Intervista: Open Fire

Nessuna Descrizione Open fire, band emiliana romagnola dalle molte risorse, ha deciso di parlare con noi e svelarci qualche retroscena interessante e curioso...tutto da leggere!

 

Ciao ragazzi. Innanzitutto ci spiegate un po’ com’è la vostra storia?

La storia degli Open Fire inizia nel Settembre 2005, quando si unisce alla band l’attuale bassista. Fin dagli inizi abbiamo cercato di creare canzoni originali e cantate in italiano, che sono confluite in un primo Ep autoprodotto nel Luglio 2006. Sicuramente i momenti più belli in questi anni, fra i tanti concerti in giro per l’Emilia Romagna, sono stati la finale regionale di “Emergenza festival” e, a Marzo 2007, quando la canzone “Mantide” è stata selezionata dal programma “Demo” e trasmessa sulle frequenze di Radio 1. L’ultimo periodo l’abbiamo passato soprattutto a lavorare sui brani dell’album, a cui ha collaborato anche il produttore Cristiano Santini (ex lead vocal dei Disciplinatha). Nel frattempo, fra un concerto e l’altro, siamo sempre in sala prove a tentare di creare nuovi pezzi e nuove sonorità.

Come vi siete avvicinati al genere che poi avete prescelto per la vostra band?

Diciamo che è stata una contaminazione continua fra le diverse influenze musicali dei componenti della band. Come tanti gruppi della nostra età, alcuni di noi hanno iniziato a suonare sull’onda del grunge di Seattle, delle nuove band cross-over americane e del progressive rock. Poi lentamente siamo pervenuti a uno stile più nostro, anche grazie all’influenza di alcuni gruppi che hanno segnato il nostro modo di comporre musica: senza dubbio i Deftones e i Tool agli inizi e in seguito i Mudvayne e i Meshuggah. L’avvicinamento alle sonorità sempre più nu-metal si deve anche alle influenze musicali del nostro cantante, da sempre cultore di musica appartenenti alla scena metal.

A chi vi ispirate e da chi o cosa prendete l'energia per la vostra musica?

L’energia è quella elettrica: la prendiamo dalle prese della corrente, gli amplificatori sono simili agli elettrodomestici, fanno solo più rumore. A volte esageriamo e creiamo dei momentanei black-out che effettivamente ci mettono un po’ di difficoltà. Ma stiamo un po’ a lume di candela, beviamo una birra, poi riattiviamo il contatore e ricominciamo. A parte questo, diciamo che abbiamo delle cose da dire e cerchiamo di farlo in musica tra corde e pelli.

Come vengono composte le canzoni all'interno del gruppo? Lavoro di squadra o una mente sola?

Tutti i pezzi che abbiamo scritto finora sono sempre nati da un lavoro di squadra e di questo ne siamo abbastanza fieri. La molla iniziale parte solitamente da un singolo componente – spesso un giro di chitarra o di basso – ma poi sviluppiamo la canzone insieme, cercando di tirare fuori una parte dopo l’altra, fino ad arrivare a un primo risultato “grezzo”. Da lì poi ci si lavora sopra – spesso anche per diverse settimane – finché, fra modifiche di arrangiamento e piccole limature, arriviamo a un brano che ci soddisfa tutti.

Vi sentite, come dire, "arrivati" musicalmente o operate ancora un grosso lavoro sul vostro sound?

“Essere arrivati”, oltre ad essere presuntuoso, crediamo rappresenti il capolinea di una band, quindi diciamo che continuiamo a lavorare sul sound e su tutto il resto. La ricerca musicale è continua, l’unico limite che abbiamo è la nostra creatività

Credete che la scena metal italiana abbia posto per i migliaia di gruppi emergenti che ci sono?

La cultura musicale italiana, purtroppo, è molto povera in generale e tranne per la musica d’autore, che comunque conta artisti importanti al suo interno, c’è poca sperimentazione e scarsa attenzione all’ascolto. Questo crea inevitabilmente un circolo vizioso di poca qualità compositiva e di scarsa presenza e indipendenza della musica rock italiana in senso lato, sia come prodotti discografici che come musica dal vivo. Tutto ciò coinvolge anche la scena metal, dove, a fronte di nuove band interessanti, gli spazi restano tuttavia molto limitati.

Ormai la gente scarica musica a tonnellate: che ne pensate?

Pensiamo che la diffusione della musica sia solamente positiva, mentre il vero problema alla base del mercato discografico riguarda la qualità dei prodotti. Bisognerebbe tuttavia trovare nuove soluzioni per le tante band emergenti, che si affacciano sul mercato discografico, ma non hanno la possibilità di ottenere ricavi dalla vendita dei cd. È chiaro che una band come i Radiohead può permettersi di distribuire gratis il suo album via internet, perché ha già un nome alle spalle. La stessa cosa invece è molto più dura per un gruppo agli inizi. C’è tuttavia un lato molto positivo in questo nuovo scenario musicale: la riscoperta, anche da parte delle grandi star internazionali, della dimensione live. Nessun cd, originale o scaricato, infatti, potrà mai prendere il posto di un concerto dal vivo, dove veramente si può cogliere la bravura di un artista.

Come vivete l'attività live del gruppo?

I concerti live sono senza dubbio la parte più bella del suonare in una band. È soltanto attraverso il contatto con il pubblico che ti rendi conto dell’impatto dei tuoi pezzi e di cosa eventualmente migliorare. Purtroppo però non è facile trovare sempre locali adatti o semplicemente impianti audio che permettano di esprimere al meglio le potenzialità della nostra musica. In più, a complicare la situazione, c’è il fatto che è sempre più difficile trovare locali disposti a farti suonare se non hai già un seguito affermato. Resta il fatto che siamo sempre desiderosi di trovare nuove date live e fin d’ora ci stiamo adoperando per trovare un supporto adeguato di booking che ci permetta di girare un po’ per l’Italia.

Un aneddoto particolarmente divertente delle vostre avventure come band da raccontarci?

A parte le cadute sul palco o le cagate dette ogni tanto al microfono, diciamo che spesso durante i live succedono eventi “tragicomici”. L’apice l’abbiamo raggiunto qualche settimana fa, quando ci hanno chiamati per un concerto all’aperto a Cento. Dalle premesse sembrava un gran posto, se non ché, una volta arrivati, abbiamo scoperto che dovevamo suonare dopo un saggio di danza per bambini, gli organizzatori non avevamo la benché minima idea del nostro genere e, soprattutto, mancava completamente l’impianto di amplificazione (c’erano solo un microfono e due mini casse per la voce!). L’unica soluzione è stata bere (almeno la birra era offerta!) per evitare di commettere una strage...

E ora lo spazio a voi: dite ciò che volete!

Che dire...se ancora vi state chiedendo come si può fare alternative metal in italiano, allora seguiteci dal vivo e comprate i nostri dischi!

Altre Immagini

 

Intervista di Lacrima Articolo letto 1172 volte.

 


Articoli Correlati

Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
  • Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
  • Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.