Destrage «SO MUCH. too much» [2022]

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Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
08.10.2023

 

Visualizzazioni:
397

 

Band:
Destrage
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Titolo:
SO MUCH. too much

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
- Paolo Colavolpe :: Voce;
- Matteo Di Gioia :: Chitarra;
- Ralph Salati :: Chitarra;
- Federico Paulovich :: Batteria;

 

Genere:
Mathcore / Progressive Metal

 

Durata:
32' 18"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
16.09.2022

 

Etichetta:
3DOT Recordings
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Kinda Agency
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Recensione

Ci avevano già ampliamente convinto con lo scorso ultimo disco risalente ormai a tre anni or sono e oggi i mathcore milanesi Destrage tornano con questo strepitoso capolavoro “So Much Too Much”, un disco che definirlo tecnico è poco, in quanto pregno di eleganti e straordinarie prodezze strumentali uniche nel proprio genere. Particolari e ancora una volta ammaglianti che l’ottimo lavoro vocale tra clean, scream e growl sdoppiamenti inaspettati, insomma un disco che da questo prime righe vi invito a sentire. Per chi non li conoscesse, i Destrage si particolarizzano per il saper forgiare con eleganza contesti strumentali dai contenuti che spaziano dal metal isterico sino a passaggi soft delicati il tutto unificato a suoni compatti, elettronica e tantissimi particolari ed irresistibili effetti. La creatività della band abbraccia djent, nu metal, qualunque cosa che, dottamente miscelata, renda particolare e allo stesso tempo singolari le imprese del quartetto; altra particolarità del disco, al di là della partecipazione in alcuni brani di guest star tra cui Federico Malaman, Christian Gramaglia e Devin Townsend, è l’incredibile sinergia che emerge costantemente nel corso dell’ascolto delle tracce, in sostanza, come se per magia, è come se ogni singolo tassello di un mosaico si mettesse al proprio posto senza l’ausilio di nessuno, stessa cosa per note e per l’eccellenza della folle ritmica che caratterizza la tracklist. Anche la scaletta ha il suo perché, divisa in due diversi momenti la prima parte molto forte e diretta e particolarmente aggressiva mentre la seconda più sperimentale e melodica tanto da contenere parti suonate in acustico. Apre la track list “A Commercial Break That Lasts Forever”, un brano quasi grindcore, djent pregno di sperimentazioni, melodie ed elettronica; con “Venice Has Sunk” i Destrage ci danno il benvenuto con il proprio classico modus operandi tra riff potentissimi e un incredibile intreccio di creatività. Pregna di elettronica è invece “Italian Boi”, un brano anche a cui vanno i dovuti plausi per le melodie e annessi ritornelli; quanto a “Private Party” che vede la partecipazione di Devin Townsend, è un brano che, contrariamente ai precedenti, tolto il ritornello, sembra ristagnare un po’ su stesso senza dare quel colpo che ne avrebbe glorificato la presenza della guest. “An Imposter” invece sembra non offrire molto quasi risultando dai contenuti quasi commerciali e poco da presa, mentre di livello enorme è invece “Is It Still Today” melodica e in assetto post grunge con annesse venature pop. Chiude infine il disco “Everything Sucks Less” brano acustico, moderato, pacato quasi a lasciarci sognare e cullare tra le proprie dolci note; “So Much. Too Much” termina così il proprio viaggio lasciando in ogni caso qualche perplessità data da un certo squilibrio che, tutto sommato, al di là di quanto sopra accennato, diversifica non poco la natura sperimentale del lavoro tra isterismo, tecnica e poesia che, come sempre, riesce ancora una volta a sorprenderci.

Track by Track
  1. A Commercial Break That Lasts Forever 85
  2. Everything Sucks and I Think I’m a Big Part of It 75
  3. Venice Has Sunk 85
  4. Italian Boi 80
  5. Private Party 75
  6. Sometimes I Forget What I Was About To S.V.
  7. An Imposter 75
  8. Is It Still Today? 80
  9. Vasoline 70
  10. Rimashi S.V.
  11. Unisex Unibrow 75
  12. Everything Sucks Less 85
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 85
Giudizio Finale
79

 

Recensione di Wolverine pubblicata il 08.10.2023. Articolo letto 397 volte.

 

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