Intervista: Protest The Hero

Nessuna Descrizione Aspettando il concerto milanese del prossimo gennaio dei canadesi Protest the Hero, ho fatto qualche domanda a Tim Millar, il chitarrista della band, a proposito del loro nuovo album "Volition", uscito alla fine di ottobre.

 

Benvenuto! Iniziamo con delle domande a proposito del vostro nuovo album “Volition” che è uscito in questi giorni. Parlateci dei concetti che sono alla base del nuovo album, delle novità dal punto di vista stilistico e delle cose che hanno ispirato la realizzazione di “Volition”.

Penso che ci siano diversi temi in questo album, musicalmente e dal punto di vista dei testi. Musicalmente ci siamo concentrati su un modo migliore di scrivere le canzoni e pensando a queste ultime come a un tutt’uno. Abbiamo cercato di creare un unico, grande e coeso insieme musicale e speriamo che questo si senta ascoltando l’album. I testi sono onnipresenti, in senso buono. Parliamo di roba come: Star Trek vs. Star Wars (“Clarity”), band che sono assolutamente false e penose (“Underbite”), temi che hanno a che fare con problemi personali o cose collegate alla band. Questa volta le canzoni vengono da diverse fonti, ne abbiamo scritte alcune con Moe, il nostro ex batterista. Il nostro produttore ha scritto alcune canzoni con Luke e questo ne ha influenzato il sound. Il fatto stesso di avere Chris (Adler – Lamb of God) alla batteria ha cambiato molto la sensazione relativa ad alcune parti delle canzoni, lui è un batterista completamente diverso da Moe e questo ha modificato sicuramente il nostro sound.

Le canzoni di “Volition” sembrano conservare tutti gli elementi tipici del vostro sound ma con una maggiore scioltezza per quanto riguarda le transizioni, producendo un suono molto complesso ma “liquido”, assolutamente scorrevole. Siete d’accordo?

Si, dopo che tutte le canzoni sono state registrate, abbiamo impiegato un pò di tempo a ridimensionare ogni canzone e a pensare a quale fosse l’ordine migliore. Non è una cosa che decidiamo prima di registrare, troviamo il giusto equilibrio nell’ordine dei brani in modo che ci sia la sensazione che tutto sia fluente. A volte sono le piccole accortezze tipo cercare di far mettere in successione canzoni che finiscono e iniziano con la stessa nota o chiave, o usare un interludio alla fine di “Mist” come una specie di preludio di “Skies”. Piccole cose che fanno la differenza tra un album e un gruppo di canzoni in un album.

Ad ascoltare le vostre canzoni non ci si annoia mai! Ogni brano ha al suo interno “effetti sorpresa”, parti che si uniscono poi d’improvviso si disgiungono, un gioco al rilancio che crea stratificazioni sonore pazzesche. Come riuscite a raggiungere tale complessità pur mantenendo una consapevole lucidità compositiva?

Abbiamo sempre cercato di migliorare come compositori. All’inizio era solo un mettere le parti chitarristiche insieme ma le canzoni ne soffrivano. Adesso quando scriviamo proviamo a integrare le cose nella struttura e a non allontanarci da come vogliamo che la canzone risulti, proprio per essere in grado di ritornarci su e rifare delle parti che sono state inserite precedentemente nella canzone. Allo stesso tempo è quasi impossibile per noi scrivere una canzone così strutturata di getto.

Qual’ è stato il percorso creativo e musicale che vi ha portato ha raggiungere il vostro stile?

Il fatto che ci sono cinque ragazzi nella band e che ognuno di loro contribuisce ad ogni canzone sicuramente aiuta molto a creare un proprio stile. Abbiamo, inoltre, un vasto assortimento di influenze e non abbiamo mai paura di sperimentare. Noi scriviamo quello che per noi suona bene e non ci preoccupiamo di quello che l’esterno pensa a proposito. Non avere aspettative e andare semplicemente in sala prove e provare delle cose è stato ciò che ci ha portato a questo suono e a questo stile.

“Volition” è un album totalmente finanziato dai fans tramite la Indiegogo Campaign. Come ha influenzato questo fatto il processo di scrittura/produzione dell’album? Possiamo dire che questo tipo di azioni rappresentano una iniziale rivoluzione dal basso nel campo discografico? Secondo voi attecchirà questo tipo di approccio DIY?

Questo ci ha permesso di non pensare di avere un budget limitato. Non avremmo composto l’album così come è risultato da questo processo se non avessimo fatto questa campagna e spero che le persone possano capire che, dando un contributo, sono diventate responsabili di come l’album risulta. Per la prima volta abbiamo sentito che c’erano delle persone che stavano contando su di noi e noi non volevamo deluderle. Penso proprio che questo tipo di raccolta fondi dia la possibilità alle persone di cambiare l’industria musicale. Se le band riescono da sole a ottenere dei finanziamenti per i loro album, non dovranno più preoccuparsi di prendere degli anticipi dalle etichette, cosa che di solito porta alla negoziazione di accordi che non sono in favore delle band. Le etichette conserverebbero ancora un ruolo, ma non quello di una volta. Noi abbiamo bisogno di loro per distribuire, per promuovere e vendere gli album e loro in cambio non dovrebbero più sobbarcarsi il rischio di perdere dei soldi. Spero che sempre più artisti pensino che il “crowd-funding” sia un’opzione da provare, per avere il controllo nelle loro mani.

Personalmente ho sempre percepito nella vostra musica un aspetto “narrativo”. I primi album sono divisi in capitoli, creando una sorta di libro sonoro, un percorso con inizio, svolgimento e fine. Come si è evoluta questa vostra peculiarità nel tempo? Ne è rimasta qualche traccia nel modo in cui avete stabilito la successione dei brani in “Volition”?

Il fatto di avere avuto un concept album come primo album potrebbe aver stabilito una certa tendenza, che poi abbiamo abbandonato nel tempo, ma ho sempre percepito che c’è un tema che sta alla base di ogni album. Per me il tema di “Volition” è: continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto da quando eravamo giovani e decidere di continuare a suonare come lavoro. Non è sempre stato un cammino facile, ma per me è una cosa unica e amo quello che faccio. Abbiamo incontrato un sacco di ostacoli lungo il nostro percorso che ci hanno portato dove siamo adesso, ma una volta superate queste difficoltà pensi che puoi raggiungere qualsiasi obiettivo.

L’aspetto narrativo risulta più evidente quando si approcciano le lyrics: vere e proprie cascate di parole discorsi seri, semi-seri, poco seri, surrealisti, iperrealisti ecc. Quali sono le tematiche e lo stile lirico delle lyrics contenute nei brani di “Volition” ?

Rody (Walker, il cantante) ha scritto i testi di “Volition” ed è stata la prima volta che ha fatto tutto da solo. E’ onnipresente e mantiene sempre la stessa intensità vocale. C’è dell’ironia, come in “Clarity” (Star Wars vs Star Trek), critiche verso le band bugiarde, temi come il fatto che i pitbull sono stati messi al bando nella provincia in cui viviamo, e anche molti temi personali o relativi alle storie della band, alle cose che ci hanno influenzato negli anni.

Le vocals in “Volition” sono quasi interamente clean, il growl e lo scream sono in netta minoranza. Qual è stato il pensiero dietro questo approccio?

Noi consideriamo la voce come un altro strumento della band. Rody è un grande cantante e a noi piace sentire quello che è capace di fare. A volte usare lo scream è un buon modo per rendere una parte tirata ancora più aggressiva ma non è un qualcosa a cui pensiamo costantemente.

Il vostro stile diverge abbastanza dalle ultime tendenze del metal contemporaneo. Che dialogo c’è (se c’è) tra il vostro ultimo lavoro e lo stile delle band definite “postmetal”?

Gli stili vanno e vengono ma cerchiamo di non allontanarci troppo dalle nostre origini. Non ci teniamo al passo con le tendenze del metal e della musica in generale e cerchiamo di continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto. Penso, quindi, che “Volition” è sicuramente un disco alla Protest the Hero, solo con un suono più maturo ed evoluto rispetto al passato.

Siete sulla scena da più di dieci anni, avete suonato con tantissime band di diverso genere: che idea vi siete fatti delle attuali condizioni di salute del metal?

Abbiamo suonato con diversi tipi di band, quindi siamo aperti al fatto di andare in tour con band metal che hanno un suono diverso e, in generale, siamo aperti a suonare con praticamente... tutti! Per come la vedo io il metal è ancora vivo e in salute ed è un tipo di musica che non sparisce. Alcuni stili vanno e vengono, ma il puro metal esisterà per sempre!

Provate a descrivere ad una persona che non è venuta mai ad un vostro concerto quale dimensione assume la vostra musica dal vivo e come vivete la performance live.

Cerchiamo di suonare le canzoni il più possible come sono nell’album. Ci concentriamo, quindi, nel suonare ogni nota in modo appropriato, ma divertendoci allo stesso tempo. Facciamo i pagliacci, ci facciamo gli scherzi e interagiamo con il pubblico. Prendiamo molto sul serio la nostra musica ma non siamo persone “serie” quindi cerchiamo di riflettere questa cosa nei nostri live show.

E' giunta l’ora dei saluti! Dateci delle informazioni a proposito dei vostri progetti e live shows futuri.

Ora che “Volition” è stato pubblicato abbiamo tantissimi concerti da fare, quindi saremo per molto tempo in giro. All’inizio del 2014 suoneremo anche a Milano e non vediamo l’ora di suonare per la prima volta in Italia. Adoro suonare in Italia! Un saluto!

Intervista di Jezebel Articolo letto 2301 volte.

 


Articoli Correlati

Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
  • Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
  • Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.