Intervista: Hyades

Nessuna Descrizione Il loro album "Abuse Your Illusions" sta mettendo a ferro e fuoco tutto lo stivale. Ma anche nel resto del globo non tarderà ad arrivare il verbo degli Hyades, thrash-metal band di Milano che si appresta a festeggiare i dieci anni di carriera. Dopo aver sviscerato fino in fondo l'ultima fatica in studio della band meneghina in sede di recensione, siamo andati a fare quattro chiacchiere con il chitarrista Lorenzo "Txt" Testa per scoprire meglio i piani ed i progetti degli Hyades per conquistare il mondo! Buona lettura!

 

Dunque Lorenzo, siete prossimi al traguardo dei dieci anni d’attività e alle vostre spalle avete una gavetta fatta di concerti su e giù per Italia ed Europa, quattro demo e questo album d’esordio che credo rappresenti il culmine di una carriera, fin qui non certo avara di ottimi risultati. Se dovessi tracciare un bilancio su tutto ciò che gli Hyades hanno svolto fin’adesso, vi sentireste completamente realizzati o ci sono ancora soddisfazioni che varrebbe la pena togliersi?

Lorenzo :: Mah, si deve sempre guardare avanti e porsi nuovi e stimolanti obiettivi, ma credo che possiamo già essere estremamente soddisfatti di quello che abbiamo fatto fin’ora. Abbiamo dovuto superare tanti momenti difficili, abbiamo dovuto combattere la diffidenza degli stranieri verso una band italiana, ma alla fine, a quasi dieci anni da quando ho messo in piedi questa masnada di cialtroni, posso dire che ce l’abbiamo fatta. Abbiamo la fortuna di essere la prima band italiana sotto contratto per la Mausoleum dal 1983, nonché una delle pochissime band del nostro paese sotto contratto con un’importante label straniera. Quando avevo quattordici anni e cominciavamo a strimpellare assieme, vedevo sui palchetti del mio paese band locali quali gli Akron, i PWR o gli EdGein e sognavo di poter aprire ad un loro concerto; nove anni dopo mi ritrovo, invece, con i ricordi e le foto autografate dei concerti fatti assieme a Helstar, Virgin Steele, Manilla Road o Anvil, alcuni dei mostri sacri del genere e tra le mie band preferite di tutti i tempi. Dal consumare il nastro di una vecchia cassetta di “Nosferatu” nello stereo di una scassata Panda, sognando di comporre un album del genere, siamo passati sul palco assieme a James Rivera e Jerry Abarça. Avrei tutti i motivi per sentirmi completamente realizzato, e come se non bastasse è arrivata poi l’uscita del disco e l’incredibile accoglienza da paesi quali la Germania, la Spagna, la Svezia, gli Stati Uniti e tanti altri ancora!

“Abuse Your Illusions” esce in un momento in cui il mercato discografico, oltre ad attraversare una ormai nota crisi, è saturato da produzioni di generi spesso non propriamente affini al thrash metal. Sotto questo punto di vista temete di ottenere un riscontro inferiore alle vostre aspettative o siete comunque certi che la Mausoleum Records nel mondo e la Marquee Records in Sud America e Giappone riusciranno a fare un buon lavoro?

Lorenzo :: Indubbiamente le due label sono quanto di meglio potessimo chiedere. La Mausoleum Records vanta una storia non indifferente ed è distribuita worldwide da colossi quali Soulfood in Germania, The End negli USA, Audioglobe in Italia e via dicendo. Già questo ci permette di arrivare ovunque e di essere facilmente reperibili in pressoché tutti i negozi del globo, perché ancora non basta avere soltanto una buona presenza in rete. Si deve arrivare fisicamente, soprattutto in paesi lontani dove mai si sognerebbero di venirti a cercare. In questo senso la Mausoleum sta facendo un ottimo lavoro; abituati da sempre a fare tutto per i fatti nostri, non hai idea di che figata è vedere il cd ovunque senza aver mosso un dito hahaha! Per ora siamo già soddisfatti: ci hanno scritto ragazzi dalla Svezia o dalla Spagna per farci i complimenti dopo aver comprato il disco e i responsi in generale sono assolutamente ottimi. Abbiamo voluto fortemente un contratto con una label straniera perché al di fuori dell’Italia il mercato sta indubbiamente meglio; avere un contratto di sola distribuzione in Italia come quelli che propongono le etichette nostrane è ben poco utile: nel nostro paese tanti suonano e chi suona non ti compra il cd, perché per lui tu sei un nemico; è questa, purtroppo, la mentalità italiana. Fortunatamente non sempre è così, ovvio, e il nostro manipolo di afiçionados italiani che comprerebbero qualunque nostra ciofeca ce l’abbiamo hahaha!

Da power/speed band degli esordi a “mad thrashers” attuali: come mai questa metamorfosi nel corso del tempo? Da cosa è derivata questa graduale “evoluzione” del vostro sound?

Lorenzo :: Siamo partiti che eravamo dei pischelli di circa quattordici anni, facevamo le solite cover di Metallica e soci e cercavamo di scrivere qualcosa che suonasse alla “Walls of Jericho”; ero e sono un patito di quel disco! Pian piano ci siamo evoluti dal sound orrendo e giovanile degli esordi, con Magò (Marco Colombo, ndr) che era veramente ridicolo nel cantare hahaha! I cambi di line-up ci hanno permesso di spostarci verso un sound che prima era un po’ osteggiato da alcuni componenti e che comunque non saremmo riusciti a suonare. L’ingresso di Mauro alla batteria, soprattutto, ci ha consentito di dare un ulteriore sterzata thrashy ai pezzi, dopo un demo, “Hyades”, che già manifestava il desiderio di staccarsi da quell’heavy ortodosso, ma sempre ottantiano, che cominciava a starci stretto. Con Mauro abbiamo potuto affrontare velocità prima fuori dalla nostra portata e siamo cresciuti moltissimo sul piano tecnico. E’ stata un’evoluzione assolutamente naturale, che curiosamente (e casualmente) ci ha visto uscire da svariati generi prima che questi divenissero dei trend; quando suonavamo “Warriors” o “Victim of Fate” la gente pensava fossero nostre, così come i pezzi degli allora misconosciuti Rage o Grave Digger, che sono esplosi come fenomeno qualche anno dopo. Quando poi ci siamo messi a fare la cover di “Fabulous Disaster” ancora gli Exodus non erano tornati sulla scena e solo in pochi si ricordavano di quel vecchio disco del 1989! Non so cosa ci riserverà il futuro, ma posso dire che ci siamo spostati sempre più verso il sound che meglio ci rappresenta, ma questo senza mai rinnegare quanto fatto prima.

Parliamo più approfonditamente di “Abuse Your Illusions”. Fin dalla cover dell’album traspare nettamente un deciso messaggio di protesta contro i media e la strumentalizzazione dei mezzi di informazione. Com’è nata la consapevolezza di voler trattare temi così delicati e di voler denunciare questo modo di fare giornalismo attualmente vigente?

Lorenzo :: Mah, qui rispondo più a titolo personale, essendo l’autore di tutti i testi. Il giornalismo e i media sono da tempo assoggettati a logiche di potere, ma negli ultimi anni la situazione è decisamente peggiorata, con la creazione dell’impero Murdoch e di nuovi ruoli “giornalistici” (per così dire) quali gli embedded, cioè inviati incorporati nell’esercito e quindi tutt’altro che super partes. In Italia e negli altri paesi si va dietro agli statunitesi, spesso più per codardia che per fini politici; pochi hanno il coraggio di dire qualcosa di scomodo e quei pochi vengono zittiti. La realtà è che ci troviamo con una guerra in Iraq inutile ed ingiustificata che è stata fatta grazie all’opera di propaganda messa in piedi dai media, che ci hanno spacciato per vere illazioni e congetture strumentali e politiche rivelatesi (prevedibilmente) un bluff. Ma non è l’unico caso, ogni argomento “scomodo” è trattato in maniera faziosa e di parte, dalla questione palestinese a questa farsa della jihad e del terrorismo mondiale che ci vogliono propinare. E non ci fossero delle vite di mezzo, ci sarebbe da ridere su come la gente si beva ogni stronzata che gli viene detta, senza un minimo di spirito critico o interesse. “Le armi di distruzione non c’erano? Ma sì chissene fotte, era comunque giusto per qualche motivo imprecisato andare a bombardare quegli stronzi!”. Questo è il ragionamento dell’inutile uomo medio occidentale, quello che se ne sta con il culo al caldo sul divano prima di addormentarsi e tornare alla propria inutile vita fatta di lavoro, lavoro, lavoro e poi ancora lavoro.
Parlando sempre a titolo personale, fare giornalismo è sempre stata una mia passione; appena mi sono affacciato su questo mondo sono rimasto tanto disgustato da fare i bagagli e andarmene, preferendo altri modi di agire, nella quotidianità o nel giornalismo indipendente. E’ per questo che anche con i testi cerco di dire qualcosa; ho la possibilità di essere ascoltato e non voglio sprecarla parlando di draghi, spade e cavalieri!

Oltre a ciò, è anche presente una tangibile componente goliardica nella vostra musica. Ed in questo senso si spiegano la presenza di una song come “Hyades” e la cover dei Beastie Boys “Fight For Your Right”. Oltre a chiederti le motivazioni di che vi hanno spinto da una parte a scrivere un pezzo ironicamente autocelebrativo e a riarrangiare un classico degli anni ’80, credi che questo lato debba essere più presente nella musica attuale?

Lorenzo :: Senz’altro, le band si prendono troppo sul serio, ma chi sfiora spesso il ridicolo sono i fans, che il più delle volte prendono alla lettera folkloristiche dichiarazioni o cinematografiche filosofie di vita sciorinate nei testi delle canzoni dei loro beniamini. Includere una cover di un gruppo rap è stato un po’ come dire che non ci interessa l’essere “true” a tutti i costi e che spesso ci sono band che spaccano il culo ben più di tante cagate che vengono spacciate per metal. “Hyades”, invece, è il modo migliore per raccontare questi dieci anni di attività, zeppi di disavventure fantozziane, divertimento e di tanti buoni amici che sono passati da qui, alle volte anche solo per un paio di concerti. I musicisti vanno e vengono, lasciando sempre qualcosa, ma lo spirito è sempre quello, con la voglia di divertirsi e la capacità di riderci sopra anche nei momenti più difficili ... S.N.A.F.U.!

Gli Hyades e il periodo eighties. Oltre allo stile musicale, questo rapporto credo si estenda anche ad uno stile di vita. Come ci sente a vivere e a suonare thrash nel nuovo millennio?

Lorenzo :: Mah, identificare uno “stile di vita” ottantiano oggi è difficile e credo che nella band ognuno la veda a proprio modo. Magò per esempio è quello che qui viene definito “pataratto”: ha provato a lamentarsi perché non ci stava l’accappatoio per la doccia nello strapieno furgoncino scassato che ci ha accompagnato nel tour con gli Helstar hahaha! Ma si sa che i cantanti sono una brutta razza, compresi quelli che non sanno cantare. Per inguaribili romantici come me e Rob il thrash è più di un genere musicale, è una lifeway che si slega totalmente dalla musica, un po’ com’è stato per lo straight edge nell’ hardcore; lo stesso termine “thrash” è usato in musica così come nello skate o nel surf, tutte cose nate con un intento assolutamente rivoluzionario e di distacco dalla società. Credo che ancora oggi ognuno, in ogni azione quotidiana, possa portare avanti questo modo di pensare, dando un senso alla persona e a quello che si è, non ai titoli, al conto in banca o alla professione. Ma non è necessario definirsi “thrasher” per questo e ricadere nelle solite logiche di appartenenza.

Da poco tempo avete visto avvicendare alla batteria Mauro De Brasi con Rodolfo “Rodeath” Ridolfi, già membro dei Subliminal Crusher e della S.R.L., a testimonianza anche della grande amicizia esistente fra voi e queste due band. In tanti anni di militanza nell’underground tricolore, come avete visto e come vedete tutt’ora la scena metal italiana? Destinata a crescere oppure a stagnarsi irrimediabilmente?

Lorenzo :: Uhm, non ho una buona considerazione della scena italiana. Conosco ottime band e siamo in amicizia con tantissimi gruppi, ma troppo spesso ci sono rivalità nascoste, c’è una sorta di competizione continua. Se una band di amici firmasse per la Nuclear Blast io sarei solo contento; altri invece no, starebbero a criticare e rosicare. E’ una cosa veramente disgustosa. Buone band ce ne sono, nell’ambito del thrash non posso che parlare bene di Hatework, Ground Control, Warmonger, Vexed, Death Mechanism, Hellstorm e altre realtà italiane già affermate nel circuito underground. La scena potrà crescere ed essere considerata all’estero solo quando diverrà davvero una scena, senza faide e gelosie com’è ora. Qui al Nord qualcosa si sta muovendo, con collaborazioni, scambi ed eventi importanti. Dal canto nostro festeggeremo i dieci anni il 14 gennaio assieme a Hatework e Vexed, mentre a febbraio saremo in veneto per il “West vs East” con i Warmonger, entrambi appuntamenti che vanno ben oltre il “solito concerto”. Il veneto è un’ottima realtà, con Mercy of Devil, Death Mechanism e altri ancora, credo sia da prendere come esempio in tutta Italia...

Tornando a parlare del vostro recente acquisto in line-up, come avete fatto a convincere Jerico a lasciar andare Rodolfo verso le nebbiose lande padane? Qualcuno s’è sacrificato per la causa degli Hyades o avete riempito casa Biagiotti di prosciutti, salami e Botticino?

Lorenzo :: Hahaha tasto dolente, credo che Jerico ce l’abbia ancora a morte con noi! E’ particolarmente...“geloso”, anche se l’attività delle tre band è assolutamente conciliabile, visto poi che con Rod non possiamo certo provare ogni settimana. Comunque ci faremo perdonare quanto prima con qualche gentile omaggio hehehe!

Prima di concludere, cosa ci dobbiamo aspettare dagli Hyades nei prossimi mesi? Avete già pronto il seguito di “Abuse Your Illusions” o dovremo ancora aspettare?

Lorenzo :: Per ora stiamo facendo il consueto giro di concerti in Italia. Tra primavera e estate stiamo programmando qualcosa all’estero, c’è forse la possibilità di un breve tour negli USA con i Phantom-X, ma ancora non c’è nulla di confermato. Ci rinchiuderemo poi in studio perché sia noi che la Mausoleum vogliamo il secondo disco pronto per il novembre 2006; abbiamo già abbozzato qualcosa, ma ancora preferiamo non fare nuovi brani dal vivo...

A te l’ultima parola! Grazie per la chiacchierata!

Lorenzo :: Beh, grazie a te ed a tutti i lettori per essere arrivato fin qui. Spero che il disco piaccia, fin’ora la gente è parecchio contenta ed è già una grandissima soddisfazione questa. Quello che posso dire è che è un album sincero, fatto da metalhead per metalhead. Ah, chi è in zona venga a trovarci alla festa per il decennale, ne vedrete delle belle!!

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Intervista di Cynicalsphere Articolo letto 2437 volte.

 


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