avete avuto per The Carnival e qual è il vostro rapporto con la critica?

“The Carnival” sta riscuotendo un buon successo tra la critica e questo ci fa bene sperare, molti hanno apprezzato il nostro leggero “cambio-rotta” verso l’hard rock/glam la maggior parte ha apprezzato il contenuto si musicale che tematico del disco. Per quanto ci riguarda, passiamo molto tempo a leggere e studiare recensioni varie, ci piace correggere i nostri errori, migliorare,ma soprattutto siamo mooooolto curiosi di sapere cosa i nostri dischi suscitano in chi li ascolta, se condividono le nostre scelte/idee, il nostro punto di vista, siamo curiosi di vedere come veniamo “letti” e, fino ad ora siamo piu che soddisfatti.

Parlateci delle vostre esperienze in studio di registrazione e sul palcoscenico.

Siamo stati fortunati sotto questo punto di vista, siamo al secondo disco e abbiamo lavorato con professionisti del settore come Alberto “Skizzo”Bonardi, produttore storico dei connazionali Extrema, Frank Andiver, ex batterista dei Labirynth, Roberto Cutolo al master del primo disco, attuale produttore dei Modà, Jamal Ruhe e Sean Hansen della West West Side di New York al master di The Carnival. Ogni volta che mettiamo piede in studio ne usciamo sempre piu completi e ricchi dei preziosi consigli che riceviamo e tra l’altro le sessioni di rec sono molto divertenti perche abbiamo la possibilità di osare ancora di piu sui nostri pezzi e quello è il momento in cui sperimentiamo di piu. Il PALCOSCENICO…..che dire? È la nostra seconda casa. Siamo a nostro agio e diamo il massimo sempre…chiunque ci ha gia visto può confermarlo e lo consideriamo il momento più importante del nostro lavoro perche secondo noi una band deve saper dare soprattutto sul palco. Siamo appena tornati tra l’altro da un tour europeo di supporto ai grandissimi Lordi e crediamo di non aver deluso le aspettative di nessuno.

Che momento sta attraversando la band e quali sono i progetti per il futuro?

Stiamo promuovendo “The Carnival” uscito tra l'altro da pochissimo, lo scorso giugno, stiamo lavorando ad un nuovo videoclip tratto sempre dallo stesso, stiamo inoltre componendo i pezzi per il nuovo disco, ma cosa piu importante stiamo organizzando altri tour per la stagione primaverile/estiva del 2014, perciò rimanete sintonizzati per novità veramente succulenti.

Intervista di Moro Mou Articolo letto 2200 volte.

 


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