Intervista: Mely

Nessuna Descrizione Domenica, 22 marzo: nell’assolata e ventosa lonato del garda, la vostra fida collaboratrice hel ha intervistato per metalwave andy mataln e peter lengfeldner, voce e chitarra dei mely, gothic band austriaca in italia per la prima volta, in occasione del nachtreisen tour, di supporto a dornenreich e agalloch.

 

Prima di tutto, vorrei iniziare con una domanda generica, dato che i lettori italiani non vi conoscono ancora troppo bene: cosa mi potete dire sulla nascita della band?

Andy :: É iniziato tutto dieci anni fa, nel 1999: eravamo io, Peter (Lengfeldner, chitarra, NdT), Daniel (Huber, basso, NdT), Martin (Mataln, tastiere, NdT) e Helmut, il vecchio batterista: abbiamo pubblicato il nostro primo album abbastanza presto, nell’autunno del ’99.
Peter :: Sì, è stata una cosa piuttosto veloce! Dopo la pubblicazione, sono iniziati i primi concerti, poi nel 2003 è uscito l’album successivo ed è successo lo stesso: è stato come passare al livello successivo!
Andy :: Esatto! É stata poi la volta della prima label, con cui abbiamo pubblicato “Leave and Enter Empty Rooms” nel 2007: e ora siamo qui, a portare in tour “Portrait of a Porcelain Doll”! Ah, e a Settembre Hannes (Ganeider, batteria, NdT) è entrato nella band.

Che mi dite del nuovo album? In quali elementi è diverso, secondo voi, dai vostri precedenti lavori?

Andy :: É stato semplicemente il passo successivo! Abbiamo cercato di diversificare la nostra musica, rendendola più “progressive”: ci sono molti strati attraverso cui scavare, e abbiamo provato anche a rendere il tutto più “catchy”.
Peter :: Sai, quando sei parte di una band, la musica non è mai “finita”: a volte, mentre scriviamo le canzoni, succede qualcosa che rende il momento davvero speciale! Penso che questo album sia più coraggioso e arrabbiato, e ne siamo felici: certo, non pensiamo mai “Questo è l’album perfetto, non potremo mai fare meglio di così”, ma è davvero un grande passo avanti.

Siete soddisfatti di com’è stato accolto l’album? Recensioni e quant’altro?

Andy :: Beh, le recensioni per ora non sono state molte, ma la tua ci è piaciuta davvero molto! (Hel diventa rossa fino ai capelli, NdT). Penso che comunque sia stato accolto molto diversamente dai nostri dischi precedenti: abbiamo ricevuto dei voti alti, 8/10 anche. Non sappiamo davvero perchè, ma è una cosa buona, e ci piace!
Peter :: Penso che sia dovuto al fatto che l’album suona più fresco e anche più professionale rispetto a quelli precedenti. Per quanto riguarda le recensioni, ti dirò: molti degli album che ho amato di più sono esattamente quelli a cui molti recensori hanno dato dei voti bassi. Ma quello che è davvero grande, per quanto riguarda la musica, è che non esistono “giusto” e “sbagliato”, si può solo dire “Questo mi piace” oppure “Questo non mi piace”. Poi, siamo ovviamente felici quando leggiamo una recensione positiva, ma di sicuro non meditiamo il suicidio se ce ne capita una negativa, anche se spesso ci si ritrova a pensare a quello che ha scritto il recensore, e ci si domanda “è davvero così?”.
Andy :: Quando una recensione è negativa, non ci si può fare niente: ma se il recensore scrive che ci sono degli “errori” nelle canzoni, certamente nel songwriting successivo non cambieremo solo per avere delle recensioni migliori. La nostra musica non è facile da assimilare: servono molti ascolti prima di poterla capire, e lo stesso vale per album come “A Deeper Kind of Slumber” dei Tiamat, o “34.788%... Complete” dei My Dying Bride, che hanno ricevuto voti bassissimi!

Per restare in tema My Dying Bride: quali sono le band che maggiormente influenzano il vostro songwriting? Sul vostro Myspace ho notato che nella top friends ci sono gruppi quali Opeth, Katatonia, My Dying Bride, Antimatter, perciò mi chiedevo se queste band hanno effettivamente avuto un influsso sul vostro ultimo album.

Andy :: Sì, decisamente. Non solo queste, ma anche gruppi più puramente rock come i Led Zeppelin. Sono tutte band molto importanti, per me personalmente. Con questo album, siamo arrivati al punto in cui davvero possiamo dire “Questi sono i Mely”: certo, è stato anche grazie all’influenza delle band che hai citato che ci siamo arrivati, ma siamo davvero felici di poter dire che ora ne siamo slegati.
Peter :: La cosa migliore è che per noi non ci sono barriere, non c’è “questo si può fare”, mentre “questo non si può fare”: c’è solo quello che succede, quello che suona bene nell’album. Siamo aperti in tutte le direzioni e come artisti, non ci sentiamo limitati.
Andy :: Sì, decisamente. Non solo queste, ma anche gruppi più puramente rock come i Led Zeppelin. Sono tutte band molto importanti, per me personalmente. Con questo album, siamo arrivati al punto in cui davvero possiamo dire “Questi sono i Mely”: certo, è stato anche grazie all’influenza delle band che hai citato che ci siamo arrivati, ma siamo davvero felici di poter dire che ora ne siamo slegati.
Peter :: La cosa migliore è che per noi non ci sono barriere, non c’è “questo si può fare”, mentre “questo non si può fare”: c’è solo quello che succede, quello che suona bene nell’album. Siamo aperti in tutte le direzioni e come artisti, non ci sentiamo limitati.

Dato che “Portrait” è un album molto malinconico (anche il vostro nome deriva da “Melancholy”), vorrei sapere da cosa traete l’ispirazione per scrivere i testi di pezzi atmosferici come “It Is Cold Without Shoes” e “My Addiction”, che a mio parere sono tra le canzoni meglio riuscite dell’album.

Andy :: Beh, il tema principale dei testi di “Portrait” è l’influenza psicologica degli abusi che si possono subire durante l’infanzia. Nelle famiglie ci sono spesso problemi, come ad esempio quello dell’alcoolismo, che hanno una terribile influenza sui bambini. Quando loro crescono, i problemi crescono con loro, quasi senza che se ne rendano conto. É la storia di una famiglia, madre, padre, e figlio, in cui i genitori non fanno altro che gridarsi addosso ed odiarsi, e il bambino si ritrova nel mezzo, costretto a sentire cose orribili. É fondamentalmente un concept album.

A proposito del titolo: perchè la bambola di porcellana? Che motivazioni ci sono dietro questa scelta?

Andy :: É una metafora per tutta la storia: simboleggia una personalità spezzata, a causa di tutti i problemi subìti nell’infanzia. Rappresenta la fragilità dell’anima.
Peter :: Qualcosa di fragile, che si rompe facilmente.

Nella vostra biografia ho letto che nel 2006 avete suonato al Metal Camp, insieme ad alcune grandi band.

Peter :: Sì, ci siamo stati per due volte. Abbiamo suonato sul palco più piccolo, ma è stato fantastico: lo show era iniziato a mezzanotte, eravamo in mezzo ad un bosco e vicino al fiume. Molto, molto atmosferico. La seconda volta, abbiamo suonato sul main stage, ma eravamo gli opener, perciò abbiamo suonato prestissimo, più o meno a mezzogiorno.

Avete mai pensato di scrivere canzoni in tedesco?

Andy :: Sì, e l’abbiamo anche fatto, ma non suonano bene come in inglese!

Quali sono le vostre prime impressioni sul tour?

Andy :: Abbiamo fatto solo due show per ora, ma sta andando benissimo!
Peter :: La cosa più importante è che tutti i ragazzi sono decisamente tranquilli e rilassati. É il nostro secondo tour (il primo è stato due anni fa, insieme agli Xandria) ed è molto meglio, perchè ci sono più date, e abbiamo anche l’occasione di vedere più paesi.
Andy :: Infatti è la prima volta che vediamo l’Italia!
Peter :: Sì, esatto! Sembra strano, perchè non siamo nemmeno troppo lontani, ma non abbiamo mai pensato di venire qui in Italia e dare un’occhiata.

Bene, siamo arrivati alla fine: dite quello che volete ai lettori di Metalwave!

Peter :: Mh... Pace! Che è sempre molto importante!
Andy :: Quello che vogliamo? Beh, grazie per il tempo che passerete a leggere questa intervista!

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